NEWS

Ricordiamo Peppino Impastato e la sua coraggiosa battaglia contro la mafia

Ottavio Sferlazza il . Cultura, Diritti, Giustizia, Mafie, Memoria, Sicilia

Oggi ricorre il 47° anniversario dell’omicidio di Peppino Impastato (9/5/1978) per non dimenticare.

Ma proprio la memoria, quale importante momento e strumento di analisi critica, mi induce a condividere con chi avrà la pazienza di leggere queste mie riflessioni, le emozioni provate nel 2014 quando, per la prima volta, ho visitato la “casa- memoria” di Peppino Impastato, a Cinisi, divenuta meta di un vero e proprio pellegrinaggio della legalità e dell’antimafia.

La casa, con le tipiche persiane dei nostri paesi a livello della strada, che fungono anche da porta di ingresso, era aperta a chiunque volesse entrarvi per visitarla. Mi ha ricordato le tipiche modalità con cui dalle nostre parti, in Sicilia, si tengono i lutti: con la porta di casa aperta, appunto; e questa immagine mi è stata evocata in particolare dal vedere un gruppo di visitatori seduti sui divanetti posti ai lati delle pareti appena entrati nella modesta abitazione.

Qui, però, il “lutto” aveva una dimensione collettiva ed il lento processo storico della sua elaborazione ha già prodotto un risultato impensabile venti anni fa: il riscatto di una comunità da una situazione di azzeramento della propria dignità di cittadini.

Questo riscatto era chiaramente espresso da quelle persiane spalancate al vento nuovo della legalità, mentre per anni, quando Peppino conduceva la sua coraggiosa battaglia contro la mafia, probabilmente rimanevano chiuse o al più socchiuse, come era tipico nei paesi della nostra terra, quasi a simboleggiare la paura e la chiusura, soprattutto culturale, di una comunità atavicamente rassegnata, al più, a “sbirciare” sugli eventi, così perpetuando quella situazione di assoggettamento e di omertà sulla quale il potere mafioso ha fondato il clima di intimidazione diffusa che gli ha consentito di prosperare.

Di fronte, a “cento passi”, ho visitato la ex casa di “don” Tano Badalamenti. Su tre piani, con un balcone che si affaccia sul corso principale, ben più “sontuosa”, con scala interna fornita di ringhiera di legno e gradini in marmo.

La prima cosa che mi ha colpito è il contrasto tra la “ricchezza” della modesta casa di Peppino con le pareti ed i mobili pieni di foto ed oggetti, soprattutto libri, a lui appartenuti ed il vuoto di quella del boss: sì perché la sua ex abitazione, ormai confiscata, era completamente priva di mobili e suppellettili, come vuota di valori era la sub-cultura che esprimeva il suo potere mafioso.

Per un momento mi sono chiesto: e se la si lasciasse in questo stato a simboleggiare e perpetuare il contrasto tra lo squallore di una cultura di morte e la imperitura vitalità della casa di Peppino?

Ma forse è meglio, mi sono detto, che lo Stato si riappropri della propria “sovranità” e riaffermi, anche simbolicamente, la superiorità culturale della legalità, trasformando quell’immobile in luogo di eventi e iniziative che consentano a quella comunità di sentirsi partecipe di uno sforzo collettivo per la rifondazione della nostra Sicilia sulla base di valori nuovi e condivisi.

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link