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Milano-Cortina 2026, inchiesta su fatture gonfiate per pagare sponsor

Redazione il . Corruzione, Economia, Forze dell'Ordine, Giustizia, Istituzioni, Lombardia, Sport

La nuova indagine della Procura di Milano sulla Fondazione che organizza i Giochi olimpici invernali.

Milano-Cortina 2026, c’è una nuova inchiesta sugli appalti: il sospetto di fatture gonfiate per pagare gli sponsor. La Procura di Milano con la guardia di finanza indaga su presunte sovrafatturazioni della Fondazione che organizza i Giochi olimpici invernali per pagare le sponsorizzazioni rese da Deloitte.

Il fascicolo di inchiesta

Il fascicolo, senza indagati, dei pubblici ministeri Francesco Cajani e Alessandro Gobbis con l’aggiunta Tiziana Siciliano, è uno stralcio dell’indagine per corruzione e turbativa d’asta sull’ex ad Vincenzo Novari, l’ex capo del digital Massimiliano Zuco e l’imprenditore Luca Tomassini, anticipato da La Stampa è stato confermato da fonti inquirenti.

L’inchiesta nasce da un’informativa dello scorso 25 giugno del Nucleo di polizia economico finanziaria, depositata agli atti del Tribunale del Riesame, e riguarda la doppia veste di Deloitte, contemporaneamente partner-fornitore del comitato organizzatore per la cybersicurezza e l’integrazione tecnologica e sponsor con la possibilità di sfruttamento dei diritti d’immagine dell’evento sportivo internazionale. Nell’annotazione delle fiamme gialle si parla di un presunto “giro di mazzette” che ha portato ieri i militari a svolgere una serie di audizioni di testimoni fra manager e dipendenti della multinazionale della consulenza.

‘Maggior costo’ di 4 milioni

Fondazione Milano-Cortina avrebbe sostenuto un “maggior costo” di 4 milioni di euro verso Deloitte per “produrre ex novo” il sito internet che “era già stato creato” dalla Vetrya-Quybit per “300mila euro”. “Questa roba gli costerà centomila euro, la fatturano quattro milioni” diceva Novari intercettato a Tomassini. “Poi ti racconto cosa c’è dietro”, aggiunge. Il “giro di mazzette”, di cui parlava il terzo indagato Zuco, non sarebbe stato direzionato “verso Vincenzo (Novari, ndr) che non le prende, perché al massimo fa accordi di altro tipo”. “Spendine 4 per far contenta Deloitte”, aggiungeva Zuco. Ne parlano direttamente i manager di Deloitte. “Il cliente ti ha fatto vincere la gara” dice un partner della società americana ad un altro, Luigi Onorato, fratello dell’assessore ai Grandi eventi e Sport del Comune di Roma, Alessandro Onorato. L’ipotesi al vaglio è che alcuni servizi siano stati sovrafatturati di fatto rendendo gratuite le sponsorizzazioni.

Sullo sfondo rimane aperto il tema dello scontro fra pubblici ministeri e Governo sulla natura ‘pubblica’ o ‘privata’ della Fondazione e quindi la possibilità stessa di contestare i reati di corruzione e turbativa, oltre ad altri aspetti come il ‘tetto’ agli stipendi dei manager.

Per i pm (ma anche l’Anac e la Corte dei Conti), la Fondazione è pubblica. Tra i vari motivi anche perché i deficit di bilancio sarebbero coperti da enti locali e Palazzo Chigi. Per il Governo opererebbe “in regime di diritto privato”.

Fonte: LaPresse


Pm: ‘Incostituzionale il decreto del governo su Milano-Cortina’

‘Inviare gli atti alla Consulta sulla Fondazione come ente privato’.

Inviare gli atti alla Consulta sulla legittimità costituzionale del decreto del governo che ha stabilito che la Fondazione Milano-Cortina 2026 è ente di diritto privato.

Lo chiede al gip la Procura nell’ambito di un’istanza di archiviazione dell’inchiesta sull’appalto per i servizi digitali a carico di alcuni indagati per corruzione e turbativa, tra cui l’ex ad Vincenzo Novari.

L’aggiunta Siciliano e i pm Cajani e Gobbis hanno chiesto di sollevare la questione sull’illegittimità costituzionale del decreto, che ha avuto l’effetto di bloccare le indagini per il reato di corruzione.

