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Valle del Marro – Furti e danneggiamenti nei beni confiscati

Da Libera.it il . Calabria

Nuovi furti e danneggiamenti, fortunatamente limitati, contro la Valle
del Marro – Libera Terra, la cooperativa sociale agricola di LIBERA
costituitasi tre anni fa per il riuso di terreni confiscati alla
‘Ndrangheta nella Piana di Gioia Tauro. Questa volta è stato preso di
mira l’uliveto di nuovo impianto realizzato in località Principe di
Cordopatri, nella frazione Castellace del Comune di Oppido Mamertina.
Nel
pomeriggio del 6 febbraio, su segnalazione dei Carabinieri di
Castellace, i dirigenti della cooperativa si sono recati sul terreno
scoprendo che in una area più nascosta 30 piante di ulivo cultivar
ottobratico erano state estirpate e portate via. Gli ignoti malfattori
avevano creato un varco tranciando la recinzione in filo spinato e
abbattendo alcuni pali in cemento. Probabilmente il timore di essere
sorpresi dal locale comando dell’Arma, che sta svolgendo un accurato
controllo del territorio con intensi pattugliamenti e ha avviato una
proficua collaborazione con la cooperativa, ha convinto gli ignoti ad
interrompere il furto e a rinunciare ad altre piante che già erano
state slegate dal palo tutore di sostegno ed erano pronte ad essere
facilmente sradicate, per via del terreno imbibito dalle abbondanti
piogge dei giorni scorsi. Questa circostanza ha scongiurato che il
furto e i danni all’uliveto fossero più consistenti, vista la giovane
età dell’impianto che è particolarmente vulnerabile ed aggredibile. La
cooperativa ha immediatamente sporto denuncia contro ignoti per furto
aggravato.
Su quel fondo confiscato, prima della sua assegnazione
per finalità sociali, migliaia di piante di ulivo giovane erano andate
perse nel tempo per via del lungo stato di abbandono e per l’azione di
diversi incendi, probabilmente di natura dolosa. Nella scorsa estate la
cooperativa, con l’aiuto dei volontari dei campi di lavoro antimafia
“E!state liberi” promossi dall’associazione LIBERA, ha reimpiantato
1355 alberelli di ulivo di ottima qualità su un totale di 8 ettari
circa, ripristinando dopo mesi di faticoso lavoro anche il vecchio
impianto irriguo.
Già negli anni precedenti la mafia aveva colpito
l’azienda biologica sabotandone i mezzi, rubando macchine e
attrezzature agricole, devastando strutture, disseminando messaggi
minacciosi.
“Questo furto – afferma Giacomo Zappia, presidente
della cooperativa – non va sottovalutato. E’ il segnale della ripresa
dell’attività criminale contro il positivo che in questa terra stiamo
cercando di costruire. Dopo una lunga pausa, la mafia torna a colpire
“in sordina”, per mettere alla prova la cintura di sicurezza creata
attorno al nostro lavoro, per valutare le reazioni e, in presenza di un
calo di attenzione sui beni confiscati, per colpirci più duramente e
togliere così coraggio al territorio. Confidiamo nell’operato e
nell’intervento delle forze dell’ordine, già ampiamente dimostrato in
altre circostanze, per impedire un’escalation di eventi criminosi
contro la nostra azienda che si occupa anche della gestione di beni
sequestrati”.
Per Domenico Fazzari, vice-presidente della
cooperativa, “chi ha colpito quell’uliveto, forse mirava anche a
vanificare la fatica dei giovani dei campi di lavoro, che con
generosità e tanto sudore hanno lottato con i denti, sopportando una
micidiale calura estiva, per trasformare un terreno arido in un
giardino di piccoli ulivi. Se da un lato quei giovani provenienti da
ogni parte d’Italia si devono sentire toccati e feriti da questo
crimine che colpisce un bene che è di tutti e che con il loro lavoro
hanno adottato, dall’altro trovano in questo episodio la conferma di
aver fatto questa estate una scelta determinante per il cambiamento.
Una scelta che oggi interpella ancora di più la loro coscienza per un
impegno più maturo nel loro territorio”.
“Nessuno deve abbassare
la guardia perché le mafie non rinunciano facilmente all’obiettivo di
isolare, svilire e far fallire l’economia del progetto Libera Terra che
crea consenso sul territorio” commenta Don Pino Demasi, referente di
Libera per la Piana di Gioia Tauro. “La lotta alle mafie si snoda lungo
un percorso tortuoso, spesso in salita, che richiede continuità,
coerenza e strategie. Se questo percorso non sarà un onere di pochi ma
un cammino condiviso da tutti – istituzioni, operatori economici,
associazioni, cittadini-, in futuro ad essere sradicati non saranno gli
alberi ma la mentalità mafiosa”.

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