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“La nostra Terra”: al cinema la storia dei beni confiscati ai boss

di redazione* il . Lombardia

Esce nelle sale giovedì, presentato ieri sera in 40 sale nazionali in contemporanea e preceduto da dibattito, il film di Giulio Manfredonia, “La nostra terra”: la pellicola si ispira a un tema a noi molto caro, quello delle cooperative di Libera e il riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie. Filippo (S. Accorsi), bolognese e ansioso, parte per il sud (anche se non viene mai nominata si capisce che è la Puglia), peraiutare i giovani e inesperti membri di un’associazione, a far nascere una cooperativa sociale sui terreni confiscati al boss locale, don Sansone, in carcere. Le difficoltà di start up sono molteplici, mancano i soldi, i soci sono difficili a reperirsi, la burocrazia rema contro, l’omertà che a volte confina con l’ostilità, di certo con una visione tutta particolare di regole e legalità, rendono il tutto più complicato. Cosimo (S. Rubini), l’ex fattore di Don Sansone, personaggio ambiguo e contraddittorio, profondo conoscitore di quella terra e dell’agricoltura (un tempo quegli ettari erano della sua famiglia, poi sottratti con la violenza dai Sansone), diventa il decimo socio per far partire la cooperativa e insegna il suo sapere agli altri compagni. A rendere il tutto più in salita sarà il ritorno del boss, scarcerato e messo ai domiciliari, nella sua vecchia villa, all’interno della proprietà.

 

L’anteprima a Milano

 

 

Commedia sociale, col dono della leggerezza, ma capace di far riflettere, come Manfredonia ci ha abituato già in passato (ricordate i pazzi di Bisio in “Si può fare”?), ottima squadra di attori, su cui spicca con mestiere incredibile Sergio Rubini, colonna sonora di Mauro Pagani, esimio musicista, ritmo scaltro. Gli possiamo perdonare qualche semplificazione di troppo, ma il film si presta a molte riflessioni e offre molti spunti, soprattutto con i ragazzi. Per anni si è chiesti se si potesse raccontare l’antimafia al cinema, senza parlare di vittime o evitando il punto di vista principale del mafioso. Manfredonia ci è riuscito (con la consulenza alla sceneggiatura di “Libera”), facendo sorridere e pensare. Gli auguriamo la miglior fortuna e soprattutto il successo di pubblico, ne ha bisogno.

 

*Acmos.net

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