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“Eolo” e la mafia

Di Rino Giacalone il . Sicilia

Otto arresti e un nuovo affare della mafia trapanese che salta fuori da una indagine coordinata dalla Dda di Palermo e condotta da Polizia e Carabinieri. Riguarda gli impianti eolici e in particolare uno di quelli realizzato nel territorio di Mazara del Vallo,  città dove poche ore addietro è scattato l’ultimo dei blitz antimafia, in ordine di tempo,  che mostra ancora messi insieme mafiosi, politici, burocrati e imprenditori, non solo siciliani questi ultimi ma anche del nord d’Italia. Fior di imprenditori che sanno come funziona l’andazzo, forse ancora meglio di quelli siciliani.

Cosa Nostra trapanese ha appoggiato un progetto per un impianto eolico, organizzato una tangentopoli per assicurarsi dentro al Comune di Mazara l’appoggio di politici e funzionari e garantirsi che altre imprese non si facessero avanti, infine per tenere ogni cosa sotto controllo ha preteso che fosse creata una nuova società con sede ad Alcamo, dove ad occuparsene fossero gli “amici degli amici”, una sorta di joint ventur in chiave mafiosa. Tutto è cominciato nel 2003. Il parco ora è stato costruito, contrada Aquilotta di Mazara, ma a prezzo di mazzette pagate tra i 30 mila ed i 75 mila euro e il sovvertimento al solito del mercato.

Le manette sono scattate stanotte ai polsi di un politico, il capogruppo ed ex assessore di Forza Italia Vito Martino: lui avrebbe preso la tranche più consistente delle tangenti e anche guadagnato “gratis” l’uso di una Mercedes nuova fiammante intestata ad una delle società coinvolte. E’ un personaggio centrale di questa storia, Vito Martino che intercettato dagli investigatori della Squadra Mobile viene scoperto farsi in quattro perché l’affare eolico vada in porto. Lo fa quasi alla luce del sole, come mediatore sopraffino si accredita agli occhi del sindaco Giorgio Macaddino, i due non sono della stessa parte politica ma dialogano bene, Martino aggiusta le cose, lo indirizza sul da farsi sfruttando un paio di funzionari pubblici e anche l’addetto stampa del Comune (quest’ultimo è citato nell’ordinanza ma non è destinatario di nessun provvedimento); le cose gli vanno tanto bene che infine si interessa sempre più di eolico e di impianti da realizzare in altre zone del trapanese. Ha gli agganci giusti Martino, almeno fino quando durano. Suo alter ego, prima di una rottura avvenuta a conclusione dell’affare, un imprenditore di Salemi, Melchiorre Saladino che ha messo insieme e collegato alla mafia le imprese che dovevano realizzare il parco eolico di Aquilotta. Lui è un soggetto di quelli che farebbero parte della cosidetta “area grigia” dove Cosa Nostra attinge complicità e disponibilità, un soggetto pare in grado di parlare in nome e per conto del super latitante Matteo Messina Denaro e che per conto di Cosa Nostra voleva addirittura organizzare una “stamperia di soldi falsi”. Saladino è di Salemi e nella sua città gode di ottimi rapporti, uno di questi è col mafioso Paolo Rabito, un anziano, nome ricorrente nelle indagini che riguardano Salemi e gli esattori Salvo. E’ uno “ntiso” Rabito e Saladino con lui parla dei suoi affari, chiaramente per “rispetto”.

