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Don Ciotti: politica e banche facciano la propria parte contro le mafie

Di no.fe. il . Lazio

Un altro tassello della lotta
alle mafie ha trovato la sua collocazione. E’ stata inaugurata oggi in pieno
centro a Roma (via dei prefetti) la nuova sede della prima bottega nella quale si vendono i beni prodotti sui terreni confiscati ai mafiosi. 

La bottega,
che sarà ospitata nei locali di Palazzo Incontro della Provincia di Roma,
è intitolata a Pio La Torre e – afferma il presidente Nicola Zingaretti – “rappresenta
un tratto distintivo della scelta di questa amministrazione che da anni è impegnata
insieme a Libera nei percorsi di legalità”. Zingaretti sottolinea inoltre che l’intitolazione
alla memoria di La Torre deve essere da stimolo per ricordare a ciascuno che la lotta alle
mafie è un impegno quotidiano che non si può delegare”.

Solo qualche mese fa in pieno
centro a Palermo l’annuncio dell’apertura di una bottega dei sapori e dei
saperi, la prima in Sicilia.  E poi
Napoli, Torino, Pisa, Firenze, tutte realtà oramai da tempo –  ha commentato il
presidente di Libera don Luigi Ciotti –  hanno
tradotto in realtà una battaglia centrale nella lotta alle mafie: la confisca e
il riutilizzo dei beni ai mafiosi. Da quando è entrata in vigore la legge
Rognoni – La Torre “non più un mafioso ha intestato a suo nome un bene”.

Questa bottega dedicata al
sacrificio e alla memoria di Pio La Torre, (in periodi in cui oggi altre amministrazione revocano intitolazioni a suo nome) sorge a due passi
dai palazzi del potere ed è anche a loro che Don Luigi si rivolge dichiarando – “le mafie non moriranno mai se non elaboriamo leggi nuove e non attuiamo una politica sociale
nel territorio”. Ma la mafia “vive di compiacenze”: il problema
e’ anche “il bacino, l’acqua di cui il pesce si alimenta” ed e’
“inquitentante che molte persone abbiano depenalizzato i reati nella propria coscienza”,
vivendo nella “furbizia, nella corruzione, nell’illegalita’”. Non
basta “riempirsi la bocca di discorsi” ma occorre essere ognuno di
noi “coerente e credibile.

Ricorda alcuni punti centrali della lotta alle mafie -Don Luigi, molti disattesi: dall’applicazione della legge Mancino del ’91
(“per risalire ai reali possessori dei conti correnti”) alla costituzione di un’agenzia nazionale
(“deliberate dalla Commissione antimafia ma non attuate”) sino alla
destinazione ad uso sociale dei beni confiscati a mafiosi e corrotti
(“come previsto nella Finanziaria 2006”)

E poi alcuni numeri: sono 987 le
aziende confiscate alle mafie ma solo alcune di queste sono rimaste in vita; 1700
beni confiscati sono ancora sotto ipoteca bancaria. Troppi infine, come ricorda il
presidente di Libera,  gli impedimenti burocratici che ancora ostacolano il
riutilizzo dei beni confiscati e anche su questo c’è bisogno di un intervento
mirato ed immediato da parte del mondo dell’economia e della politica.

 Questa bottega rappresenta infine un nuovo segnale – commenta Tano Grasso della Fai – che la battaglie alle mafie chiama in causa non solo i produttori ma anche i consumatori. “Questi prodotti – dichiara Grasso – hanno un valore in più e scegliere questo consumo critico, proprio come hanno fatto i cittadini di Palermo, è un segnale anche qui nella capitale dove le mafie hanno ormai contaminato il mercato economico e sociale”.

Un allarme condiviso e rilanciato anche dalla moglie di Pio La Torre – presente all’inagurazione insieme al figlio Franco (presenti in sala anche il nuovo questore di Roma Giuseppe Caruso e al prefetto Carlo Mosca) che ricorda come sia il riciclaggio del danaro un punto chiave della lotta alle mafie, la stessa condotta dal marito nella Sicilia degli anni ’70 -’80, quando ancora realtà come quella di oggi sembrava impensabili.

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