Noi non commemoriamo Falcone. Lo continuiamo
Noi non commemoriamo Falcone. Lo continuiamo.
I giovani che sono in piazza a Palermo contro la mafia (o, in tante altre città, contro altre mafie) sono gli stessi che tanti anni fa sfilavano per sostenere Falcone e il pool antimafia.
“Silenzio! Entra la corte!” strillavano i giornali mafiosi.
“Viva Falcone! Antimafia!” urlavano dalle strade i liceali.
Noi possiamo dirlo, noi c’eravamo. Novembre ‘82, la prima intervista a Falcone, per il numero uno dei Siciliani.
Ma questo è già troppo, troppe parole. Non è il momento delle parole ma dei fatti. Le ragazze che sfilano, le ragazze e i ragazzi, la gioventù del millennio che è ancora qua.
E noi qui che faremo? Bei discorsi, i ricordi?
No. Faremo semplicemente il nostro mestiere. Noi, qui, siamo giornalisti. Roba bassa, modesta, e che tuttavia serve. Un onesto mestiere – calzolai di paese – ma quelle che noi risuoliamo sono scarpe che debbono andare molto lontano. Questo sappiamo fare – è soltanto un mestiere – e questo vorremmo lasciarvi, a voi che andate adesso per le vie di Palermo, per le vie del mondo.
***
“I cavalieri dell’apocalisse mafiosa”, “Le donne siciliane e l’amore”. I titoli di un giornale, e l’intervista a un ragazzo giudice, e dei ragazzi un po’ più giovani che erano – secondo loro – giornalisti. E l’uomo che sorridendo tastierava qualcosa, in una stanza povera, fra fumo di nazionali e ticchettìo.
***
Sarà un’estate difficile, per noi e per voi, estate di traversie e di gran lavoro. E mentre noi qui e voi lavoreremo, non è che imperatori e re (e boss mafiosi, che è lo stesso) se ne staranno tranquilli. Noi siamo matti ad affrontarli, giusto?
Eppure, eppure noi siamo quelli che cambiano il mondo. I ragazzini presuntuosi, i giudici giunti da poco, i fumatori di nazionali che pensano a chissà che mentre sorridono.
Questi e altri ancora: probabilmente abbastanza per vincere, o forse no, ma non si può sapere se non si prova.
Ognuno col suo mestiere, con le sue storie, ma pronto a insegnare/imparare tutto ciò che ha visto e ciò che sa. Uno t’insegna a fare scarpe e altre cose del genere, e tu gl’insegni il tuo computer o la tua chitarra. Facciamo così? 🙂
Trackback dal tuo sito.