Lecco, i beni confiscati diventano “cosa di tutti”. La giornata del Premio Paolo Cereda
‘Erano cosa loro, ora sono casa di tutti’: Premio Paolo Cereda a 5 classi.
Cinque scuole premiate, ben trentadue classi coinvolte, decine i progetti consegnati, tra video, approfondimenti, inchieste e laboratori creativi. Al di là delle classifiche, ciò che emerge dalle riflessioni dei giovani è chiaro: ciò che un tempo era simbolo di sopruso e criminalità oggi può rinascere come spazio di comunità, di legalità, speranza, e merita di essere raccontato.
È questo il cuore della settima edizione del premio “Erano cosa loro, ora sono casa di tutti”, il bando promosso dal coordinamento lecchese di Libera – Nomi e numeri contro le mafie in collaborazione con l’Ufficio scolastico provinciale di Lecco e la Fondazione Comunitaria del Lecchese, dedicato alla memoria di Paolo Cereda.
La cerimonia si è tenuta nel pomeriggio di oggi, nella sala di Officina Badoni a Lecco, alla presenza di numerose autorità, tra queste il prefetto Sergio Pomponio, il questore Stefania Marrazzo, il colonnello Nicola Melidonis, comandante provinciale dei carabinieri e il colonnello Massimo Ghibaudo della Guardia di Finanza.
Cinque le classi premiate, con un contributo di mille euro ciascuna, per proseguire i percorsi avviati: la 2^B dell’ICS Valmadrera, la 2^D dell’ICS Molteno, la 4^A dell’IS Parini di Lecco, la 2^ AS del Liceo Agnesi di Merate e la 3^ AFM dell’Istituto Maria Ausiliatrice.
I progetti vincitori hanno esplorato il tema dei beni confiscati alle mafie trasformati in risorse sociali, come nel caso del centro “Il Giglio” o della pizzeria “Fiore” a Lecco, veri e propri simboli di rinascita civile.
Ad aprire il pomeriggio è stato Luca Cereda, figlio di Paolo, che ha coordinato gli interventi e dato voce ai giovani protagonisti. “Vogliamo che questo progetto non sia solo un’esperienza scolastica, ma una scelta consapevole – ha spiegato – un lavoro concreto che si traduce in riflessione, creatività e consapevolezza”.
Il coordinatore provinciale di Libera, Alberto Bonacina, ha sottolineato l’importanza dell’educazione alla legalità nelle scuole: “Il fatto che abbiano partecipato 32 classi testimonia quanto questi temi siano sentiti. I beni confiscati non sono entità astratte: sono diventati sartorie sociali, centri di accoglienza, ristoranti. Luoghi strappati alla mafia e restituiti alla collettività”. E ha ricordato, tra gli esempi concreti, la sartoria sociale nata, di recente, a Costa Masnaga.
Il sindaco di Lecco Mauro Gattinoni ha richiamato la responsabilità della politica nel mantenere alta l’attenzione sul fenomeno mafioso: “Anche la nostra città è stata toccata, negli anni Novanta, da questo tipo di fenomeni. Oggi i beni che erano stati sottratti alla collettività sono stati restituiti. Ma non basta: serve tenere alta la guardia, capire quando qualcosa si muove nel modo sbagliato. La mafia si insinua dove ci sono spazi vuoti. Sta a noi non lasciarli aperti”.
Dello stesso tono le parole del presidente del consiglio comunale Roberto Nigriello, anche rappresentante dell’associazione Avviso Pubblico: “Partecipare a queste iniziative come Comune è una scelta di campo. Sono tre i comuni sciolti per mafia nell’ultimo mese. Non possiamo abbassare lo sguardo. Dobbiamo essere presenti, fare rete tra enti, scuole e cittadini”.
Molto incisivo anche l’intervento del prefetto Pomponio, che ha voluto ricordare l’importanza del sequestro dei beni come forma concreta di giustizia: “La sentenza è l’ultimo atto di un lungo percorso. Ma prima ancora, c’è l’invasione di spazi da parte di chi ha costruito il proprio potere sulla sopraffazione. Confiscare e restituire è un atto di giustizia profonda, è ridare dignità a una comunità. Le mafie sono fuori da questa porta. Così come il bullismo, la violenza, le minacce. Tutto ciò che nega la libertà”.
Tra i lavori più toccanti, il progetto dell’ICS Molteno, che ha “dato voce” al centro “Il Giglio” in un racconto a tre fasi: l’apertura, il sequestro e la rinascita. “Abbiamo scritto pagine di tristezza, rabbia, ma anche speranza e gioia”, hanno spiegato i ragazzi. “Abbiamo imparato a scrivere con il cuore. La legalità è un seme da coltivare sempre”. Un altro progetto ha trasformato il concetto di bene confiscato in un gioco interattivo, dal titolo “Nostro/Vostro”, per mostrare quelli non ancora assegnati nella provincia di Lecco.
Tra gli istituti superiori, il Liceo Agnesi ha realizzato un’inchiesta approfondita sul bene confiscato di Osnago, oggi trasformato in rifugio per persone fragili. L’IMA ha presentato una mappa simbolica in cui i beni confiscati diventano fili intrecciati tra memoria e futuro. La pizzeria Fiore e il Giglio sono diventati spunto per un percorso interattivo destinato ai clienti, con fumetti e QR code da porre sui tavoli. Il Parini ha scelto il linguaggio del video, rivolgendosi idealmente alla ‘ndrangheta: interviste, immagini, parole per dire che “il futuro non le appartiene più”.
