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“Io, Emanuela”

Paola Cominelli il . Lombardia

loiEmanuela Loi, un nome come tanti altri, se non fosse che questo nome, insieme a quello del giudice Paolo Borsellino e a quelli di Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina resteranno per sempre nella storia del nostro paese. Era il 19 luglio 1992 quando in un attentato di mafia in via d’Amelio, a Palermo, questi sei nomi sono stati legati per sempre. E se la storia del giudice antimafia che insieme a Giovanni Falcone diede un duro colpo a Cosa Nostra, tanto che dovettero ucciderli per farli tacere (ma ora qualcuno altro parla per loro) è a tutti conosciuta, forze non tutti conoscono quella dei suoi agenti di scorta. Forse qualcuno di loro quel giorno non doveva neppure essere lì.
Emanuela Loi era una giovane poliziotta, da poco aveva finito la scuola di Polizia e invece di tornare a prestare servizio nella sua Sardegna, come sperava e sognava, si vede catapultata in Sicilia, a Palermo negli anni di piombo, negli anni degli omicidi eccellenti di mafia, negli anni del maxiprocesso, della lotta tra i servitori dello Stato e Cosa Nostra. E lei di queste cose ne aveva solo sentito parlare in televisione.
La storia di Emanuela Loi, ora, grazie a Progetti e Regie, è diventata uno spettacolo teatrale. È tratto dal libro di Annalisa Strada (scrittrice bresciana vincitrice del Premio Andersen 2014), edito nel marzo 2016 da Einaudi Ragazzi. Narra in prima persona la storia di Emanuela Loi, una ragazza come tante altre, una ragazza che alla fine degli anni ’80 sta costruendo il suo futuro. La giovane poliziotta di origini sarde avrebbe potuto restare una persona anomina, una delle tante persone che ogni giorno svolgono il prorio lavoro, crescono, invecchiano. E invece no, è entrata nella storia, perchè perse la vita poco più che ventenne nell’attentato a Paolo Borsellino, nella strage di via d’Amelio, insieme al giudice e ad altri quattro colleghi. I loro nomi resteranno per sempre nella storia.
loi2In scena, su un palco buio dove sul retro vengono proiettati fasci di luce con le fotografie della storia di Emanuela, c’è Laura Mantovi che sotto la regia di Sara Poli per Progetti e Regie racconta in un monologo in prima persona la storia di questa giovane poliziotta che sognava un altro destino. Da quando appena finita la scuola sognava di diventare maestra al concorso di Polizia cui decide di partecipare spinta dalla sorella; dagli anni della formazione presso la scuola di Polizia, all’arrivo a Palermo.
Laura Mantova scandisce la vita di questa giovane ragazza che si trova ad affrontare una paura più grande di lei: Palermo e la Sicilia negli anni di piombo delle guerra stato mafia. Le sue paure vengono descritte con semplicità, così come la storia di Emanuela. Avrebbero potuto farla diventare un’eroina, no, raccontano per filo e per segno le sue perplessità, le sue paure, le sue incertezze al fianco dei colleghi e del giudice Paolo Borsellino.
Uno spettacolo deciso ma non crudo, realista ma non drammatico, certo fa commuovere, ma non è melenso, è semplicemente reale e ci dice che se Emanuela a causa della mafia non ha avuto un futuro, noi possiamo darglielo. Facendo ciò che il giudice Borsellino al fianco del quale è caduta insieme ad altri quattro colleghi, cioè parlando di mafia, sì anche a teatro, perchè ognuno deve fare ciò che può e ciò che sa, ognuno deve portare con ciò che sa fare il suo contributo alla lotta alla mafia, quindi anche con il teatro, con le canzoni, con la poesia.
Lo spettacolo ha fatto il pienone in Valle Camonica al teatro San Filppo dove ha aperto la Rassegna di Teatro Sociale e dove è stato programmato anche grazie alla collaborazione del locale presidio di Libera.
 

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