Per i pm, il comitato organizzatore è ente pubblico.

I pm chiedono alla gip Patrizia Nobile di inviare gli atti alla Consulta per sciogliere il nodo giuridico sulla Fondazione, cosa che non aveva fatto il Riesame nelle indagini. Già a luglio l’aggiunta Tiziana Siciliano, dopo il ricorso di uno degli indagati contro perquisizioni e sequestri del 21 maggio 2024 confermati nell’inchiesta del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, aveva definito “di una gravità inaudita” ed “illegittimo” il decreto legge con cui il governo, a giugno, aveva “ribadito” che la Fondazione, come da atto istitutivo, non è organismo di diritto pubblico, ma una società privata.

Il procuratore di Milano Marcello Viola aveva spiegato che l’ente “sebbene si qualifichi, in forza di una norma di rango primario, come ‘ente non avente scopo di lucro e operante in regime di diritto privato’, in realtà abbia una natura sostanzialmente pubblicistica, perseguendo uno scopo di interesse generale, con membri, risorse e garanzie dello Stato e di enti locali”.

Lo scorso febbraio, anche l’Anac, l’Autorità nazionale anti corruzione, in un approfondimento trasmesso al comitato organizzatore delle Olimpiadi invernali aveva scritto che la Fondazione si qualifica come ente di diritto pubblico, perché gli organi di direzione sono di nomina pubblica, persegue un interesse pubblico di portata generale e non incorre in alcun rischio d’impresa, dato che gli eventuali deficit di bilancio sono a carico di Stato ed enti territoriali.

La natura della Fondazione è uno dei nodi giuridici centrali dell’inchiesta dei pm Francesco Cajani e Alessandro Gobbis sulle presunte irregolarità nella gestione della Fondazione, proprio per la qualificazione dell’ipotesi di corruzione del pubblico ufficiale. Da qui la richiesta di archiviazione dei pm sul caso dell’appalto del 2020-2021 assegnato a Vetrya (tre indagati), ma anche di quello sempre per i servizi digitali affidati a Deloitte nel 2023 (altri quattro indagati), non potendo proseguire nel procedimento, ma anche con istanza, la principale in pratica, al gip di invio degli atti alla Corte costituzionale per valutare quel decreto.

Nel primo filone sull’appalto 2020-2021 sono indagati Luca Tomassini, imprenditore di Vetrya che vinse gli affidamenti, l’ex ad della Fondazione Vincenzo Novari, e Massimiliano Zuco, un ex dirigente, per corruzione (tra privati, come riqualificò il Riesame) e turbativa. In uno stralcio dell’inchiesta, invece, con nuovi testi sentiti ieri, si indaga approfondendo i rapporti economici Deloitte-Fondazione con verifiche su presunte fatture ‘gonfiate’.

Fonte: Ansa


Presunte irregolarità Milano-Cortina, pm: “Atti alla Consulta o archiviazione”

Accuse di corruzione e turbativa d’asta. La natura della Fondazione – se pubblica o privata – è uno dei nodi giuridici centrali dell’inchiesta. Il pm: “Incostituzionale il decreto del governo su Milano-Cortina”.

La Procura di Milano ha chiesto l’archiviazione per gli indagati accusati, a vario titolo, di corruzione tra privati e turbativa d’asta, nell’ambito di alcuni appalti relativi alle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina.

La vicenda legata ai futuri giochi olimpici non è però conclusa: i pm hanno chiesto infatti al gip di inviare alla Consulta gli atti per stabilire se sia costituzionale o meno il decreto con cui il governo ha stabilito che la Fondazione Milano -Cortina è un ente di diritto privato.

Il dilemma sulla natura pubblica o privata è il perno dell’inchiesta – coordinata dai pm Francesco Cajani e Alessandro Gobbis e dalla procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano – che, nel maggio 2024, aveva portato a diversi sequestri e a indagare sull’ex ad di Milano Cortina, Vincenzo Novari, sull’ex dirigente Massimiliano Zuco e sull’imprenditore Luca Tomassini per presunte irregolarità  sugli appalti dei servizi digitali dei Giochi olimpici e paralimpici del 2026.

