La presenza inquietante della criminalità nigeriana in Italia
Torniamo a parlare della criminalità nigeriana nel nostro Paese dopo averlo fatto, anche una ventina di anni fa, scrivendo sui pericoli che si andavano delineando nel panorama criminale italiano per la presenza della “mafia nera” (la nigeriana) e di quella “gialla” (la cinese).
Già nel 2003 la Commissione Parlamentare Antimafia aveva evidenziato alcuni elementi “mafiogeni” della criminalità nigeriana emersi anche in forme associative riconducibili, tra l’altro, alla forza e alla vitalità dell’appartenenza familiare, tribale, etnica, alla omertà dei sodali e allo stato di forte intimidazione delle vittime, al ricorso alla violenza se necessario, alla pervasività derivata dalla capacità di infiltrazione nella diaspora della popolazione nigeriana nel mondo.
Un quadro, dunque, da anni, decisamente fosco che ha stimolato forze di polizia, magistratura e intelligence ad una attenzione speciale per una criminalità divenuta sempre più lobbista, consociativa con accresciute capacità di mimetizzazione soprattutto nel Triveneto, Piemonte, Lombardia, Emilia, Umbria, Lazio e Campania.
Un importante contributo per una maggiore comprensione del fenomeno criminale mafioso in Italia è stato quello fornito dall’elaborato “La mafia nigeriana in Italia-Focus”, redatto nel dicembre del 2020 dal Servizio Analisi Criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza che ha anche sinteticamente riepilogato alcune delle operazioni di contrasto di maggior rilievo svolte dalle forze di polizia con numerosi arresti e sequestri, a Catania e provincia, a Cagliari (op. “Calipso nest”), a Roma, Castel Volturno, Usa e Canada, a Bologna, Torino, Bergamo ed altre province (op. “Bibbia Verde”) ed ancora a Parma, Piacenza, Bari, Lecce Taranto, Ancona, Caserta, Germania, Francia, Olanda e Malta (op. “Drill”), e ancora Torino, Alessandria, Asti Brescia, Pavia, Savona, Venezia con due convergenti operazioni (“Valhalla Marine e Signal”).
L’attenzione investigativa è, dunque, aumentata negli ultimi anni nonostante le tante difficoltà incontrate nelle indagini per una lingua straniera che si declina attraverso una miriade di dialetti diversi tra loro e spesso reciprocamente incomprensibili.
Sono ancora molte, tuttavia, le associazioni culturali di “mutuo soccorso e religiose”, alcune delle quali clandestine, che veicolerebbero istanze culturali e criminali per esercitare il controllo sulle comunità. Tra queste quelle che fanno capo alle comunità Edo-Bini ed Edo National Association Italy sparse sul territorio tra cui Roma, Brescia, Padova, Genova, Cagliari, Torino, Cesena, Perugia, Bologna, Parma ecc.. e a quella Yoruba presente a Padova e in Campania.
Sono varie le confraternite (cults) evolute in vere organizzazioni criminali, con riti magici e di affiliazione, con il ricorso alla violenza fisica per sanzionare le violazioni delle regole del gruppo, la commissione di gravi reati come la tratta, il narcotraffico.
Sono le regioni del Veneto, della Lombardia, del Piemonte, dell’Emilia Romagna e le province di Caserta e di Palermo, le aree dove operano maggiormente i narcotrafficanti nigeriani. Sono ancora quattro le confraternite a connotazione mafiosa presenti in Italia: The Supreme Eiye Confratenity o semplicemente Eiye, i Black Axe, i Maphite, i Vikings. A queste si affiancano gruppi cultisti minori come i Buccaneers e gli Aye.
Sfruttando i flussi migratori la criminalità nigeriana si è andata sviluppando in gran parte dei paesi europei ma anche in Giappone, in Sud Africa e nei paesi del Nord e Sud America.
Difficile quantificare i proventi illeciti derivanti dalle attività criminali dei nigeriani in Italia. La Banca d’Italia, nel 2018, rilevava in circa 75 milioni di euro le rimesse di denaro dal nostro Paese verso la Nigeria (il doppio di quanto annotato nel 2016).
Si parla, comunque, di una buona fetta di denaro trasferita con i vari sistemi informali tra cui quello hawala, basato sulla fiducia, o quello indicato come “euro to euro” in uso in Nigeria, in cui l’emigrato versa il denaro all’interno dell’esercizio commerciale gestito da un connazionale al quale corrisponde un analogo sportello in Nigeria, dove la somma viene ritirata in poche ore grazie ad una password comunicata per telefono.
Le attività criminali della mafia nigeriana restano, dunque, una delle priorità per il nostro Paese.
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