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Messico in bilico

Redazione il . Recensioni

copertina-Messico-in-bilicoMessico in bilico. Viaggio da vertigine nel Paese dei paradossi

Giovedì 18 ottobre, ore 17,00
Presso la sede della FNSI – Federazione Nazionale Stampa Italiana
corso Vittorio Emanuele II, 349 – Roma

Dialogano con l’autrice Lucio Caracciolo e Daniele De Luca, modera Valentina Alarzaki

“Il Messico ti abitua al potere evocativo della parola e dell’immagi­ne. Ti trascina sul terreno dell’empatia più estrema per drammi e tragedie e ti abbandona tra le braccia dell’arte e dell’ironia, dopo averti stregato di bellezza. Natura e storia, arte e violenza, vita e morte. Tutto ha i colori accesi. E tutto sembra tornare nell’immagine della Catrina, una statuetta di donna, o meglio uno scheletro elegantemente vestito e abbigliato, che suscita tristezza e simpatia, mistero e irriverenza. Ci è sembrato un magnifico elogio dell’ironia che sembra confondere e riscat­tare in Messico qualunque paradosso e dualità.

La storia della Catrina inizia durante i governi di Benito Juárez, Seba­stian Lerdo de Tejada e Porfirio Díaz. In questi periodi cominciarono a diffondersi testi scritti per la classe media che criticavano la situazione del Paese e delle classi più privilegiate. Queste pubblicazioni, chiamate de combate, erano accompagnate da disegni di scheletri e teschi. Rap­presentavano una critica alle classi agiate durante il periodo della Ri­voluzione messicana. Tra queste pubblicazioni, sono diventate famose le illustrazioni di Posada: la sua critica sociale ha rivelato situazioni di disuguaglianza e di ingiustizia nel Paese. I suoi scheletri erano simbo­lo di una popolazione corrotta, ben vestita fuori ma “morta” dentro. I suoi disegni di scheletri, chiamati inizialmente La Calavera Garbancera, simbolizzavano chi pur avendo sangue indiano fingeva e si atteggiava come europeo rinnegando la propria cultura. Altre volte questi scheletri addobbati simboleggiavano la falsità della classe agiata.

Nel 1947, Diego Rivera diede a questi scheletri l’aspetto conosciuto oggi, con l’iconico cappello di piume e gli abiti eleganti. Nasce La Catri­na, come parte femminile del Catrín, che identificava un uomo elegante e ben vestito. Rivera la fa apparire nella sua opera Sueño de una tarde dominical en la Alameda Central. Da allora molti illustratori utilizzano e interpretano lo scheletro secondo la loro personale sensibilità.

Una delle feste più importanti dedicate alla Catrina e alla morte, dopo la Fiera di San Marco, è proprio il Festival de las calaveras, Festival dei teschi, a cavallo tra ottobre e novembre, celebrato con particolare enfasi ad Aguascalientes, città del Messico centro-occidentale, capitale dello stato omonimo e della contea omonima, sulle rive del fiume omonimo. Nell’ambito del festival, il pueblo magico di Aguascalientes riprende an­tichissime tradizioni del culto dei defunti e rende omaggio a uno dei più illustri artisti del Messico, José Guadalupe Posada, con sfilate di teschi ma anche concorsi di illustrazione. Ma non è festa solo ad Aguascalien­tes: ovunque in Messico è un tripudio di scheletri, di suoni, di colori”.

Muovendosi tra dimensioni umane e sociali e lambendo versanti politici e geopolitici, Messico in bilico offre un biglietto per un viaggio da verti­gine sulle “montagne russe” dei paradossi messicani.

Con il patrocinio di Amnesty International

Il libro:
Messico in bilico
Fausta Speranza
Prefazione di Lucio Caracciolo – introduzione di Paolo Magri
€ 15,00 – pag. 256

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