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La ‘ndrangheta elegge l’assessore

Di Nello Trocchia* il . Lazio

Aveva una doppia identità, due codici fiscali. La denuncia era contenuta nelle relazione della commissione di accesso che il prefetto Bruno Frattasi aveva inviato al ministro degli Interni l’8 settembre 2008. Una relazione lasciata sul tavolo del Maroni, duro e puro, fino alla decisione di sciogliere il comune di Fondi, non recepita dal consiglio dei ministri. L’uomo con la doppia identità è Carmelo Tripodo, o Giovanni Carmelo a seconda delle circostanze. E’ finito in manette in una operazione dei carabinieri di Latina e della direzione investigativa antimafia di Roma. Duecento agenti hanno eseguito 17 provvedimenti cautelari emessi dal G.i.p. di Roma su richiesta della Direzione distrettuale antimafia capitolina. Fondi, in provincia di Latina, era sotto lo scacco della ‘ndrangheta.I dettagli sono stati illustrati dal procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo, il capo del centro operativo Dia Paolo La Forgia ed il comandante provinciale dei carabinieri di Latina Roberto Boccaccio.

Secondo la procura, Carmelo Giovanni Tripodo, insieme al fratello Venanzio, gestivano un ‘locale’ della mafia calabrese riciclando denaro sporco nel mercato ortofrutticolo di Fondi, garantendo voti per le elezioni comunali in cambio di favori, corruttele e appalti. I Tripodo erano figli di Mico Tripodo, boss della prima ‘ndrangheta, ucciso nel carcere di Poggioreale dai cutoliani, su ordine dei De Stefano.

 A Fondi, dove si erano trasferiti, i Tripodo avevano costruito un impero economico, il gip ha disposto anche il sequestro preventivo di beni dal valore di 9 milioni di euro. I reati contestati per i Tripodo, Aldo Trani, titolare di una impresa di pompe funebri e Massimo Di Fazio, immobiliarista, sono l’associazione a delinquere e l’associazione mafiosa. Anche all’ex assessore Riccardo Izzi( Pdl, come la giunta che governa Fondi) vengono contestati questi reati, insieme ad una serie di altre condotte illecite. La gestione del mercato ortofrutticolo, tra i più grandi di Italia, era possibile con intimidazioni e minacce verso gli altri concorrenti; dalle denunce sono partite le indagini. Una gestione possibile grazie ai fratelli Peppe, imprenditori che facevano da spalla agli interessi mafiosi della famiglia Tripodo. Della rete facevano parte anche Pasquale Forti e Antonino D’Errico, ai quali è stato contestato il concorso esterno. Non mancano i collegamenti con la politica, come detto. I voti in cambio dei favori e della totale accondiscendenza della macchina comunale. Cavallo di troia nel comune era l’ex assessore Izzi, già coinvolto in una precedente indagine denominata Damasco. La macchina amministrativa e burocratica era a disposizione. E’ finito agli arresti domiciliari il capo dei vigili urbani Dario Leone, il vice Pietro Munno, Gianfranco Mariorenzi, dirigente dei lavori pubblici, Tommasina Biondino, dirigente settore bilancio. Avrebbero favorito diverse operazioni illecite.

Questi signori erano al centro della richiesta di scioglimento del comune di Fondi. Quella relazione che il prefetto Frattasi, al quale molti del Pdl avevano chiesto di dimettersi, ha inviato al ministro degli interni Roberto Maroni, rimasta lettera morta. Il comune non è stato sciolto, il sindaco Luigi Parisella ora è stato eletto anche in consiglio provinciale. Lui non è coinvolto nell’inchiesta. Viveva in un feudo della ‘ndrangheta ma non si era accorto di niente. Nel report inviato al ministro c’erano anche i rapporti, gli appalti concessi a molti di questi soggetti, finiti in manette. Attendiamo lo scioglimento del comune da parte del governo, impegnato a togliere strumenti di indagine e a varare le ronde. Le prime mandiamole a Fondi, ma a pattugliare il comune, però.

Ascolta audio intervista al colonnello Paolo La Forgia, Dia.

*www.articolo21.info
www.federalismocriminale.it

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