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Lavorato: “Non lasciamoli soli”

Di Giuseppe Lavorato* il . Calabria

Non lasciamoli soli. La protesta
forte e civile degli immigrati, esplosa a seguito dell’ennesimo raid
mafioso nel quale a Rosarno sono stati feriti gravemente due giovani
ivoriani, è un appello umano diretto al cuore ed alla coscienza civile
del popolo della Piana e della Calabria. Raccogliamolo per costruire,
assieme a loro, una nuova, forte ed unitaria battaglia  democratica.
Tutti insieme: le persone oneste e laboriose, le associazioni laiche
e religiose, le forze politiche libere e pulite ed, innanzi a tutti,
le Organizzazioni sindacali della Piana e della Calabria. Quelle Organizzazioni
che nei decenni scorsi hanno condotto grandi lotte sociali e civili
come quelle  contro il caporalato mafioso che opprimeva braccianti
e raccoglitrici di ulive, che venivano trasportate in ogni angolo della
regione su camion tanto sgangherati che alcune di loro ci hanno rimesso
la vita. Oggi c’è estremo bisogno del vigore di quelle lotte. Ne
hanno bisogno gli immigrati sfruttati, derubati e violentati, ne hanno
bisogno le nostre popolazioni per liberarsi dall’oppressione della’ndrangheta
che rende ancora più acuta e drammatica la crisi economica che sta
sconvolgendo il mondo.

Costruire lotte sociali e civili
ed iniziative per rafforzare sentimenti di reciproco rispetto ed integrazione
tra popoli di diversa storia e cultura. A tal proposito la Commissione
straordinaria che guida il comune di Rosarno potrebbe ripristinare ‘La
giornata della fratellanza umana’ che per tanti anni si è svolta
nel giorno dell’Epifania con l’attiva partecipazione di associazioni
laiche e religiose. Una festa popolare che riempiva piazza Valarioti
ed accomunava per molte ore, in canti e balli internazionali, centinaia
di persone delle diverse nazionalità africane ed europee presenti a
Rosarno. E ripristinare dalla prossima primavera il ‘Premio Giuseppe
Valarioti’ assegnando l’edizione 2009 ad immigrati che si sono distinti
nella difesa dei diritti umani universali.

Gli immigrati sono nostri fratelli
come le centinaia di migliaia di Calabresi che, nel secolo scorso, si
sono sparsi per il mondo in cerca di lavoro e di un tozzo di pane per
i loro figli. E sono parte importante delle nostre comunità, alle quali
danno il contributo del lavoro delle loro braccia, della loro intelligenza,
del loro sapere e della loro generosità. Meritano tutto il nostro rispetto,
la nostra solidarietà ed il nostro sostegno nella rivendicazione dei
loro diritti e nelle lotte per conquistarli.

*già sindaco di Rosarno

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