Tra gli arrestati l’ex responsabile dello sportello per le attività produttive del Comune di Mazara, Baldassare Campana, e l’ex capo dell’ufficio tecnico del Comune di Mazara l’architetto Pino Sucameli, quest’ultimo in carcere già da tempo per mafia e appalti pilotati. Sucameli è un uomo d’onore, ammesso alla tavola del potente capo cosca Mariano Agate già quando Totò Riina trascorreva la latitanza a Mazara. Affare quello dell’eolico dove dentro si trova la vecchia mafia, quella che ha cambiato pelle, quella degli Agate per l’appunto che con le società imprenditoriali ha avuto sempre grande affinità, come quando decenni addietro ci fu da organizzare a Mazara una società, la “Stella d’Oriente” che dietro export e importazioni celava gli intrecci tra mafia corleonese e massoneria: in manette poche ore addietro anche Giovan Battista Agate fratello del super boss Mariano e Nino Cuttone, soprannominato l’”onorevole”, peraltro suocero del politico arrestato. Agate è proprietario di una calcestruzzi, dentro questa azienda un summit di mafia decise quale società doveva realizzare il parco eolico di Aquilotta, prescelta fu la Sudwind di altri due imprenditori arrestati, il salernitano Antonio Aquara e il trentino Luigi Franzinelli, imprenditori dell’eolico.

Soci della Sudwind la società dalla quale è partito tutto.Attorno a loro finisce col muoversi anche un imprenditore di Alcamo, Vito Nicastri, un altro specialista del settore eolico, è lui alla fine a prendere in mano le redini dell’affare eolico di contrada Aquilotto, costituendo l’”Eolica del Vallo” una società che si costituisce avendo sempre alle spalle i boss mafiosi che determinano spartizione di quote e cessioni di rami d’azienda. Melchiorre Saladino è un fedele esecutore. Nicastri è solo citato nell’ordinanza (il suo nome è anche nei pizzini di Provenzano come soggetto da estorcere) così come citato è ancora un imprenditore del nord d’Italia, Josef Gostner della Fri El Green Power spa, indotto da Franzinelli a pagare una tangente a Vito Martino, 30 mila euro che gli sarebbero serviti a pagare la campagna elettorale delle regionali del 2006. Tutto intercettato e trascritto nell’ordinanza che ha mandato in carcere Giovan Battista Agate, Melchiorre Saladino, Pino Sucameli, Vito Martino e Luigi Franzinelli; arresti domiciliari per Antonio Aquara, Baldassare Campana e Antonino Cuttore. Associazione mafiosa, rivelazione segreto d’ufficio, corruzione, scambio di voto in generale sono i reati contestati.

Il sindaco di Salemi Vittorio Sgarbi almeno una volta ci ha preso. Pur se sempre convinto che la mafia come organizzazione non esiste ma ci sono i mafiosi, giorni addietro, uscendo da un incontro con il procuratore di Marsala Alberto Di Pisa, svelando le ragioni di quell’incontro si è lasciato andare dicendo che la mafia bisogna cercarla nell’affare pale eoliche, che dal suo insediamento sono stati costantemente oggetto dei suoi attacchi, soprattutto per il contestato “impatto ambientale”; alla luce del blitz di stanotte, condotto in provincia di Trapani, Sgarbi aveva ragione, aveva detto però che la mafia a Salemi non c’è, ma in questo non ha visto bene, sarà per la miopia, di recente colta dall’assessore alla Sanità Massimo Russo, ma per altre cose, o sarà per altro, sta di fatto che uno degli imprenditori finiti in manette la notte scorsa nel trapanese a proposito ancora di Cosa Nostra e fondi pubblici, energia eolica in questo caso, è proprio di Salemi, ed è un certo Melchiorre Saladino, uno che a Salemi non è proprio uno sconosciuto o personaggio di secondo piano. E’ uno di quelli che farebbero parte dell’area grigia della mafia, un imprenditore trapanese parlando di lui con gli investigatori svelando le strategie della mafia trapanese diventata impresa, disse che Saladino avrebbe avuto contatti con il super latitante Matteo Messina Denaro, a suo nome si presentò quando c’erano da fare gli oramai famosi lavori al porto di Trapani, doveva costruire due silos. Saladino ne avrebbe parlato senza tante reticenze di questo legame, “fece nome e cognome del latitante”. Anche quando “esternava” l’intenzione di realizzare una “stamperia” di soldi falsi nel mazarese.