A chiudere, l’intervento di Maria Grazia Nasazzi, presidente della Fondazione Comunitaria del Lecchese: “Questo luogo oggi è la vostra casa, come è casa nostra. L’educazione civica fatta in questo modo ha un senso profondo, non è teoria, è cittadinanza attiva. È testimonianza concreta del fatto che il cambiamento parte da voi”.
Sa.A.
Fonte: Lecco On Line
La legalità si impara sui banchi di scuola: premiate cinque classi. “Tutti i lavori hanno un valore”.
“Erano cosa loro, ora sono cosa di tutti”. È questo lo slogan che ha accompagnato la settima edizione del Premio Paolo Cereda, culminata martedì 27 maggio all’Officina Badoni con la cerimonia di premiazione dei progetti vincitori. Una mattinata densa di riflessioni, emozioni e testimonianze, che ha visto protagonisti studenti, docenti, istituzioni e rappresentanti del mondo civile, tutti uniti nel ricordo di Paolo Cereda e nella lotta contro le mafie.
Premio Paolo Cereda: i beni confiscati diventano “cosa di tutti”
Ha aperto l’evento Alberto Bonacina, referente di Libera Lecco, che ha ringraziato le 32 classi partecipanti: “Solo cinque saranno premiate, ma i vincitori siete tutti. Dedicare tempo e risorse a questi temi è fondamentale. Quest’anno abbiamo scelto di concentrarci sui beni confiscati, che raccontano la presenza della criminalità organizzata anche sul nostro territorio. Beni come il Fiore o il Giglio oggi sono luoghi della comunità. Presto aprirà un appartamento a Olate e una sartoria sociale è già attiva a Costa Masnaga. Un segnale concreto di rinascita”.
Luca Cereda, giornalista e conduttore della giornata, figlio di Paolo e membro della giuria insieme a Ida De Gregorio e Stefano Vassena, ha sottolineato: “Tutti i lavori hanno un valore. L’obiettivo è costruire una società fondata sulla socialità, non sull’individualismo”.
Il sindaco di Lecco, Mauro Gattinoni, ha ricordato il ruolo di Paolo Cereda nella città e l’impegno civico che ne è seguito: “Grazie a questo lavoro di memoria, tutti noi continuiamo a impegnarci. La mafia sottrae risorse oggi, e per contrastarla servono anticorpi forti. Come Comune, facciamo parte di Avviso Pubblico e abbiamo istituito una commissione antimafia. Dobbiamo saper riconoscere i segnali quando qualcosa non va”.
Anche il presidente del consiglio comunale, Roberto Nigriello, ha lanciato un appello alla responsabilità: “Sono tra i promotori del bando che ha dato vita a questo premio. Non possiamo permetterci esitazioni. Il tema della legalità riguarda tutti: nell’ultimo mese lo Stato ha sciolto tre Comuni per infiltrazioni mafiose. Anche Lecco, negli anni ’90, ha vissuto le ferite lasciate dalla famiglia Coco Trovato. Ma oggi siamo un esempio virtuoso nel riutilizzo dei beni confiscati”.
Parole di incoraggiamento anche da Marina Ghislanzoni, dell’Ufficio scolastico territoriale: “Ideare, confrontarsi, scrivere. Questo è vero apprendimento, questa è educazione civica”.
E da Maria Grazia Nasazzi, della Fondazione comunitaria lecchese: “Siamo affezionati a questo bando, è un’occasione preziosa per parlare ai giovani”.
Il prefetto di Lecco, Sergio Pomponio, ha ribadito l’urgenza di vigilare: “La mafia è anche qui, non guarda all’origine. Le bande, il bullismo, sono forme di sopraffazione, negazione della libertà. Fate attenzione: spesso il criminale è uno di noi. La legalità si difende con piccoli gesti, ogni giorno”.
Cinque i progetti premiati, ciascuno con un riconoscimento da 1.000 euro.
La 2D della scuola media di Molteno ha raccontato la storia del Giglio di Lecco attraverso un diario narrato dal punto di vista dei locali stessi.
La 2B dell’Istituto comprensivo di Valmadrera ha ideato un gioco da tavolo ispirato a Poliminix, realizzando pedine in 3D.
La seconda del Liceo scientifico Agnesi di Merate ha prodotto un video su un bene confiscato a Osnago.
La 3A dell’Istituto Maria Ausiliatrice di Lecco ha creato un percorso interattivo sulla pizzeria Fiore, un fumetto per i più piccoli e pagine digitali per riflettere mentre si consuma la pizza.
La 4A servizi commerciali dell’Istituto Parini di Lecco ha realizzato un video con interviste ai responsabili di Fiore e del Giglio.
A chiudere il pomeriggio, Lorenzo Frigerio, coordinatore di Libera Lombardia: “Le mafie sono qui, investono nella nostra regione. La Lombardia è la piazza principale del narcotraffico. La seconda edizione sul tema dei beni confiscati non è casuale: dobbiamo chiederci tutti, ragazzi compresi, cosa possiamo fare per contrastarle. Ricordo Paolo Cereda, mio amico: ha sempre garantito che le cose venissero fatte con serietà. Oggi la pizzeria Fiore è un simbolo che funziona. I beni confiscati non sono cosa loro, ma cosa nostra, non dimenticatelo”.
L’appuntamento con la legalità è già fissato per il prossimo anno. Tutti i progetti saranno pubblicati sul sito premiopaolocereda.it.
Andrea Gianviti
Fonte: Prima Lecco
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