Per la Procura lo schema era semplice: nella qualità di funzionari pubblici – in quanto legati a una fondazione che beneficia di risorse dello Stato e di enti locali – i due ex dirigenti avrebbero favorito le società di Tomassini (Vetrya, poi Quibyt) in cambio di soldi e beni.

Nello specifico i pm hanno pertanto chiesto alla gip Patrizia Nobile di inviare gli atti alla Consulta per sciogliere il nodo giuridico sulla Fondazione, passaggio che non aveva fatto il Riesame nelle indagini.

Già lo scorso luglio l’aggiunta Tiziana Siciliano, dopo il ricorso di uno degli indagati contro perquisizioni e sequestri del 21 maggio 2024 confermati nell’inchiesta del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, aveva definito “di una gravità inaudita” ed “illegittimo” il decreto legge con cui il governo, a giugno, aveva “ribadito” che la Fondazione, come da atto istitutivo, non è organismo di diritto pubblico, ma una società privata.

Il procuratore di Milano, Marcello Viola, aveva spiegato che l’ente “sebbene si qualifichi, in forza di una norma di rango primario, come ‘ente non avente scopo di lucro e operante in regime di diritto privato’, in realtà abbia una natura sostanzialmente pubblicistica, perseguendo uno scopo di interesse generale, con membri, risorse e garanzie dello Stato e di enti locali”.

Nello specifico i pm hanno pertanto chiesto alla gip Patrizia Nobile di inviare gli atti alla Consulta per sciogliere il nodo giuridico sulla Fondazione, passaggio che non aveva fatto il Riesame nelle indagini.

Già lo scorso luglio l’aggiunta Tiziana Siciliano, dopo il ricorso di uno degli indagati contro perquisizioni e sequestri del 21 maggio 2024 confermati nell’inchiesta del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, aveva definito “di una gravità inaudita” ed “illegittimo” il decreto legge con cui il governo, a giugno, aveva “ribadito” che la Fondazione, come da atto istitutivo, non è organismo di diritto pubblico, ma una società privata.

Il procuratore di Milano, Marcello Viola, aveva spiegato che l’ente “sebbene si qualifichi, in forza di una norma di rango primario, come ‘ente non avente scopo di lucro e operante in regime di diritto privato’, in realtà abbia una natura sostanzialmente pubblicistica, perseguendo uno scopo di interesse generale, con membri, risorse e garanzie dello Stato e di enti locali”.

Lo scorso febbraio, anche l’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione, in un approfondimento trasmesso al comitato organizzatore delle Olimpiadi invernali aveva scritto che la Fondazione si qualifica come ente di diritto pubblico, perché gli organi di direzione sono di nomina pubblica, persegue un interesse pubblico di portata generale e non incorre in alcun rischio d’impresa, dato che gli eventuali deficit di bilancio sono a carico di Stato ed enti territoriali.

La natura della Fondazione è diventata così uno dei nodi giuridici centrali dell’inchiesta dei pm Francesco Cajani e Alessandro Gobbis sulle presunte irregolarità nella gestione della Fondazione, proprio per la qualificazione dell’ipotesi di corruzione del pubblico ufficiale. Da qui la richiesta di archiviazione dei pm sul caso, dell’appalto del 2020-2021 assegnato a Vetrya (tre indagati), ma anche di quello sempre per i servizi digitali affidati a Deloitte nel 2023 (altri quattro indagati), non potendo proseguire nel procedimento, ma anche con istanza, la principale in pratica, al gip di invio degli atti alla Corte costituzionale per valutare quel decreto.

Nel primo filone sull’appalto 2020-2021 sono indagati Luca Tomassini, imprenditore di Vetrya che vinse gli affidamenti, l’ex ad della Fondazione Vincenzo Novari, e Massimiliano Zuco, un ex dirigente, per corruzione (tra privati, come riqualificò il Riesame) e turbativa.

In uno stralcio dell’inchiesta, invece, con nuovi testi sentiti ieri, si indaga approfondendo i rapporti economici Deloitte-Fondazione con verifiche su presunte fatture ‘gonfiate’.

Ora la parola sulla questione e sulla  sorte dei sette indagati passa alla giudice Patrizia Nobile e forse  alla Consulta.

Fonte: Rainews



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