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Borgo Montello, sei arresti per peculato

di Graziella Di Mambro* il . Lazio

Avrebbero fatto sparire 30 milioni di euro accantonati per il risanamento (il cosiddetto “post mortem”) della discarica Indeco di Borgo Montello. Questa è l’accusa mossa a sei amministratori di società del gruppo Green Holding. L’operazione della Squadra Mobile di latina e del Servizio centrale operativo della polizia è in corso in queste ore, sei le ordinanze di custodia cautelare. Latina, Milano, Brescia, Bergamo, Padova e Rapallo, le città coinvolte nell’operazione. Gli ordini di custodia cautelare sono stati chiesti dal pm Luigia Spinelli, e firmati dal gip del Tribunale di Latina. L’accusa è di peculato: gli amministratori di due società che hanno sede in Lussemburgo, secondo gli inquirenti, con un vorticoso giro di fatturazioni si sarebbero appropriati di 30 milioni di euro destinati al risanamento della discarica Indeco di Borgo Montello.

Leggi qui gli approfondimenti su Borgo Montello (Nella foto a sinistra, il GIP di Latina Giuseppe Cario)

Borgo Montello e “l’affaire rifiuti” nel Lazio

Borgo Montello, le mani sulla discarica

Un sistema di scatole cinesi dietro la discarica di Borgo Montello

L’inchiesta. Bisognava fare finta che ci fosse una grave emergenza, che a Borgo Montello  (Latina) stessero per chiudere gli invasi e che di lì a poco sarebbe scoppiato il caos. Questo accadeva solo quattro mesi fa, nel giugno del 2014. Con una serie di interviste concesse da Ernesto D’Aprano nella sua qualità di presidente di Indeco si prospetta al pubblico e anche ad alcune delle istituzioni locali inconsapevoli una situazione che sarebbe potuta diventare drammatica, incontrollabile. Nelle carte il giudice scrive: «E’ stata posta in essere una massiccia attività finalizzata a chiedere ed ottenere l’ampliamento della discarica.. Artefice il principale indagato Ernesto D’Aprano». Se non fossero intervenute autorizzazioni, asseritamente indispensabili, per gli ampliamento delle volumetrie dell’invaso, «la Indeco annunciava a tutti che a decorrere dalla data del 10.6.2014 avrebbe avuto inizio una progressiva riduzione della ricezione dei rifiuti da 600.800 tonnellate conferite giornalmente a 350 (delle società Rida e Del Prete)… tale comunicazione era finalizzata a prefigurare scenari allarmanti» che sarebbero potuti derivare inevitabilmente dalla chiusura della discarica… in concomitanza con il periodo balneare che inevitabilmente avrebbe visto aumenti considerevoli della popolazione nei numerosi Comuni della fascia costiera». Ma a guardar bene questa situazione, nonostante la miopia della Regione, si poteva già scorgere che qualcosa non tornava. Tutto sembrava, di contro, «preordinato al fittizio esaurimento, dunque all’ampliamento della discarica». Pe questa ragione D’Aprano «soffia» venti di preoccupazione attraverso comunicati e dichiarazioni alla stampa : «… da martedì entra soltanto Rida Ambiente e solo quegli impianti di servizio al Comune di Latina, tutti gli altri anche se sono del Comune  chenon fanno parte del bacino di Latina rimarranno fuori…».

In manette “il re delle bonifiche”. Con l’ordinanza di ieri è stato arrestato, tra gli altri,  Andrea Grossi, figlio di Giuseppe, il «re delle bonifiche» coinvolto nell’affare Montecity-Santa Giulia. Anche questa volta c’è di mezzo un fiume di denaro (oltre 34 milioni di euro) nascosti dal gruppo Green Holding, colosso dello smaltimento rifiuti, finiti in Lussemburgo o per acquistare castelli e auto di lusso. Tutti soldi delle bollette ovviamente, sottratti al loro fine primario, la tenuta della bonifica successiva alla chiusura degli invasi. Soldi che probabilmente non torneranno mai più in Italia. Ma a latere di questa vicenda finanziaria si staglia l’ombra dei mancati controlli o dei controlli troppo blandi o addirittura inefficaci. Senza conseguenze anche quando vengono riscontrati guai seri. Per esempio nei giorni 8 e 9 maggio del 2014 arpa  Lazio (l’agenzia per la protezione dell’ambiente) si reca presso l’invaso di Indeco per verificare l’origine dei cattivi odori denunciati dai cittadini della zona e nel verbale viene riportato che «il fronte dei rifiuti è solo parzialmente coperto» con «presenza residua di percolato» e con «i nebulizzatori delle sostanze di abbattimento odori in condizioni di riposo (spenti ndc) con i serbatoi pieni di sostanze da nebulizzare». Secondo l’Arpa «gli accorgimenti posti in atto per contenere gli odori si rivelano inefficaci soprattutto nella chiusura giornaliera del fronte di abbancamento dei rifiuti» e «la modalità di gestione del biogas e del percolato». Cosa è accaduto dopo? E’ partita una diffida di Arpa a Indeco perché provvedesse «al più presto alla rimozione delle difformità». E basta. Eppure c’era chi già si preoccupava in alcuni uffici di controllo, tipo l’inascoltata dirigente del Servizio Ambiente della Provincia, Nicoletta Valle, la quale in verbale di interrogatorio ha detto che «il rilascio delle autorizzazioni richieste da Indeco potrebbe determinare seri pericoli per la salute pubblica.. in quanto dalle rilevazioni di Arpa Lazio il sito di Borgo Montello è attualmente inquinato». Questo diceva la Valle ad agosto 2014. Arpa è un organismo della Regione ma proprio la Regione ha definitivamente autorizzato Indeco un mese dopo.

 

* Graziella Di Mambro, giornalista. E’ vicedirettrice del “Quotidiano di Latina”

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