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L’efficientissima inefficienza della giustizia (per Santanchè)

Gian Carlo Caselli il . Corruzione, Diritti, Giustizia, Istituzioni, Politica

Le vicende processuali – per certi versi singolari – della ministra Santanché, in particolare un’ulteriore slittamento del processo sui falsi in bilancio di Visibilia (causa sostituzione di due giudici) han portato “il Fatto” dell’11 giugno a un titolo tanto suggestivo quanto azzeccato: “L’inefficienza programmata della giustizia (che) funziona”.

Questo titolo si potrebbe volgere in “inefficienza efficiente”. Un apparente ossimoro, che in realtà disvela una disfunzione strutturale del nostro sistema processuale: vale a dire l’irresistibile tendenza a usare un trattamento di favore (azzerando di fatto le pendenze a loro carico, tirandola alle lunghe fino alla prescrizione che tutto ingoia) per gli imputati cosiddetti eccellenti o galantuomini a prescindere, cioè considerati comunque tali in base al censo e alla posizione sociale.

Il primo posto in questa categoria di privilegiati spetta al nostro Governo, che non fa nulla per nascondere la sua insofferenza o idiosincrasia verso i controlli sul proprio operato.

Basti ricordare il caso recente, tanto evidente quanto inaudito e inaccettabile, delle controversie sul trattenimento dei migranti. Vari Tribunali han dato torto al Governo, che non ha trovato di meglio che reagire con quello che si potrebbe ben definire un colpo di mano: il trasferimento della competenza dai Tribunali alle Corti d’appello, con la speranza di ottenere un trattamento più favorevole.

Speranza del tutto evidente. Com’è evidente il vulnus arrecato a un principio fondamentale e imprescindibile dello Stato di diritto: quello secondo cui il giudice non può essere scelto da una parte in causa.

Il buon ministro Nordio, invece di preoccuparsi di questo, preferisce distrarre l’attenzione evocando il basso grado di fiducia della gente verso i giudici, a copertura di riforme dirette a scompaginare il governo autonomo della magistratura, come il sorteggio dei componenti del CSM.

Ignorando così due fatti: tale calo di fiducia è minore di quello che riguarda la politica; in ogni caso è dovuto soprattutto alla insoddisfazione dei cittadini per il malfunzionamento della giustizia. Che in gran parte dipende proprio dal Guardasigilli, responsabile della dotazione di uomini mezzi e risorse, oltre che di leggi adeguate che si facciano carico degli interessi  di  tutti.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

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