Otto arresti e un altro giro di affari scoperto tra politica, imprenditoria e mafia. Nomi importanti quelli compresi nell’ordinanza firmata dal gip del Tribunale di Palermo Antonella Consiglio nei confronti di otto soggetti. Indagini coordinate dalla Procura antimafia di Palermo, dai
pubblici ministeri Cartosio e Padova, e condotte da Polizia e Carabinieri, dalla Squadra Mobile di Trapani e dal reparto operativo dell’arma dello stesso capoluogo trapanese. Operazione Eolo è il nome in codice dato al blitz che dimostra a chi resta incredulo come la mafia c’è, esiste, ha cambiato pelle, si fa chiamare sommersa ma in effetti così non è, e chi vuol vedere può vedere come stanno le cose.

C’è la vecchia mafia in questa operazione, quella rappresentata dalla famiglia del boss Mariano Agate, in carcere da tempo, tra gli arrestati c’è suo fratello Giovan Battista Agate, 65 anni, la mafia violenta che ha cambiato pelle, ci sono funzionari pubblici come l’ex responsabile dello sportello per le attività produttive del Comune di Mazara, Baldassare Campana, 60 anni, un consigliere comunale e capogruppo di Forza Italia a Mazara, ex assessore, Vito Martino, l’ex capo dell’ufficio tecnico del Comune di Mazara Pino Sucameli, in carcere per mafia e appalti pilotati, e per avere favorito la latitanza di super boss, e con loro tre imprenditori il salernitano Antonio Aquara, 51 anni, il mazarese Antonino Cuttone, 73 anni, mafioso e soprannominato l’”onorevole”, titolare di un impianto di calcestruzzi, e c’è il cemento che torna sempre nelle indagini antimafia, e infine il salemitano Melchiorre Saladino che con il trentino Luigi Franzinelli, 65 anni, anche lui in manette, sarebbero state le “anime” dell’operazione.

La mafia mazarese ha messo le mani sui finanziamenti per la costruzione degli impianti eolici. Funzionari pubblici e politici non sono stati riservati con loro e per tempo hanno trasferito ai boss e agli imprenditori loro vicino le notizie giuste per la realizzazione di un parco eolico a cura inizialmente della società “Enerpro”. Addirittura c’è stata anche una sottrazione di documenti da una cassaforte. Si è letta l’offerta di una ditta concorrente per favorirne un’altra la Sudwind così che questa potesse presentare una migliore offerta rispetto alla convenzione proposta dall’amministrazione comunale. E quando venne fatta la prima convenzione con la Sudwind era come se la Enerpro non avesse prodotto alcunché, invece i documenti erano stati tenuti dentro i cassetti degli uffici, non mostrati al sindaco che andava a deliberare, spinto da Martino. Questo ed altri favori sarebbero stati adeguatamente ricompensati dai titolari della Sudwind, con mazzette finite nelle mani del politico, Vito Martino, con promesse per il funzionario pubblico responsabile dello sportello attività produttive, Campana. Intermediario ma non solo di Aquara e Franzinelli, amministratore unico e socio della Sud wind sarebbe stato il salemitano Saladino. Per Martino anche una mazzetta di 30 mila euro in occasione della sua candidatura alle Regionali del 2006, soldi usciti dalle casse di un’altra impresa dell’eolico, la Fri-El Grenn Power spa.

Il contenuto dell’indagine condotta da Polizia e Carabinieri, dagli investigatori diretti dal vice questore Giuseppe Linares e dal capitano Antonello Parasiliti, svela, per come emerge dall’ordinanza firmata dal gip Antonella Consiglio, uno dei perché d’improvviso negli ultimi anni il ricorso all’installazione di energia eolica ha fatto in provincia di Trapani un grosso passo in avanti. C’erano come nel caso venuto adesso alla ribalta determinati interessi, se si legge bene si tratta di un altro “bisogno”, l’autonomia e il risparmio energetico, che è stato sfruttato da Cosa Nostra con risultati evidenti, i pali dell’eolico oggi sono tanti, troppi, ma la produzione energetica è ferma, l’autonomia insomma non c’è e nemmeno il risparmio per le famiglie. C’è stato altro. L’arricchimento e le mazzette per la politica e il pitere di Cosa Nostra che è cresciuto infiltrandosi nella politica e nelle imprese.  

