Il fuoco della pace
Da venerdì prossimo fino a domenica 12 ottobre nella Piazza del Comune di Assisi, arderà notte e giorno un fuoco che dev’essere custodito e alimentato.
Attorno al fuoco si ritroveranno scolaresche, associazioni, parrocchie, comunità religiose, famiglie, lavoratori a pregare per la pace, riflettere, presidiare in silenzio, far volare un aquilone, ascoltare una fiaba…
In quel fuoco vorremmo fossero consumate tutte le armi del mondo capaci solo di provocare lutti, sofferenze e distruzioni ma anche i pregiudizi che ci impediscono di ascoltare le ragioni dell’altra e dell’altro. Quel fuoco deve essere alimentato con la legna dell’impegno degli artigiani di pace a costruire percorsi nonviolenti – solo apparentemente insignificanti e ininfluenti – nel proprio metroquadro di storia quotidiana senza perdere di vista la conversione radicale di cui hanno bisogno la politica, l’economia, l’informazione e tutti gli altri poteri.
Quel fuoco vuole scaldare i cuori per far trasparire quanto siano più numerose e più profonde le ragioni della pace, della riconciliazione, del dialogo e del perdono rispetto a quelle della vendetta e della violenza.
Il fuoco della pace che si accende in Assisi è poca cosa rispetto a quanto avviene a Gaza, in Ucraina, nel Nord Kivu, in Myanmar, ad Haiti, in Sudan e in Sud Sudan… ma è pur sempre una luce che indica la strada, è un segno.
E i segni, quando sono nonviolenti, diventano fuoco.
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