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Presentato il dossier sulle mafie a Bergamo

Marzia Innocenti il . Lombardia

Libera_BG_Dossier_2017-212x300Nel giorno dell’anniversario della strage di Capaci in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta, Vito Schifani, Antonino Montinaro e Rocco Dicillo, a Bergamo, nel palazzo della Provincia, il Coordinamento provinciale di Libera Bergamo ha presentato l’aggiornamento annuale del dossier sulle mafie e la criminalità organizzata nella bergamasca.

Memoria e impegno, i due capisaldi di Libera, si sono mescolati in una serata ricca di spunti e riflessioni. Alle presenza dei rappresentanti delle istituzioni locali, in una sala colma di cittadini, Luca Bonzanni, dell’Osservatorio sulle mafie in bergamasca del coordinamento provinciale di Libera, ha descritto il report aggiornato all’anno 2017. Un dossier che nasce dal grande lavoro di ricostruzione, tramite rassegne stampa, atti giudiziari e relazioni istituzionali, di singoli episodi criminali disposti in ordine cronologico. Come ben spiega, a inizio serata, Francesco Breviario, referente provinciale di Libera Bergamo: “Abbiamo un obiettivo che è anche un orgoglio: la capacità professionale di mettere insieme e in ordine questi eventi per permettere un po’ a tutti di prestare attenzione verso questi temi e non sottovalutare il fenomeno”.

Dai primi anni Sessanta a oggi nella provincia di Bergamo si contano oltre 400 eventi o fatti collegati a mafie e criminalità organizzata. Nel 2017 si registrano 94 casi, quasi il doppio rispetto a quelli dell’anno precedente. Si parla di droga che rimane il business principale delle organizzazioni criminali, ma anche di omicidi, estorsioni, riciclaggio, criminalità ambientale e intimidazioni ad amministratori locali. Tra le mafie tradizionali italiane è la ‘ndrangheta quella maggiormente presente, seguita da camorra e Cosa Nostra, non mancano poi gang straniere in ascesa.  Il dato che più di tutti mostra la presenza delle mafie sul territorio bergamasco è quello relativo ai beni confiscati: a fine 2017 se ne contano 128 (nel 2016 erano circa una trentina), di cui 29 già destinati al riutilizzo sociale, 91 sono quelli ancora da assegnare a cui si aggiungono 8 aziende.

A seguito dell’excursus storico, affidato a Rocco Artifoni, responsabile della comunicazione di Libera Bergamo, in cui emerge lo scenario di una provincia non immune all’insediamento mafioso partendo dalle lontane origini della presenza criminale, prendono la parola i due illustri ospiti della serata: Paolo Savio, magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia di Brescia e Rosy Bindi presidente della Commissione parlamentare antimafia nell’ultima legislatura.

Al centro dei loro interventi c’è il legame tra mafia e politica: “Da sempre affermo che se le mafie sono ancora nel nostro Paese, la responsabilità è della politica. Anche se ognuno deve rispondere a una propria moralità: c’è un’etica nell’essere imprenditore, nell’essere banca, nell’essere amministratore”, spiega Rosy Bindi durante il suo discorso. Paolo Savio, invece, apre il suo intervento con un mea culpa della magistratura: “Ci siamo tanto occupati di traffico di stupefacenti e abbiamo un po’ trascurato le strutture mafiose vere e proprie. Quello che non ho trovato in questo rapporto, ma per colpa nostra, e che prima o poi dovremo affrontare, è il rapporto della ‘ndrangheta con la politica. La ‘ndrangheta è imprenditrice, il suo core business è quello legato ai reati economici e di pubblica amministrazione”.

A conclusione della serata, l’augurio di Rosy Bindi: “Il mio augurio a Libera e a tutti coloro che si impegnano in questo ambito è di contribuire a far crescere un senso di cittadinanza in tutti noi”.

Bergamo 23 maggio, Le mafie nella bergamasca

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