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Tre anni fa l’uccisione di Shireen Abu Akleh: un ricordo che non si arrende all’impunità

Antonella Napoli * il . Giustizia, Guerre, Informazione, Internazionale, L'analisi

Sono passati tre anni da quel tragico 11 maggio 2022, quando Shireen Abu Akleh, una delle voci più potenti e rispettate del giornalismo internazionale, fu uccisa sotto gli occhi di tutto il mondo.

La sua figura imponente, il suo volto e la sua voce sono ancora impressi nella memoria collettiva di chi ha seguito i reportage sulla Palestina per Al Jazeera. La dignità con cui raccontava le storie di un popolo oppresso ha lasciato un segno indelebile, e il suo messaggio, ancora oggi, sfidando l’oblio e la rassegnazione.

Nel terzo anniversario di url brutale assassinio, il suo spirito e la sua voce rimangono vivi nel cuore di chi lotta per la giustizia e la libertà di stampa a Gaza come nel mondo intero.

La giornalista palestino-americana, icona di coraggio e integrità, era a Jenin quando un cecchino la strappò alla vita.
Shireen non fu colpita accidentalmente, come affermano le autorità di Israele, ma era un obiettivo.

Alon Scagio, identificato come l’autore di quell’omicidio che ha scosso l’opinione pubblica internazionale, aveva mirato e sparato per eliminare proprio lei: una reporter scomoda.

Un militare israeliano, nel documentario “Who Killed Shireen?” racconta oggi che i soldati dell’Idf usano una foto della giornalista palestinese per il tiro al bersaglio.

Non solo l’hanno solo uccisa, ma dileggiano la sua memoria.

Nell’ufficio di Al Jazeera a Ramallah, il poster in sua memoria, appeso come simbolo di resistenza e di verità, è stato strappato dall’esercito israeliano, che ha chiuso la sede della tv araba; un gesto che testimonia la paura e la repressione di chi osa denunciare le ingiustizie compiute contro i palestinesi.

Ma l’immagine di Shireen, con il suo suo sorriso aperto e lo sguardo fiero di reporter a schiena dritta, sta sfidando le omertà dell’impunità.

L’osceno comportamento dei militari israeliano rappresenta la crudele “normalizzazione” dell’assassinio di una giornalista.
Per questo il film, prodotto dalla società media statunitense Zeteo, non solo ha voluto identificare Alon Scagio quale autore di quell’omicidio ma documentare la volontà cinica  e criminale di silenziare tutte le voci libere che raccontano i massacri nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. Nonostante le evidenze raccolte, i rischi di impunità e il ritardo delle indagini, come quella dell’FBI che non ha prodotto alcun risultato, evidenziano un sistema che permette di coprire i responsabili.

La comunità internazionale, nonostante le richieste di giustizia, si rivela spesso incapace di agire concretamente, lasciando gli assassini impuniti.

L’omicidio di Shireen rappresenta simbolicamente le molte altre vittime di un sistema che da decenni sconta impunità.
Secondo le statistiche del Committee to Protect Journalists (CPJ), dal 1992, almeno 20 giornalisti sono stati “giustiziati” dalle forze israeliane. Una tendenza che ha raggiunto l’apice nel recente conflitto a Gaza, dove, dal 7 ottobre 2023, sono stati uccisi più di 200 giornalisti palestinesi e libanesi senza che siano state intraprese indagini approfondite.

La mancanza di giustizia perpetua un clima di impunità, che permette l’assassinio di chi si impegna a raccontare la verità.
La tragedia di Shireen va oltre il singolo caso. È un simbolo di come la libertà di stampa e la vita dei giornalisti siano sotto costante minaccia nei territori occupati. Intercettata e colpita mentre documentava un’operazione militare, Abu Akleh è stata uccisa non per errore, ma come parte di un sistema che mira a zittire la verità.

La sua famiglia, la comunità internazionale e le associazioni di giornalisti chiedono giustizia, affinché si faccia piena luce su chi ha ordinato e eseguito il suo assassinio.

Il ritardo delle indagini e la mancata cooperazione di Israele rappresentano un fallimento collettivo.

Il Dipartimento di Giustizia americano, dopo mesi di attese, si trova ancora senza risoluzione, mentre la Corte Penale Internazionale non ha mai aperto un’inchiesta ufficiale.

La lunga lista di omissioni e di casi insabbiati evidenzia come il diritto alla verità e alla giustizia sia sistematicamente calpestato, lasciando spazio a una cultura dell’impunità che alza barriere insormontabili ai soccorritori della memoria e della giustizia.
In questa complessa e dolorosa vicenda, emerge chiaramente come la responsabilità penale non possa essere ridotta a un solo nome o a un singolo volto: bisogna chiamare in causa l’intera catena di comando, chi ha dato gli ordini, chi ha insabbiato e chi ancora oggi nega ogni verità.

Il documentario, oltre a ricostruire i fatti, mette in evidenza come il sistema continui a tutelare i colpevoli.

Come ha affermato Jodie Ginsberg, presidente del CPJ : “La responsabilità penale lungo tutta la catena di comando è l’unico modo per ottenere giustizia. Shireen Abu Akleh era una cittadina e giornalista americana, e gli Stati Uniti hanno il dovere di indagare in modo approfondito e rapido, punendo i colpevoli.”.

A tre anni dalla sua morte, il messaggio di Shireen  rimane più che mai attuale: il suo esempio di coraggio, integrità e dedizione al giornalismo deve continuare ad essere fonte di ispirazione per tutte e tutti. La lotta per la verità, la giustizia e la dignità deve proseguire, perché ogni giornalista ucciso, ogni verità negata, ci richiama all’impegno di non tacere.

L’eredità di Shireen Abu Akleh è fatta di coraggio e di resistenza. La sua voce si leva ancora tra le macerie di un sistema che tutela l’impunità. La sua figura simboleggia un appello urgente alla comunità internazionale: riconoscere il valore del giornalismo come strumento di verità.

La memoria di Shireen Abu Akleh vive nel cuore di tutti coloro che lottano per l’affermazione di giustizia, dignità e libertà di stampa.

* Articolo 21


CPJ report on Israeli military killings of journalists ahead of 1-year anniversary of Shireen Abu Akleh’s murder

Cisgiordania, Shireen Abu Aqleh di Al Jazeera colpita alla testa da un cecchino israeliano

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