Quella legge sul commercio delle armi
Oggi le commissioni Esteri e Difesa della Camera aprono l’esame per la riforma della legge 185/90 che in Italia regola il commercio delle armi.
La proposta messa in campo rende più opaco l’iter per la concessione delle licenze ed esclude la società civile dalle consultazioni sui Paesi destinatari.
Insomma, si tratta di una riforma fatta su misura per i fabbricanti di armi che già hanno visto aumentare vertiginosamente i loro affari negli ultimi anni e che chiedono di avere le mani libere del tutto.
Mentre le associazioni per la pace continuano a sostenere che la libera circolazione delle armi è la più grave minaccia alla pace. Non vi possono essere concessioni su una legge che gli altri governi ci invidiano e che è stata adottata come modello per altre legislazioni.
La maggioranza non ha altre motivazioni se non quella di rendere più facile e lucroso il bilancio di un comparto industriale che tira. Quando la smetteremo di decidere ciò che è bene e ciò che male con la calcolatrice e non con le lacrime del mondo?
Le armi hanno un solo scopo: uccidere. Anche le armi che vediamo in mano a bande di guerrieri senza scrupoli, di terroristi e criminali vengono prodotte negli stessi stabilimenti da cui escono le armi per gli eserciti regolari. Vale la pena avere una legge che aiuti “a mettere dei sacchi di sabbia vicino alla finestra”.
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