Il giubileo della guerra
Per quel che può contare voglio pubblicamente prendere le distanze dal Giubileo che in pompa magna si è celebrato nella giornata di ieri in Piazza San Pietro: il Giubileo delle Forze armate, di Polizia e della Sicurezza.
Ora, sappiamo che Papa Francesco in ogni occasione utile, molto opportunamente usa parole nette di condanna della guerra “ignobile”, “trionfo della menzogna e della falsità”, sconfitta dell’umanità”, “crimine contro l’umanità”, “sempre sempre sempre è una sconfitta”.
E allora come è possibile da una parte condannare la guerra e dall’altra riconoscere la cristianità di coloro che la guerra la fanno? È vero, ieri ha esortato i militari dicendo: “Difendete sempre la vita e mai lo spirito di guerra” ma il loro compito precipuo, quello per il quale si esercitano ogni giorno, è di fare la guerra. Poi, ovviamente, ciascuno di loro è convinto di fare la guerra giusta, per difendere la giustizia, la vita, i confini, la nazione… in ogni caso fa la guerra.
Non so quali fossero le nazioni rappresentate ieri in Piazza San Pietro, ma devo immaginare che ci siano cristiani-cattolici anche nell’esercito russo e in quello ucraino, tra le Forze armate israeliane, ruandesi e congolesi, solo per fare qualche esempio.
Tutti convinti di combattere la guerra, ovvero di infliggere morte e sofferenze e di causare distruzioni, per difendere la vita obbedendo ciecamente agli ordini ricevuti.
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