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Valdarno e Piana Gioia Tauro: un patto di amicizia che apre strade nuove per le nostre comunità

Piero Ermini il . Associazioni, Calabria, Cultura, Diritti, Giovani, Istituzioni, Mafie, Toscana

Si sommano tanti e diversi sentimenti dopo giornate vissute così intensamente.

Momenti e situazioni si mescolano e si annodano, in un intreccio di sensazioni che scaturiscono a volte guardando la bellezza della natura, o di un’opera d’arte, a volte dagli incontri con le persone, in un incrocio di umanità, di idee, pensieri, sensazioni che sembrano quasi sommergerti e lasciarti senza respiro.

Nel salutare gli amici calabresi questa sera, dopo quattro giorni trascorsi insieme girando per il Valdarno in lungo e in largo, toccando nove comuni, passando insieme tante ore dalla mattina presto a sera inoltrata, ti rendi conto di quanto in quell’abbraccio finale sia contenuto un calore che non pensavi, una voglia di trasmettere in modo intenso il tuo grazie per quanto si è fatto forte questo legame.

Avverti quanto le relazioni possano essere potenti…

Tornato a casa senti il desiderio di fermare in un foglio quello che a pelle avverti, quasi per non lasciarlo sfuggire, con la paura che senza questo gesto tu possa disperdere ciò che questa esperienza ti ha trasmesso.

Eccomi qui a cercare di trascrivere quello che sento dentro, quel di più che è il dono che ho ricevuto e che spero di saper rielaborare insieme agli attuali e ai nuovi compagni che si vorranno unire in questo viaggio, per poi farlo fruttare nel mio domani e nella mia comunità.

Il primo pensiero è nelle parole di Michele, Sindaco di Cinquefrondi, quando ieri, dopo la firma del patto di amicizia ha detto che forse non ci rendiamo conto di quello che abbiamo firmato, perché se avessimo il coraggio di attuare questo patto cambieremo la vita delle nostre comunità…

Ed è vero, perché se penso alle idee e alle proposte che già in questi giorni sono nate, alle attese degli amministratori di Polistena e di Cinquefrondi nei nostri confronti, e all’entusiasmo con cui i nostri sindaci del Valdarno hanno vissuto questa visita, avverto che abbiamo fatto qualcosa di importante a cui ora dobbiamo dare gambe.

Il secondo pensiero è per il momento del racconto della collaborazione tra Unicoop Firenze e la cooperativa La Valle del Marro che dura da oltre 20 anni perché credo che senza questa storia oggi non sarebbe stato possibile far nascere una nuova storia che vede ancora insieme il Valdarno e la Piana di Gioia Tauro. È proprio vero, i semi gettati in una terra fertile producono sempre nuovi frutti.

Il terzo pensiero è per le ore trascorse insieme alla Fraternità della Visitazione, perché suor Simona, suor Lucia, suor Letizia, suor Valentina ci hanno fatto capire cos’è la moltiplicazione dei pani e dei pesci, quelle 12 ceste di cibo che avanza dopo che tutti hanno mangiato, quel di più da non gettare ma da condividere con altri che busseranno alla porta. È il senso dell’accoglienza da loro vissuto verso quelle oltre 850 persone con un bisogno che in questi 25 anni hanno bussato a quella porta per ritrovare o a volte incontrare per la prima volta se stessi.

Il quarto pensiero è vedere davanti a te, poche ore dopo l’incontro con la Fraternità Visitazione, undici primi cittadini con la fascia tricolore, firmare un patto che apre nuove porte, quel di più che se vissuto e realizzato può moltiplicare la crescita delle nostre comunità e pensare che niente è a caso. L’esser voluti passare prima dalla Fraternità forse è segno che questo sogno può veramente realizzarsi.

Ma in questo caso un altro pensiero scorre davanti a me, quello che questo patto è stato scritto con lo sguardo rivolto ai nostri e ai loro ragazzi, nel segno dei valori della nostra Costituzione, per dare un’opportunità in più di crescita sociale e civile a loro, vivendo esperienze come i campi di Libera in uno scambio reciproco dalla Toscana alla Calabria e viceversa.

Poi appare davanti a me un volto, quello di Antonino De Masi e penso a me e lui seduti accanto in quel palco nel bellissimo teatro Garibaldi a Figline Valdarno.

Mentre lo intervisto mi soffermo su di lui, sui suoi occhi che mentre parla si socchiudono, si fanno piccoli dietro alle lenti degli occhiali.

Tiene la testa leggermente reclinata e si avverte a pelle la sofferenza di un uomo che per difendere la sua libertà ha messo in gioco tutto; la sua famiglia, i suoi affetti, la sua professione.

Si avverte in lui la grande dignità che lo pervade, e lo si avverte dal modo in cui scandisce lentamente le parole, come quasi a volerle far penetrare dentro di noi più in profondità, darci il tempo di farle nostre. Sono parole che ti entrano dentro non solo con il timbro di una voce, ma si muovono anche con il corpo, con le mani che toccano la testa, quasi a volerci far ancor più riflettere; un tutt’uno tra suono e movimento che ci spingono a stare concentrati su di lui.

C’è tanta vita racchiusa in questa persona, desiderio ancora oggi di lottare e di non cedere, dopo aver attraversato il buio e la solitudine di un uomo che vive da anni sotto scorta, che ha subito attentati e che la ‘ndrangheta ha minacciato di morte insieme a tutta la sua famiglia.

