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“Caso Fondi, si rompa il silenzio”

Di redazione il . Lazio

A quando lo scioglimento del comune di Fondi? Un interrogativo che ha tenuto banco al seminario di Libera Informazione promosso a Latina, terra di mafia e di corruzione. Nella sede della Casa del volontariato (a fare da anfitrione la responsabile Simona D’Alessio), si è discusso di mafie e informazione, di infiltrazioni criminali  e degrado culturale. Lucida e spietata l’analisi di Roberto Morrione – la guida dell’osservatorio nato attorno alla Fondazione Libera Informazione. Il concetto è semplice: se in otto milioni preferiscono seguire in tv il Grande fratello, nel giorno delle polemiche furibonde sul caso Englaro, allora la deriva culturale rischia di diventare insuperabile.

Un avvio sui generis, ma solo apparentemente. Quando Lello Turri, di Libera Latina, ha ricordato che quella in cui vive è terra di mafia, di camorra e ‘ndrangheta nessuno si è stupito. Ma parlare di mafie guardando alle coscienze degli italiani è destabilizzante. Coscienze addormentate, è la spiegazione che Morrione dà riferendosi all’apatia e al disinteresse di fronte a una realtà che vede il Lazio, Roma e soprattutto Latina ai primi posti per presenza mafiosa nel Paese. I dati sono eclatanti: il 55esimo posto assegnato all’Italia dagli osservatori internazionali in quanto a corruzione, il quinto posto del Lazio nella classifica di Legambiente relativa agli abusi ambientali, il recente dato che vede le famiglie romane indebitate per 25mila euro contro i 19mila della media nazionale. “Debolezze che espongono questa regione sempre di più di fronte all’avanzata della criminalità organizzata”. Che fare? Morrione guarda ai giornalisti: “La responsabilità dell’informazione è vasta e decisiva, servono un codice deontologico e perché  no etico. Serve una nuova Rai. Ognuno deve fare il proprio dovere fino in fondo, accada ciò che può”. Ma serve anche un salto di qualità, “per uscire dalla logica della cronaca nera e giudiziaria spicciola, che non dà conto della dimensione globale del fenomeno”. Ultimo giro: le intercettazioni, determinanti nelle ultimissime operazioni contro la camorra in provincia di Latina.

Al direttore di Latina Oggi, Alessandro Panicutti, è toccato l’affondo sulla vicenda Fondi. Da mesi il quotidiano si occupa del procedimento Damasco e approfondisce la questione Fondi. Un caso sul quale si è scatenata una polemica, con accuse di strumentalizzazione alla testata di proprietà di Ciarrapico (il rivale politico Fazzone è chiamato in causa nella vicenda). Il direttore Panicutti ha sciolto la diatriba con un semplice assunto: “Noi abbiamo fatto solo il nostro lavoro, abbiamo trovato le carte e le abbiamo pubblicate. Siamo stati contattati dai grandi quotidiani, ma in provincia le altre testate non hanno scritto nulla sulla vicenda. Perché?”. Un altro nodo: la relazione della commissione d’accesso al comune di Fondi è sul tavolo del ministro Maroni da diversi mesi. E il silenzio è calato da tempo. Panicutti ha poi provato a sfatare un altro tabù: “Il tenere alta la tensione sulle vicende amministrative, l’accesso agli atti sono elementi di garanzia per le istituzioni e i cittadini. E non un danno all’immagine della nostra terra, come la classe politica locale tende a sostenere”. Ecco che si torna al ruolo fondamentale dell’informazione, che sarebbe a rischio “se passasse la misura che vieta di pubblicare le carte dei processi”. Il direttore di Latina Oggi è categorico: nessuno comprerebbe più i quotidiani locali.

Antonio Turri, referente di Libera Lazio, prova a disegnare il quadro dentro il quale è maturata la Quinta mafia, quella provocatoria tesi lanciata da Libera Informazione con il dossier Mafie&Cicoria. La Quinta mafia è l’intuizione di una realtà in divenire, spiega Turri, che vede le mafie storiche ormai rimpolpate da elementi criminali locali. Ma soprattutto vede in azione il ceto politico e imprenditoriale assolutamente laziale doc. In un contesto del genere, Turri lancia la parola d’ordine dell’unità. “Non dividiamoci”, che si raccolgano tutti gli elementi positivi. Addirittura il chiaccherato Ciarrapico, “vittima di un attacco in stile mafioso per le posizioni assunte nelle vicende amministrative e giudiziarie locali” spiega Turri, anche il “nemico” di ieri può essere un valido alleato.

Dall’esigenza di dare certezze ai giovani e agli aspiranti giornalisti, sollevata dal cronista Andrea Giansanti, alla voglia di costruire informazione dal basso, insieme a Pandora tv e ai tanti giovani e professionisti impegnati nel progetto come Anna Maria Bianchi, un dibattito vivace concluso con una nota di ottimismo: se in otto milioni guardano il Grande fratello, agli altri 52 si può ancora parlare.

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