Quale domani?
Tutto questo sangue versato, quale domani sta irrigando? Tutte le macerie di Gaza, Libano, Cisgiordania, Siria, Yemen, Iran, servono a concimare un mondo nuovo o almeno più sicuro?
Forse è esattamente il contrario. Israele non sta vincendo, sta compromettendo il proprio futuro, il domani dei propri figli. Le prossime generazioni si troveranno a subire o respingere l’odio covato negli occhi di chi ha visto troppo sangue e ne riconosce persino l’odore.
È una politica tutta sbagliata. Combattere il terrorismo col terrore è tragica illusione. Tutto questo pregiudica il domani condannando a convivere ancora con la guerra e le sue conseguenze.
L’ultima speranza è che talvolta arriva qualcosa – repentino e inatteso o di soppiatto piano piano – a rovesciare il tavolo dei nostri calcoli e delle previsioni nefaste. La storia non può essere mai figlia dell’algoritmo e per questo presenta il catalogo limitato delle chance che dobbiamo essere attenti e pronti a riconoscere e praticare. Guai a smettere di crederci.
Per fare la pace ci vuole molto più coraggio che a fare la guerra. Per questo il mondo è pieno di codardi addestrati alla morte. Solo il popolo che decide di non arrendersi a questa logica perversa e malvagia, scriverà davvero il futuro delle future generazioni. Non stanchiamoci mai!
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