Su quale Bibbia ha giurato Trump?
Le cronache ci hanno riferito che per l’insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti d’America non è bastata una Bibbia per il giuramento, ce ne sono volute ben due!
La prima è quella usata da Abraham Lincoln nel 1861 e la seconda quella che sua madre gli aveva regalato nel 1955. Ora siamo autorizzati a chiederci quale dei primi provvedimenti adottati dal presidente è ispirato alla Bibbia su cui ha giurato?
La Bibbia che conosciamo parla di inclusività e universalismo e si spinge fino all’amore del nemico. La Bibbia pratica l’accoglienza dello straniero e la solidarietà definendola carità. La Bibbia chiede di costruire la pace.
Mi sorge il sospetto che non è la Bibbia che cambia ma il modo di interpretarla, ovvero l’uso strumentale cui viene sottoposto Dio per ridurlo a sgabello o a zeppa dei propri disegni e dei propri interessi. È la tentazione di volere Dio dalla propria parte che è stata ricorrente e nefasta nella storia dai crociati ai nazisti fino a Netanyahu e Ben-Gvir, a Putin e Kirill, Modi in India, Hamas, Hezbollah e gli ayatollah iraniani.
“Tutti si sentono autorizzati ad avere Dio dalla propria parte” – dice Vito Mancuso. Tutti si sentono “unti” del Signore e questo è un pericolo grande che le chiese e le fedi sono chiamate a delegittimare con tutta la voce che hanno in gola.
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