Il risultato più rilevante delle indagini di Polizia e Carabinieri consiste nell’aver appurato che l’attività criminosa posta in essere da imprenditori e politici ha un imprimatur mafioso che ha orientato modalità e obiettivi dell’attività delittuosa allo scopo di controllare  occultamente l’intero  comparto produttivo nel territorio, anche mediante l’affidamento dei lavori necessari per la realizzazione degli impianti eolici (scavi, movimento terra, fornitura di cemento e di inerti, etc.) per un affare di centinaia di milioni di euro ai quali si aggiungono, per la stessa entità, gli ingenti finanziamenti regionali di cui le imprese coinvolte hanno in ultimo beneficiato, secondo le stime del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Palermo. In tale attività imprenditoriale hanno assunto ruoli di primaria importanza esponenti di rilievo di Cosa Nostra che si sono attivati per acquisire, in modo diretto e indiretto, la gestione o comunque il controllo di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici nel settore della produzione di energia elettrica, mediante la realizzazione di impianti eolici, pianificandola nei suoi momenti salienti in occasione di alcuni summit mafiosi.

In questo contesto gli investigatori hanno colto il coinvolgimento di mafiosi di grosso calibro del mazarese, Giovan Battista Agate, l’architetto Giuseppe Sucameli, Antonino Cuttone, Matteo Tamburello; loro referenti tra i primi Vito Martino (che è genero di Cuttone), assessore nella precedente Giunta di centrodestra a Mazara guidata dall’ex Dc Nicolò Vella. Martino con Baldassare Campana (ma altri funzionari pubblici sarebbero coinvolti solo che sono rimasti allo stato ignoti) si sarebbero occupati di fare deviare, con condotte illegali, il regolare corso degli iter amministrativi, al fine di favorire le imprese prescelte dall’organizzazione. Sudwind, Enerpro, Eolica del Vallo, le società che sarebbero state favorite.

Vito Martino avrebbe preso ordini dal suocero, Nino Cuttone, il salemitano Melchiorre Saladino sarebbe stato uomo della mafia che conta quella degli Agate. Saladino sarebbe stato anche altro, uomo di fiducia di quel Paolo Rabito di Salemi, parecchio anziano adesso, che a suo tempo era anche il collegamento con la mafia palermitana, finendo sottoposto alla sorveglianza speciale. Il nome di Rabito salta fuori anche nelle frequentazioni della casa degli esattori Salvo a Palermo da parte di grossi esponenti della cupola come Totò Riina.

I fatti.

Il loro inizio nel 2003 quando alcune imprese, fra le quali la ENERPRO e la SUD WIND S.r.l. presentavano al Comune di Mazara del Vallo l’autorizzazione a realizzare parchi eolici sul territorio comunale. Dalle indagini si coglie come Melchiorre Saladino divenne regista dell’operazione per l’incarico ricevuto dal “reggente” del mandamento  mafioso di Mazara del Vallo, Matteo Tumbarello. Saladino gestore in favore della SUD WIND. Una strategia stabilita nel corso di un summit presso l’impianto della Calcestruzzi Mazara cui presero parte Giovan Battista Agate, l’arch. Pino Sucameli, prima ovviamente che finisse in carcere, Nino Cuttoe e Melchiorre Saladino. Quest’ultimo riuscì a venire in possesso del progetto di una delle imprese concorrenti, la “ENERPRO”, che veniva prelevato dagli uffici comunali in cui era custodito. L’esame di tale progetto consentiva di modificare quello della SUD WIND, per renderlo più competitivo. Parallelamente, Luigi Franzinelli e Antonio Aquara, soci nella SUD WIND, concordavano un patto corruttivo con Saladino e il consigliere comunale di Mazara Vito Martino, intercettata è stata la cifra pattuita, 150 mila euro per entrambi da liquidare in due rate: la prima (di € 75.000) corrisposta alla stipula della convenzione, per la realizzazione del parco eolico, fra la SUD WIND e il Comune; la seconda in un secondo momento. La prima tranche della tangente, sarebbe stata trattenuta in parte da Vito Martino ed in parte versata agli altri pub
blici ufficiali coinvolti nell’accordo. Non solo denaro per la corruzione, ma anche fu accolta la richiesta avanzata da alcuni di avere a disposizione macchine di grossa cilindrata: Vito Martino ottenne così una fiammante Mercedes 220 (intestata alla Trelettra), auto finita sequestrata.  

