Ancora arresti nell’inchiesta della Procura di Milano sulle curve di San Siro. Cinque persone sono finite in carcere e altre due ai domiciliari su ordine del gip di Milano, Domenico Santoro, con accuse a vario titolo di rapina e emissione di fatture per operazioni inesistenti, estorsione e usura aggravate dall’agevolazione mafiosa per avere agevolato “la cosca” della “famiglia Bellocco”.
Questa mattina all’alba la squadra mobile e la guardia di finanza di Milano hanno dato esecuzione alle ordinanze di custodia cautelare nei confronti del 45enne palermitano Francesco Intagliata, i calabresi Filippo Monardo (50 anni), Giuseppe Orecchio (36), Davide Scarfone (39) e Domenico Sità (43) nei cui confronti è stata applicata la custodia in carcere tutti in celle separati. Ai domiciliari ci sono finiti il 67enne Mauro Russo e Carmelo Montalto, 49enne nato in Germania.
Il centro dell’ennesimo filone dell’inchiesta ‘Doppia Curva’ dei pubblici ministeri Paolo Storari e Sara Ombra tornano il business dei parcheggi dello stadio San Siro-Meazza e richieste usuraie con prestiti in denaro da restituire con interessi fino all’803 per cento nei confronti dell’imprenditore Piero Bene che con la sua società, Be.Pi Sport, si occupa di programmazione e trasmissioni televisive, con aggiornamenti e notizie sul calcio dilettantistico.
Le novità emerse dall’indagine
Gli episodi che hanno portato ai nuovi arresti erano già emersi nel corso delle indagini, ma sono stati successivamente approfonditi e meglio delineati attraverso le dichiarazioni delle persone offese, gli interrogatori resi dal collaboratore di giustizia Andrea Beretta, ex capo della curva Nord, già in carcere anche per l’omicidio di Antonio Bellocco, e accertamenti mirati di natura economica e finanziaria.
Le vicende estorsive contestate attengono a diversi ambiti, e in particolare a versamenti di denaro pretesi in modo illecito dal gestore dei parcheggi dello stadio Meazza al fine di garantirsi una sorta di “tranquillità ambientale”; al recupero di somme di denaro connesse a prestiti di natura usuraia ovvero finanziamenti per attività economiche e, infine, al tentativo di estromettere Beretta dalla gestione della sua società di merchandising.
La ‘ndrangheta e i prestiti usurari
Il clan della ‘ndrangheta dei Bellocco, e in particolare anche il rampollo della cosca Antonio Bellocco, ucciso lo scorso settembre nel Milanese dall’ex capo della curva Nord interista Andrea Beretta, avrebbe prestato soldi, quasi 400mila euro in totale, a tassi usurari fino al 400% ad un imprenditore comasco, titolare di una società che si occupa di programmazione e trasmissioni televisive.
“Quando pensi di rientrare? I soldi di Antonio erano i miei”, sono solo alcune delle minacce all’imprenditore, riportate nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Milano Domenico Santoro. Ordinanza con la quale, per vari episodi di usura, estorsioni e false fatture, contestati a vario titolo, è stato disposto il carcere per Francesco Intagliata, ultrà della curva interista già arrestato nel maxi blitz di settembre, per Filippo Monardo, Giuseppe Orecchio, Davide Scarfone e Domenico Sità. E i domiciliari per Mauro Russo e Carmelo Montalto.
Tra i casi ricostruiti nelle indagini dei pm della Dda, condotte dal Nucleo di polizia economico e finanziaria della Gdf di Milano e dalla Squadra mobile milanese, anche una contestazione, originariamente attribuita anche questa ad Antonio Bellocco, poi ucciso, che riguarda l’utilizzo di una società per l’emissione di fatturazioni per operazioni inesistenti finalizzate all’evasione dell’Iva.
L’entrata di Bellocco nel ‘business’ delle curve
Antonio Bellocco, come ricostruito nell’inchiesta, sarebbe arrivato a Milano grazie a Marco Ferdico, anche lui nel direttivo della Nord interista e in carcere da settembre, che gli avrebbe procurato “alloggio e occupazione lavorativa fittizia”. Bellocco avrebbe, poi, girato i soldi incassati dalle varie attività illecite al clan e sarebbero serviti anche per il “mantenimento” dei detenuti della cosca.
Tra gli indagati anche il fratello, Berto Bellocco. Quest’ultimo, assieme a Sità, arrestato, avrebbero tentato di costringere Beretta a “cedere ad esponenti della famiglia Bellocco” l’attività della società “cn69 curva nord” attiva nel merchandising della curva.
Tra i vari dettagli che saltano fuori dagli atti anche il ruolo di Mauro Russo, arrestato e che avrebbe pure ‘consigliato’ al gestore dei parcheggi attorno al Meazza, l’imprenditore Zaccagni, di “garantire” dei parcheggi gratis per gli ultras, così come “le società calcistiche garantivano loro i biglietti al fine di evitare problemi”.
Negli atti anche le dichiarazioni di Zaccagni, che hanno tirato in ballo il consigliere regionale e comunale milanese Manfredi Palmeri (ha scelto il processo immediato in un altro filone) per un’ipotesi di corruzione tra privati. “Ho fornito queste utilità a un politico – si legge nel verbale dell’imprenditore – perché lui facesse una sorta di endorsement nei miei confronti nei settori di sua competenza”.
Tra gli arrestati anche il socio di Maldini e Vieri
Tra gli arrestati nel nuovo filone dell’inchiesta milanese ‘Doppia curva’ figura anche Mauro Russo, ai domiciliari, ex socio dell’ex difensore milanista Paolo Maldini e dell’ex attaccante nerazzurro Christian Vieri, entrambi estranei alle indagini. A Russo, nome già emerso come perquisito nelle indagini, viene contestato di aver estorto 4mila euro al mese all’imprenditore Gherardo Zaccagni, l’ex re dei parcheggi di San Siro, per una presunta estorsione di circa 60mila euro.
Nella misura firmata dal gip Domenico Santoro per le esigenze cautelari si sottolinea come Russo sia coinvolto in più attività connesse al mondo degli stadi: “si pensi, a titolo esemplificativo, alla vicenda relativa alla tentata acquisizione dei parcheggi dello Stadio San Nicola di Bari, nella quale Russo appare essere stato incaricato di conseguire il placet delle famiglie malavitose del posto”.
Per il giudice Santoro “Né va trascurata, nella valutazione che interessa, la capacità del Russo di intessere un reticolo di legami con ambiti non solo delle società di calcio ma anche delle istituzioni, servente al ruolo svolto a prò dello Zaccagni e, al contempo, chiaramente evocativa della sua capacità di reiterare condotte del medesimo tipo di quelle per cui si procede”.
Fonte: Rainews
Inchiesta Ultra, la Dda di Milano chiede il rinvio a giudizio per Palmeri, Lucci, Beretta e altri 16
Sei arresti a Milano per il delitto di Vittorio Boiocchi, capo degli ultras dell’Inter