11 giugno 1984 “il firmamento bruciava”, come aveva detto Benigni
Il mio ricordo di Enrico Berlinguer 41 anni dopo il suo ultimo comizio a Padova.
Ho pensato che in questi anni sempre più bui, Enrico Berlinguer avrebbe incrociato il pensiero di Francesco e anche di Leone XIV, con i suoi “pensieri lunghi” interrotti, ancora prima della sua morte, quando il 16 marzo 1978 le brigate rosse sequestrano l’on. Aldo Moro e sterminano la sua scorta. Il suo assassinio dopo 55 giorni di dolore segnò anche la fine della politica/strategia del “compromesso storico”.
Che aveva preso avvio dalla riflessione di Enrico Berlinguer dopo la tragedia cilena dell’11 settembre 1973, con l’assassinio di Salvador Allende per mano del dittatore Pinochet. [1] Una strategia che fu premiata dall’esito del voto politico del 1976. Non si verificò il “sorpasso” temuto dalla DC che riuscì invece ad arginare la sua parte più innovativa impersonata da Aldo Moro.
Enrico Berlinguer e Papa Francesco sarebbero riusciti a delineare un percorso per scardinare il nesso politica/guerra che caratterizza da millenni il rapporto tra gli uomini e gli stati e costruirne uno nuovo: politica/pace.
Perchè solo la politica può produrre trasformazioni e cambiamenti. Immaginare un mondo senza guerre e costruirlo è il compito più ambizioso e necessario che la specie umana si possa dare.
Una necessità urgente anche per la questione ecologica che, insieme a quella della pace è legata alla possibilità di superare disuguaglianze ormai insopportabili tra Paesi, tra genti, generazioni, generi, in tutti campi. E questo perchè Berlinguer sarebbe l’interlocutore politico ideale per quanti nella politica e soprattutto nella società vogliono “la pace disarmata disarmante … umile e perseverante”. E questo perchè Berlinguer sarebbe stato l’interlocutore politico ideale per Papa Francesco ma anche per papa Leone XIV.
Oggi non vedo interlocutori politici e non vedo neanche analisi politiche della società e del mondo così come oggi si presenta. Enrico Berlinguer era morto da cinque anni quando crolla il muro di Berlino, si realizza l’unificazione tedesca, premesse per la fine dell’Unione Sovietica e dei blocchi contrapposti. Nessun aggiornamento di analisi, di riflessione fu avviato su che cosa avrebbe prodotto nel mondo un cambiamento così radicale della geopolitica e conseguentemente dei possibili conflitti futuri. E come si sarebbero regolati i rapporti tra super potenze alla fine dell’equilibrio del terrore e anche a un modesto inizio di disarmo. Un grande problema tutto ancora aperto!
Ci accorgiamo di questa mancanza perchè il mondo oggi rischia di finire preda di sè stesso, con una comunità internazionale incapace di affrontare i problemi che ci interpellano e che esigono di andare oltre le risposte militari e di guerra. In questi giorni venti di guerre spirano ancora più minacciosi. L’aggressione della Russia di Putin nei confronti dell’Ucraina prefigura non più un conflitto locale (tra i tanti già in corso), le stragi degli innocenti a Gaza da parte di Israele nei confronti del popolo Palestinese: sono già la terza guerra mondiale a pezzi.
Ho pensato alla crisi dei missili a Cuba del 1962 [2]. Protagonisti Jhon Kennedy, Nikita Krusciov e Fidel Castro. Si arrivò a sfiorare la guerra mondiale (già allora i generali proclamavano che c’erano tante armi atomiche da poter distruggere mille volte il nostro pianeta!). Forse fu un miracolo, come qualcuno sostenne, di certo è che i protagonisti di quella storia erano dei “giganti”, si scambiarono ultimatum reciproci e alla fine la crisi fu risolta: furono ritirati i missili sovietici da Cuba e quelli americani dalla Turchia!
Oggi in questa guerra della Russia contro l’Ucraina sono coinvolte l’Europa, l’Italia, l’alleanza atlantica, la Gran Bretagna, uscita dall’Europa, che è una potenza nucleare come la Francia e la Cina che per ora “osserva”, altri paesi come l’India il Pakistan e la Turchia…). Tutti forniscono armi all’Ucraina che, tramite il suo Presidente, ne chiede sempre di più e sempre più potenti capaci non più solo per la difesa ma anche di attacco. Questa è una strada “bloccata” bisogna tornare indietro e riflettere, come ci insegna anche Norberto Bobbio.[3]
C’è l’impressione che ogni paese e grande potenza cerchi di trarre vantaggio da queste guerre, dal punto di vista economico (industria bellica e pensando già anche alle ricostruzioni!), geopolitico, di potere e per il controllo delle risorse, invece di pensare e progettare un nuovo ordine mondiale fondato sulla cooperazione e la solidarietà internazionale e costruire un’Europa di pace che diventerebbe la vera potenza. Papa Francesco ai governanti del mondo rappresentati in Vaticano da ambasciatori e rappresentanti dei Paesi accreditati presso la Santa Sede, il 9 gennaio 2023:
”La terza guerra mondiale a pezzi che stiamo vivendo ci porta a considerare altri teatri di tensioni e conflitti. Tutti i conflitti pongono comunque in rilievo le conseguenze letali di un continuo ricorso alla produzione di nuovi e sempre più sofisticati armamenti, talvolta giustificata adducendo il motivo che se una pace oggi è possibile, non può essere che la pace fondata sull’equilibrio delle forze – Occorre scardinare tale logica e procedere sulla via di un disarmo integrale, poiché nessuna pace è possibile laddove dilagano strumenti di morte“.