Non è un perdente Antonino, ma un vincente perché non ha rinunciato ai suoi valori. Anche se i suoi occhi qualche volta si inumidiscono mentre parla, quelle lacrime hanno il sapore di chi ha imparato che anche nella sofferenza si può costruire speranza e futuro.

Avevo avvertito la grandezza di quest’uomo già dai brevi incontri con lui nella sua azienda durante le nostre visite in Calabria. La lettura del suo libro “Inferi” mi ha aiutato a conoscerlo meglio. Quel libro è un susseguirsi di emozioni contrastanti tra il dolore che attraversa quelle pagine, e la speranza che si apre sul suo domani.

Un cammino dove si attraversa il buio e la solitudine per poi arrivare a riemergere, a vedere la luce e la speranza.

Se l’incontro al Garibaldi è stato molto bello ed emozionante, quello alla Pieve di San Giovanni di fronte a 200 studenti è stato ancor più intenso e penetrante.

Lui è riuscito da subito a catturare l’attenzione dei ragazzi e il clima che si è creato in quella pieve aveva un qualcosa di magico. Ragazzi con i volti concentrati su di lui, in un silenzio inconsueto, e gli occhi posati su Antonino, lontani dai cellulari.

Quando alla fine i ragazzi si sono alzati tutti in piedi in un lungo applauso, Antonino si è messo la mano al cuore in segno di ringraziamento. Era felice, commosso, e per la gioia che sentiva ha chiesto di farsi una foto con tutti loro.

Ero felice anch’io perché percepivo che in quell’ora ancora una volta si erano moltiplicati i pani e i pesci e un di più di bellezza e di vita dura, vera, era arrivato al cuore di chi si trovava in quella sala.

Ma non sarebbe stata l’ultima emozione forte quella vissuta con Nino De Masi, perché mai mi sarei aspettato che a incontrare la delegazione calabrese al circolo del Ponte alle Forche, in un sabato pomeriggio dopo pranzo così caldo, sarebbe arrivata un così grande numero di associazioni del Tavolo della Partecipazione di San Giovanni Valdarno.

In quella sala eravamo quasi 50 persone, per presentarsi, farsi conoscere, provare a gettare le basi di possibili forme di incontro e di contaminazioni.

Quasi due ore di bella e ricca conversazione, con l’intento di costruire qualcosa insieme per incontrare il tessuto associativo della Piana di Gioia Tauro.

Un buon inizio anche per noi di Libera e Legambiente che tanto ci siamo impegnati in questi mesi per dare un senso a questo patto.

Il mio pensiero va ai nostri sindaci che hanno accolto la delegazione calabrese in tutte le 9 città valdarnesi che hanno sottoscritto il patto, con amicizia e calore, in tanti e diversi modi: nelle sedi istituzionali, con un giro nel centro storico, con la visita a un museo o a una pieve, con una camminata nel mezzo della bellezza della natura. Molti di loro hanno partecipato a cene, eventi, dibattiti insieme ai sindaci calabresi.

E il pensiero poi corre verso don Pino De Masi parroco di Polistena e referente di Libera della Piana di Gioia Tauro, che in quella terra ha formato e forma ancora oggi alla libertà, all’accoglienza e alla solidarietà centinaia e centinaia di giovani calabresi, per arrivare fino a Antonio Napoli e Domenico Fazzari cresciuti in quel contesto e che poi hanno avuto la forza di rimanere e dar vita alla cooperativa la Valle del Marro

Anche in questi giorni don Pino e Antonio, ci hanno fatto capire come il lavoro quotidiano che svolgono sia rivolto alla liberazione della loro terra dalla schiavitù che la ‘ndrangheta vuole imporre, in un cammino di resistenza, di lotta, di amore per la loro terra.

Per loro anche questo patto è un modo per rendere più libera la Piana di Gioia Tauro.

Così come lo è per Michele Tripodi sindaco di Polistena e Michele Conia sindaco di Cinquefrondi e i loro amministratori, che credono che dopo la sigla del patto possano nascere progetti nuovi di contaminazione e conoscenza nel solco dei valori della nostra Costituzione.

Ci sarà tempo per elaborare il “tanto” che questi giorni lasciano a tutti noi che in questi mesi questo progetto lo abbiamo pensato e portato avanti; Sergio Serges e Alice Vieri di Legambiente, Piero Giunti Sindaco di Reggello…

Credo che quello che ci attende dovrà essere il tempo di fare spazio alla fantasia, di dare opportunità di incontri tra scuole, associazioni, parrocchie, cittadini con gli occhi aperti verso i nostri ragazzi.

Un tempo per costruire ponti e non tirare su muri, di aprirsi al nuovo, dare spazio a quel di più che può andare oltre ai nostri confini mentali perché si possano cogliere,occasioni di crescita nelle reciproche comunità.

Un patto di amicizia per fare più comunità, per diventare persone più libere, per inseguire la solidarietà e la giustizia sociale, per dare opportunità ai nostri ragazzi.

Avendo nella mente e nel cuore la bellezza di una Fraternità come quella della Visitazione, la libertà conquistata di Antonino, il sogno inseguito da don Pino per i suoi ragazzi, la forza e la determinazione di Antonio e Domenico nel mandare avanti la loro cooperativa, la speranza di 11 sindaci che hanno firmato quel patto…

Stasera sono felice…


Il patto di amicizia tra il Valdarno e la Piana di Gioia Tauro è il segno di una nuova e più matura conoscenza della realtà 

Patto di amicizia tra 9 comuni del Valdarno e 2 comuni della Piana di Gioia Tauro

Inferi. La storia vera di un sopravvissuto alla ‘ndrangheta

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