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La nuova antimafia e i giochi su Scarpinato

Gian Carlo Caselli, Vittorio Barosio il . Costituzione, Diritti, Giustizia, Istituzioni, L'analisi, Mafie, Politica

Quella di Presidente della Commissione parlamentare antimafia è una carica prestigiosa. Attenzione quindi a come la si esercita. Sbaglia il Presidente che, invece di essere imparziale, dà anche solo l’impressione di voler rendere dei servizi a qualcuno.

Emblematica al riguardo è la “disinvoltura” del Senatore Centaro, Presidente dell’Antimafia dal 2001 al 2006. All’indomani della sentenza della Corte d’Appello di Palermo, poi confermata in Cassazione, che stabiliva  che  Andreotti aveva commesso (sic…) fino al 1980 il reato di associazione a delinquere con Cosa nostra, Centaro ebbe a sostenere che “il tentativo di condanna, o di attribuzione di mafiosità [era stato] malamente sbugiardato dalle pronunce giurisdizionali”.

Costringendo così il Presidente della sezione che aveva emesso  la sentenza a prendere posizione con un duro comunicato ANSA (cosa del tutto insolita) che respingeva, con toni sferzanti e argomentazioni inattaccabili, la tesi dello sventurato Centaro, invitato… a leggersi  la sentenza.

Qualcosa di simile va delineandosi con l’attale Antimafia.

Alla Presidente Colosimo si addebita di non ricercare la verità bensì la conferma – ad ogni costo – di una tesi aprioristicamente  assunta come unica possibile: vale a dire che l’esecuzione dell’attentato che causò la morte di Paolo Borsellino fu accelerata per impedire al magistrato di occuparsi dell’inchiesta mafia-appalti, senza degnare di una qualche considerazione nessun’altra ipotesi alternativa o concorrente. Tesi innescata dall’avv. Trizzino, legale di una parte della famiglia Borsellino, sostenuta da Mario Mori e Giuseppe De Donno, già ufficiali del ROS.

Dissentendo da tale impostazione, il senatore Roberto Scarpinato (magistrato assai stimato per come ha operato a Palermo e Caltanissetta, ora componente della Commissione), il 4 settembre 2023 ha consegnato al Presidente Colosimo una articolata memoria di 57 pagine con varie richieste istruttorie.

Risultato? Un piano proprio contro l’incauto  Scarpinato, mediante la modifica della legge istitutiva della Commissione, così da  escludere dai lavori e dalla consultazione dei documenti i membri in presunto conflitto di interesse. Tutti hanno capito che la proposta è stata confezionata su misura proprio per  Scarpinato.

Il 13 maggio è stata depositata all’Antimafia (e  illustrata in una conferenza stampa) una nuova memoria di circa 90 pagine del Gruppo 5Stelle, predisposta ancora da Scarpinato, nella quale si contestano in vari punti (anche sul versante  ricostruzione dei fatti) le dichiarazioni e/o induzioni di M. Mori e G.De Donno rese in sede di audizione all’Antimaflia.

Risultato? La Commissione affari costituzionali del Senato ha immediatamente calendarizzato la proposta di cui sopra diretta a modificare la legge istitutiva dell’Antimafia.

Ora, sembra a noi evidente lo scopo di scrollarsi di dosso il fastidio di un contendente pericoloso, escludendolo dalla discussione e decisione di casi che stanno molto a cuore al Centrodestra. Una forma di discriminazione, se non anche un tentativo di sottomissione,  di persone considerate non interlocutori con cui confrontarsi ma “nemici” fastidiosi a causa delle loro idee.

Ed è chiaro come a fronte di questo metodo si aprano scenari cupi e inquietanti, fino a quello (provocatoriamente evocato su Antimafia2000 da Saverio Lodato) dell’aula sorda e grigia di  infausta memoria.

Fonte: La Stampa

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