Berlinguer, ancora lontano il processo di globalizzazione così come si è sviluppato, parlava invece di “globalità”: “Globalità significa, dunque, non limitarsi ai problemi pur rilevanti del petrolio, ma aprire la trattativa anche sulle altre fonti energetiche, su tutte le materie prime, sui prodotti industriali e agricoli, sui servizi, sulla tecnologia e sulla ricerca. E tutto ciò noi vediamo non solo in termini di sviluppo degli scambi e di giusta definizione dei rapporti finanziari e monetari che vi sono connessi, ma anche e soprattutto in termini di vera e propria cooperazione, verso forme sempre più estese e organiche di divisione internazionale del lavoro reciprocamente vantaggiosa e di integrazione verso l’ipotesi realistica di un ‘governo mondiale’.”
Nel pensiero di Berlinguer il governo mondiale si collocava al termine di una lunga catena di altri concetti e tematiche politiche: l’interdipendenza dei problemi dell’umanità, la battaglia per un nuovo ordine economico internazionale, contro ogni forma di imperialismo e neocolonialismo, per la pace come fattore di sviluppo, di lotta alle disuguaglianze sempre più insopportabili anche oggi.
Nella prefazione alla riedizione di “Destra Sinistra” di Norberto Bobbio, Nadia Urbinati scrive:” Quel che questo libro anticipatore e sempre attuale ci insegna … è che l’eguaglianza tra le persone, diverse in tante cose ma non nella possibilità di soffrire ed essere violate, è la stella polare che orienta la nostra società. Il suo valore è tanto più forte che essa subisce da parte della minoranza che nel nome della riuscita economica è pronta a rivedere i fondamenti del patto democratico. Se non che mettere in questione l’eguaglianza comporta immancabilmente mettere a repentaglio la libertà di tutti. … Si potrebbe dire che eguaglianza e libertà vivono in perenne tensione ma periscono entrambe se separano i loro destini.”
Le cose sono cambiate. Quello che ancora sorprende è che un politico immerso nel suo tempo non rinunciasse a pensare e a proporre uno scenario ideale, un’utopia sullo sfondo però di una battaglia con concretissimi obiettivi. E che ancora il suo pensiero sia attuale di fronte ai disastri di oggi, guerre, disuguaglianze dilaganti, sconvolgimenti climatici; e che non ci siano forze politiche e governi che intendano contrastare la politica che li provoca. Ci sono però segnali importanti nella società tra le giovani generazioni, nel mondo della cultura e della scienza. Una nuova fase può aprirsi se nasce una nuova classe dirigente che vuole mettersi in gioco e che restituisce alla politica conoscenza impegno e studio, idealità, valori, sogni. Termino con il grande sogno “il sol dell’avvenir”. Ferdinando Adornato, verso la fine di una intervista per l’Unità 18 dicembre 1983, chiese a Enrico Berlinguer:” In una civiltà in cui angoscia e segni di morte sembrano prevalere, ha ancora senso lo slogan del ‘sol dell’avvenir’?
Berlinguer risponde:” Intanto c’è un paradosso: sul sole dell’avvenire oggi discutono più gli scienziati che i comunisti. Infatti uno degli orizzonti che si può aprire nasce proprio dalla possibilità di una piena utilizzazione dell’energia solare. Ecco un modo scientifico di rifarsi ancora all’idea del ‘sol dell’avvenir’!
Note
[1] Sono i tre articoli pubblicati su Rinascita nel 1973 n. 38,39,40 (Imperialismo e coesistenza alla luce dei fatti cileni; Via democratica e violenza reazionaria; Alleanze sociali e schieramenti politici).
[2] La crisi fu preceduta un anno prima dall’invasione della baia dei Porci, tentativo fallito di rovesciare il governo di Fidel Castro a Cuba, messo in atto dalla CIA degli Stati Uniti. Fidel Castro nel 1959 dopo sei anni di rivoluzione, aveva rovesciato il regime del dittatore Fulgencio Batista sostenuto dagli USA.
[3] …Ma noi, uomini, siamo mosche nella bottiglia o pesci nella rete? …Forse né l’uno né l’altro…ma la condizione umana può essere rappresentata con una terza immagine, quella del labirinto: chi entra in un labirinto sa che esiste una via d’uscita, ma non sa quale delle molte vie che gli si aprono innanzi di volta in volta vi conduca. Procede a tentoni. Quando trova una via bloccata torna indietro e ne prende un’altra…Bisogna avere molta pazienza, non lasciarsi mai illudere delle apparenze, fare un passo per volta…. La caratteristica della situazione del labirinto è che nessuno sbocco è mai assolutamente sicuro e, quando la strada è giusta…non è mai lo sbocco finale… (da Il problema della guerra e le vie della pace Norberto Bobbio – Il Mulino 1979 la prima edizione che contiene una lezione del 1966; ci sono state altre tre edizioni: 1984, 1991,1997, con prefazioni aggiornate)
Fonte: Articolo 21
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