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Caso Alpi – Hrovatin, il giudice di Roma si riserva la decisione

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presidio fnsiIl gip di Roma si è riservato di decidere in merito alla richiesta di archiviazione delle indagini sull’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin avanzata dalla Procura.

«Abbiamo consegnato al giudice l’accorata istanza di giustizia e verità proveniente da questa comunità, anche oggi riunita in concomitanza con l’udienza nel ricordo di Luciana e Giorgio Alpi», è il commento dell’avvocato Giulio Vasaturo, che assiste nel procedimento Federazione nazionale della Stampa italiana, Ordine dei giornalisti e Usigrai.

«Per me è straordinario essere qui dopo 25 anni. I genitori di Ilaria non ci sono più, ma noi siamo qui con una rete di associazioni per dire no all’archiviazione. Bisogna almeno accertare la catena di omissioni e depistaggi su questa drammatica vicenda. La morte di Luciana Alpi non è la fine di questa battaglia: andremo nelle piazze; andremo in Parlamento; faremo tutto ciò che è necessario per non far dimenticare questa storia. Perché ogni volta che qualcuno viene dimenticato è una sconfitta civile per ogni giornalista», ha osservato Giuseppe Giulietti, presidente della Fnsi, aprendo il presidio convocato davanti al tribunale dal sindacato e dalle associazioni promotrici della campagna #NoiNonArchiviamo.

«Chiediamo di non archiviare le indagini, ma al di là delle decisioni del giudice – ha anticipato il segretario dell’Usigrai, Vittorio Di Trapani – noi continueremo a indagare. Ieri è stato consegnato alla Fondazione Murialdi l’archivio di Ilaria Alpi: l’invito è ad andare a recuperare quei documenti, a studiare quelle carte. Anche, come ha annunciato la direttrice del Tg3, Giuseppina Paterniti, con un pool di giornalisti dedicato».

Presenti alla mobilitazione, fra gli altri, anche il presidente e la portavoce di Articolo21, Paolo Borrometi ed Elisa Marincola; il segretario del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Guido D’Ubaldo; il consigliere di amministrazione della Rai, Riccardo Laganà; il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury; il deputato Walter Verini; l’onorevole Mariangela Gritta Grainer, che segue la vicenda Alpi-Hrovatin sin da quel terribile 20 marzo 1994 in cui la giornalista del Tg3 e il suo operatore furono uccisi a Mogadiscio.

«In questi 25 anni c’è stato persino chi ha detto che Ilaria e Miran erano andati in Somalia in vacanza. Questo è sintomatico di quanti e quali depistaggi sono stati fatti su questa vicenda. Chiediamo di non archiviare e che non si riparta daccapo nelle indagini, ma di ripartire da tutto il lavoro fatto finora e da quello che sappiamo, che non è poco», ha detto Gritta Grainer.

«Lo dobbiamo non solo alla famiglia, ma al nostro Paese, perché non è un fatto familiare, ma un fatto che riguarda tutti. Per questo ribadiamo la richiesta di verità e giustizia», ha insistito Paolo Borrometi. Mentre Elisa Marincola ha ricordato che «la verità giudiziaria fin qui raggiunta è stata ottenuta grazie ad una inchiesta giornalistica. Anche se i giudici decideranno di archiviare noi continueremo a investigare».

Il segretario del Cnog, D’Ubaldo, ha ribadito la vicinanza dell’Ordine dei giornalisti alla famiglia Alpi, «che ha portato avanti per anni una tenace battaglia per fare luce su una vicenda che presenta ancora tanti punti oscuri. Quella per Ilaria Alpi – ha aggiunto – è, soprattutto, una battaglia di libertà». Il componente del Cda della Rai, Riccardo Laganà ha auspicato che «non ci sia archiviazione, così da poter continuare a cercare la verità su quanto accaduto a due ambasciatori di pace e della libertà di informazione». Per Marino Bisso, intervenuto in rappresentanza dei giornalisti della Rete NoBavaglio, «al netto della verità giudiziaria, già conosciamo la verità storica sulla sorte di Ilaria e Miran: sono stati uccisi perché stavano facendo, e bene, il loro lavoro». Ivano Maiorella, direttore Giornale Radio Sociale, ha ribadito: «Chi attacca un giornalista attacca tuti i giornalisti».

In piazza anche i rappresentanti di Libera, Libera Informazione, associazione Amici di Roberto Morrione, associazione Carta di Roma, associazione Noi Antimafia.

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