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La campagna UNESCO nella giornata contro l’impunità dei crimini contro i giornalisti

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«Chat GBV: sensibilizzazione sulla violenza di genere contro le giornaliste facilitata dall’intelligenza artificiale» è lo slogan della campagna dell’Unesco in occasione del 2 novembre, giornata contro l’impunità dei crimini contro i giornalisti rilanciata da Ossigeno per l’Informazione a cui aderisce anche il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti congiuntamente con la Commissione Pari Opportunità del Cnog.

La Giornata internazionale per porre fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti (IDEI) del 2025 sarà celebrata in tutto il mondo con il tema Chat GBV: Sensibilizzazione sulla violenza di genere contro le giornaliste facilitata dall’intelligenza artificiale”. L’Unesco mette nel mirino le minacce che le giornaliste affrontano nello spazio digitale e l’effetto paralizzante che questo può avere sulla libertà di espressione in senso più ampio.

In Italia la campagna è stata rilanciata da ‘Ossigeno per l’informazione’, l’ osservatorio che documenta e analizza il crescendo di intimidazioni e minacce nei confronti dei giornalisti italiani.

IDEI 2025 mira a rafforzare l’attuazione del Piano d’azione delle Nazioni Unite sulla sicurezza dei giornalisti e la questione dell’impunità, affrontando l’urgente necessità di proteggere le giornaliste negli spazi digitali e fisici. Violenza di genere facilitata dall’intelligenza artificiale contro le giornaliste

Le giornaliste sono sempre più esposte a minacce legate all’intelligenza artificiale, come la disinformazione di genere, la sorveglianza, i deepfake e le molestie. Questa forma di abuso, nota come violenza di genere facilitata dalla tecnologia (TFGBV), si è diffusa in modo allarmante con l’ascesa dell’intelligenza artificiale generativa.

Lo studio The Chilling dell’UNESCO del 2021 ha rivelato che il 73% delle giornaliste ha subito minacce online, e una su quattro ha subito attacchi offline. Più in generale, il 58% delle giovani donne e ragazze a livello globale ha subito molestie online sulle piattaforme dei social media, sottolineando la portata del problema che va oltre il giornalismo.

La ricerca sul campo dell’UNESCO conferma queste tendenze in tutto il mondo. In Zimbabwe, il 63% delle giornaliste intervistate ha denunciato violenza di genere e di genere (TFGBV), con incitamento all’odio, doxxing e abusi basati sulle immagini tra le forme più comuni, e il 14% ha subito violenza fisica legata a minacce online. In Ucraina, l’81% delle giornaliste ha subito violenza online, tra cui diffamazione, trolling di genere e minacce estese ai familiari, che spesso si sono trasformate in molestie offline.

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