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Luoghi di speranza. Alberi per celebrare i morti di Città del Messico (come Falcone)

Nando dalla Chiesa il . Cultura, Diritti, Internazionale, Istituzioni, Memoria, Politica

Sapete perché cantano tanto gli uccellini? Perché ci regalano questa splendida colonna sonora di maggio quando ci svegliamo o finiamo di lavorare?

“Forse per ricordarci che la bellezza, a volte, sta proprio nelle piccole cose. O magari perché, a differenza nostra, non hanno bisogno di un motivo per essere felici”. La risposta, che trovo bellissima, me l’ha data con la massima levità un’allieva giunta in aula in età adulta.

Non so quale ne sia il fondamento etologico, ma certo la risposta mi ha fatto riflettere su quanto sarebbe più ricca una università senza barriere logistiche per le età. E in più mi ha convinto che proprio questo tipo di sguardo possa aiutarci a vivere in un mondo che appare tragicamente sprovvisto di luoghi di pensiero e di linguaggio della leggerezza.

Mi guardo intorno e capisco che non è un’esigenza solo mia. Uno studioso insigne mi ha detto che il nostro compito, fra Trump, Netanyahu e Putin, è ormai quello di conservare – ben scritti e argomentati – i fondamentali della cultura moderna, dai lumi ai diritti universali. Per farli pervenire ai posteri, un po’ come fecero gli amanuensi per trasmetterci patrimoni culturali che le orde barbariche avrebbero altrimenti dato alle fiamme.

Un mio amico, grande protagonista di volontariato umanitario nel mondo, mi ha confessato che il suo sogno è oggi quello di presentare il suo prossimo libro, dedicato agli utopisti, in una valle solitaria, senza umani nel pubblico. Desidera davanti a sé piante, animali bradi e – appunto – uccellini. Per parlare secondo sentimento, senza censure e autocensure, registrando e tenendo poi il materiale a futura memoria. Ad Assisi, dunque, simbolicamente? Troppo popolate, ha detto. Semmai Polsi, in Calabria, il luogo del santuario in cui ogni settembre, per tempi lunghissimi, si sono riunite le genti della ‘ndrangheta. “Ora non ci sono più, ci sono solo gruppi di fedeli”.

Ecco, di fronte al disastro planetario, sembra crescere la voglia di fuggire. La fuga come arma di resistenza però, come ci insegnano le centinaia di migliaia di giovani italiani che se ne vanno all’estero, senza valigia di cartone ma con un computer con il quale sanno progettare e fare cose impossibili. Purtroppo a questo siamo. Meglio, a questo stiamo arrivando, benché con mente combattente, visto che svaniscono i soggetti che dovrebbero combattere “per un mondo migliore”, sempre più ibridati dalle circostanze della storia.

Venerdì scorso mi è sembrato di partecipare a una di queste esperienze a Città del Messico. Avevano appena ucciso l’assistente personale e il consigliere giuridico di Clara Brugada, la presidente dello Stato di Città del Messico. E si coglieva tra le persone impegnate nella lotta per diritti civili e democrazia uno sbandamento che mi ha improvvisamente ricordato la Palermo degli anni ottanta.

Che fare in un paese che non conosce l’indipendenza della magistratura, dove in mezzo secolo ci sono stati 400mila morti e 120mila desaparecidos, dove la polizia non offre un impiego stabile, con scuole pubbliche precarie? Come reagire?

È venuto in mente ad alcuni che stava arrivando il 23 maggio, l’anniversario di Giovanni Falcone e di Capaci, e che forse occorreva testimoniare contro tutte le forme di crimine organizzato. Così è spuntata l’idea di piantare a Coyoacan un “boschetto intensivo” di “cinque alberi per la vita”, dell’unico tipo di piante sopravvissuto a Hiroshima. Cinque come le vittime della strage.

A piantare, con i loro rappresentanti, la Secreterìa de Seguridad Ciudadana, l’Istituto messicano per la giustizia, la locale Cattedra Falcone-Borsellino, l’Università di Milano.

Una fuga dentro di sé? Una bandiera per lasciare al vento una testimonianza orgogliosa? Uno dei modi per non arrendersi?

Vedete un po’ cosa non vi possono evocare gli uccellini all’alba, lo sfinimento da violenza, la voglia di reagire. Santo cielo, che incerti grovigli…

Fonte: Il Fatto Quotidiano, 26/05/2025

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