La legge del Ros in Antimafia: sparare sentenze inappellabili
Per una possibile audizione della Commissione parlamentare antimafia presieduta da Chiara Colosimo, sono alle prese con una montagna di documenti e verbali: per fortuna condensati da mani esperte in un paio di pen-drive, senza le quali finirei per essere letteralmente travolto.
Due giorni fa, Il Foglio ha pubblicato un intervento di Giovanni Fiandaca intitolato “Su via d’Amelio la commissione parlamentare fa indagini che spettano ai PM”. Sono sostanzialmente d’accordo.
Tutto ruota intorno all’indagine mafia-appalti a suo tempo seguita da Falcone e che, dopo la sua morte, avrebbe voluto riprendere (si sostiene) Borsellino. Il quale però, proprio a causa di questo suo interesse (si sostiene ancora) fu ucciso dalla mafia.
Gli ufficiali del Ros che si occuparono dell’indagine una trentina di anni fa, hanno assunto oggi nella Commissione Colosimo un ruolo particolare.
Sui miei appunti trovo infatti scritto che “per ogni fatto controverso gli ufficiali del Ros si ergono a giudici inappellabili. Si doveva fare così! Se non hai fatto così, la tua è incapacità, sciatteria o peggio. In questo modo attribuendosi un ruolo di ‘giudici dei giudici’, cioè dell’attività investigativo-giudiziaria antimafia svolta negli ultimi anni, che non compete loro, mentre lede la prerogativa di indipendenza della magistratura”.
Perché (art 101 Cost.) i giudici sono soggetti soltanto alla legge; e questa soggezione esclusiva – si insegna – fa sì che sia vietata ogni dipendenza anche indiretta da ciò che legge non è: si tratti di questo o quel Palazzo, della maggioranza politica contingente, di potentati economici o culturali, di una Commissione parlamentare, persino del ROS .
Certo la mia prosa non è quella del prof. Fiandaca: tra lui e me corre la stessa differenza che c’è tra un fine giurista e un badilante. Ma riscontrare consonanze su temi molto controversi non può che far piacere.
Fonte: Il Fatto Quotidiano
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