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Operazione “Sud Pontino”, 68 arresti

Di Antonio Turri il . Campania, Lazio, Sicilia

Ancora una volta la città  di Fondi è al centro di una vasta operazione della Dia e della magistratura antimafia campana. Ed è proprio a partire da Fondi, comune del basso Lazio non sciolto per mafia dal governo Berlusconi, dall’interno di quel Mercato Ortofrutticolo, uno dei più importante d’Italia, che si è sperimentata la prima associazione di associazioni mafiose tra i clan casertani dei casalesi, quelli delle mafie catanesi delle famiglie Santapaola-Ercolano e dei clan Mallardo-Licciardi di Giugliano di Napoli. Il tutto senza dimenticare che alcuni mesi fa la procura antimafia di Roma ed il Ros dei carabinieri avevano, nel corso di due distinte indagini denominate Damasco I e II , tratto in arresto, sempre per fatti di mafia collegati al Mof, i capi delle potenti ‘ndrine calabresi dei Tripodo da oltre venti anni residenti in quel comune.

Questi “imprenditori” con la passione delle armi ,(sono state sequestrate nel corso dell’operazione ingenti quantità di armi da guerra provenienti dalla Bosnia), avevano dato vita ad una sorta di monopolio del trasporto e della commercializzazione della frutta in Italia e verso i mercati europei, che la Dia di Roma e la squadra mobile di Caserta, con un paziente lavoro d’indagine iniziato nel 2005, attraverso l’indispensabile strumento delle intercettazioni ambientali e telefoniche, hanno al momento interrotto.   Le indagini, condotte dai pm della Dda campana Francesco Curcio, Ivana Fulco e Cesare Sirignano, si sono avvalse delle rivelazioni di alcuni collaboratori di giustizia, in particolare di quella di Carmine Barbieri, affiliato alla famiglia Madonia di Gela e definito dagli inquirenti un personaggio di spessore criminale. Sono stati eseguiti 68 ordini di custodia cautelare in carcere per altrettanti esponenti di spicco delle mafie “militari” del nostro Paese, oltre a numerose perquisizioni e sequestri a carico di società e aziende contigue al cartello mafioso che operava nei maggiori mercati ortofrutticoli della Campania, del Lazio e della Sicilia.   In tutto, ma l’indagine è  ancora in corso, sono stati disposti dalla magistratura campana sequestri di beni per 90 milioni di euro, tra aziende, appartamenti, terreni, conti correnti e una innumerevole quantità di automezzi commerciali. 

 La polizia ha tratto in arresto a Fondi tre persone: Giuseppe, Luigi e Melissa D’Alterio, rispettivamente di di 54 ,31 e 29 anni. L’accusa è di associazione per delinquere di stampo mafioso, violenza e minacce, riciclaggio di capitali illeciti. I D’Alterio, che gli investigatori ritengono affiliati ai Casalesi, sono proprietari della società “Lazialfrigo” e controllano le attività di trasporto di ortofrutta del mercato di Fondi e di altre importantissimi centri commerciali sparsi in Italia. Il gruppo gestiva in regime di monopolio anche il traffico su gomma sulle tratte fra il sud pontino e l’Italia del nord , in particolare verso il Piemonte e chiunque non si servisse dei loro automezzi per trasportare frutta e ortaggi veniva intimidito anche con il ricorso alla minaccia di attentati o quella di non potere più operare nel mercato di Fondi. Magistrati e Polizia hanno scoperto come ‘Lazialfrigo’ sia una società controllata della società Paganese Trasporti & co, monopolista per i Casalesi del trasporto su gomma da e per i mercati ortofrutticoli di Fondi, Giugliano, Aversa, Parete e Trentola Ducenta e da queste località ai mercati del sud Italia con particolare coinvolgimento di quelli siciliani di Palermo, Catania, Vittoria, Marsala e Gela. A Gela sono finiti agli arresti tre commercianti all’ingrosso di ortofrutta : Biagio Cocchiaro di 54 anni, Gianluca Costa di 34 anni e il trentaduenne Giuseppe Domicoli.   In manette è finito anche il 27enne Paolo Schiavone, figlio di Francesco, cugino dell’omonimo boss dei Casalesi soprannominato “Sandokan”.

 Le mafie sperimentano, partendo dal Lazio, alle porte della Capitale, nuovi assetti e nuove strategie di controllo criminale dell’economia e del territorio con la complicità di una parte della politica, volutamente distratta quando non connivente, come dimostrò per ben due volte per la città di Fondi l’ex prefetto di Latina Bruno Frattasi e la commissione di accesso composta da valenti ufficiali delle forze di Polizia.   Giova ricordare che il ministro dell’Interno Maroni si allineò alla volontà del Governo di non sciogliere per infiltrazioni mafiose quell’amministrazione comunale e che quel territorio, strategicamente importante per Roma e per il Paese, rimane crocevia di interessi criminali che si incrociano con opache figure politiche di riferimento capaci di alimentare attraverso il clientelismo e il malaffare la rassegnazione e l’adeguamento al sistema di potere mafioso di molti cittadini.   

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