L’iter sotto controllo mafioso. L’amministrazione comunale di Mazara del Vallo invitava le imprese richiedenti ad apportare correzioni e integrazioni ai rispettivi schemi di convenzione. Il 18 novembre 2004 perveniva al Comune di Mazara la lettera (inviata alla cortese attenzione dell’Ing. Baldassare Campana) con la quale la società ENERPRO aderiva all’invito dell’Amministrazione comunale e allegava copia di una proposta di convenzione corretta e integrata. Tale lettera, e l’allegata proposta di convenzione, non venivano tempestivamente inserite nel relativo fascicolo e, così, il giorno successivo, 19 novembre 2004, la Giunta Municipale di Mazara del Vallo approvava lo schema di convenzione della SUD WIND, affermando, nell’atto deliberativo, che si trattava dell’unica società che aveva risposto alle proposte dell’Amministrazione comunale di integrazioni e correzioni. Il 21 dicembre 2004 il Comune di Mazara del Vallo stipulava con la SUD WIND la convenzione per la realizzazione della centrale eolica. L’atto è firmato, oltre che dal segretario comunale, anche dal Dirigente del Settore Urbanistica Baldassare Campana e, per la società SUD WIND, da Luigi Franzinelli. Il 26 maggio 2005 il Consiglio comunale di Mazara del Vallo esprimeva parere contrario sul progetto per la realizzazione di un parco eolico per la produzione di energia elettrica nel proprio territorio presentato dalla ENERPRO. Vito Martino partecipava alla seduta consiliare, votando contro l’approvazione del progetto e dichiarava: “Io non ho dubbi nell’esprimere il voto contrario”. Inaspettatamente, però, nel dicembre 2005, le due società pervengono ad un accordo: i due progetti vengono unificati e viene designata, per la realizzazione del parco eolico, una terza società: la “EOLICA DEL VALLO”.  Da questo momento in poi, Vito Martino lavora per l’attuazione del nuovo accordo, la base la corruzione e il rispetto dei voleri dei boss mafiosi. Il 20 marzo 2006 l’accordo si concretizzava fra la “SUD WIND” e la “EOLICA DEL VALLO”. Vito, Roberto ed Erika Nicastri, Ida Maruca, Elisabeth Arcilesi – soci della EOLICA DEL VALLO – sottoscrivono con la SUD WIND di Luigi Franzinelli una scrittura privata per la cessione di un ramo d’azienda concernente un’iniziativa industriale per lo sviluppo di un progetto per la realizzazione di un parco eolico sul territorio di Mazara del Vallo, per un corrispettivo di € 700.000. Il 6 aprile 2006, con atto notarile, anche la ENERPRO s.r.l. vendeva alla “EOLICA DEL VALLO” il ramo d’azienda costituito da un progetto di parco eolico nel Comune di Mazara del Vallo. Il 27 aprile 2006 il Consiglio comunale di Mazara del Vallo approvava la delibera concernente il parere richiesto dall’A.R.T.A. su un progetto di realizzazione di un parco eolico denominato “Venti di Vino” da parte della società “FERA” (Fabbrica Energie Rinnovabili Alternative). Il progetto della società F.E.R.A. creava grosse preoccupazioni nel gruppo affaristico – mafioso di cui fanno parte Martino, Saladino, Vito Nicastri, e su input din quest’ultimo veniva congegnata una strategia che salvaguardava gli interessi di tutti: imporre alla F.E.R.A. di trovare un accordo di collaborazione con la “EOLICA DEL VALLO”.  Dovrà essere l’Amministrazione di Mazara del Vallo a costringere la F.E.R.A. a pervenire a tale accordo, con la minaccia, diversamente, di veder boicottato il proprio progetto. A Martino era riservato il compito di convincere il sindaco Giorgio Macaddino a porre in essere la strategia ispirata da Martino e Nicastri, senza ovviamente sapere nulla dei retroscena. In questo contesto emerge il ruolo dell’addetto stampa del Comune, Ettore Bruno che fa da trait d’union tra Martino e il sindaco per fargli  incontrare alcuni imprenditori della società Fera, Sebastiano Falesi e Cesare Fera. E però era accaduto che anche l’impresa Fera si era mossa per “certi” canali, e loro referente era diventato l’arch. Sucameli. Questi intercettato si lamentava dell’azione di Marino fatta attraverso l’addetto stampa , manifestava sorpresa e disappunto. A suo dire, infatti, secondo gli investigatori, egli aveva informato il sindaco Macaddino che la FERA era “cosa nostra” . Vito Martino si adoperava, altresì, per spianare la strada, dal punto di vista burocratico, alla “EOLICA DEL VALLO”, la onde agevolarla nel subentrare, a pieno titolo, in tutti i rapporti instaurati dalla SUD WIND con l’Amministrazione comunale mazarese. n particolare, era indispensabile trasferire alla “EOLICA DEL VALLO” la convenzione a suo tempo stipulata con la SUD WIND. Vito Nicastri consegnava a Vito Martino la bozza di una lettera, indirizzata all’Amministrazione comunale, con la quale la “EOLICA DEL VALLO” chiede alla stessa di “prendere atto” che la Convenzione in questione devesi intendere trasferita, appunto, dalla SUD WIND alla “EOLICA DEL VALLO”. Martino consegnava la bozza a Ettore Bruno per farla avere al funzionario Giovanni Giammarinaro, incaricato di pronunciarsi sulla congruità. Il 20 settembre 2006 veniva assunta al protocollo del Comune di Mazara la lettera con la quale la “EOLICA DEL VALLO” chiede la “presa d’atto” del trasferimento ad essa della convenzione stipulata fra il Comune e la SUD WIND.

Le altre imprese. Non era segreto il fatto che per lavorare bisognava rivolgersi ai mammasantissima o ai loro complici. Anche la società “Fri-El Green S.p.a.” di Bolzano cominciava ad introdursi nell’ambiente mazarese per perseguire i propri scopi imprenditoriali, aventi per oggetto la realizzazione di parchi eolici. Il canale attraverso il quale la FRI-EL s’introduceva nelle inevitabili dinamiche corruttive era Melchiorre Saladino il quale raccomandava l’impresa bolzanina a Vito Martino perché la sostenesse politicamente. Nel maggio 2006, Vito Martino era impegnato nella campagna elettorale, essendo egli candidato alle elezioni regionali nella lista di Forza Italia. Luigi Franzinelli gli procurava un finanziamento: proprio la “Fri-El Green S.p.a.” di Bolzano gli prometteva un “contributo” per le spese elettorali di € 50.000, ritenendolo lo “snodo” fondamentale per ottenere di introdursi nel business dell’energia eolica a Mazara. Trattandosi di un finanziamento occulto, i soldi venivano accreditati sul conto corrente di Melchiorre Saladino e da questi consegnati a Vito Martino. Passaggi di denaro “giustificati” da fatture false emessa da Saladino. Solo che i soldi saladino li trattiene per se e per costringerlo a consegnarli a Martino si ritrova convocata dal suocero-boss del politico, Nino Cuttone. Questione infine risolta da Franzinelli che convincerà Josef Gostner, dirigente della Fri El, a versare direttamente a Martino 30 mila euro.

Ultima nota. La società “Eolica del vallo” è la stessa che la scorsa estate a Mazara si è messa a disposizione per sponsorizzare gli spettacoli estivi. Sul suo “cartellone” grandi nomi dello spettacolo, ma l’Udc si mise di traverso chiedendo in consiglio comunale soddisfazione sul contenuto dell’accordo raggiunto con l’amministrazione comunale. Forse, visto lo scenario complesso ed articolato, non era la sponsorizzazione che interessava ma altro?

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