Dl Sicurezza, propaganda a spese dei cittadini
La sicurezza (condizione di vita serena) deve essere un obiettivo del buon governo, ma a volte diventa opportunità di investimento.
In tal caso può trasformarsi in una specie di killer (copyright Luigi Ciotti). Nel senso che facilmente avremo non riforme vere, ma gesti simbolici e rassicuranti, sorretti da un’indignazione strumentalmente gonfiata, che ci porta a vivere nell’ostilità e nel pregiudizio, muro contro muro.
Su questo quadro va proiettato il cosiddetto “pacchetto sicurezza”, vale a dire il disegno di legge AC 1660 approvato dalla Camera e ora in discussione al Senato.
Contro il pacchetto vi è stata una levata di scudi senza precedenti: dall’Unione Camere penali alle principali forze di opposizione politica, passando per Antigone, Emergency International, Libera e tutta una serie di associazioni collegate.
Il catalogo delle critiche è spietato: violazione del principio di ragionevolezza, uguaglianza e proporzionalità per l’introduzione di una iniqua scala valoriale, nella quale taluni beni risultano meritevoli di maggior tutela rispetto ad altri di uguale natura; il più grande attacco alla libertà di protesta della storia repubblicana; più che una legge sulla sicurezza, un provvedimento diretto a infondere paura; indebolisce la lotta a mafie e corruzione; non tutela i diritti ma il potere; punta a creare sudditi invece che cittadini; affronta ogni problema con un nuovo reato e nuove aggravati, senza destinare 1 € al reale rafforzamento delle politiche di sicurezza urbana e coesione sociale.
Ma incombe un rischio ancor più grave, denunziato da un qualificato studioso, il prof Cornelli della Università degli Studi di Milano, secondo il quale “ogni torsione autoritaria è accompagnata o anticipata da strette repressive presentate come necessarie per garantire la sicurezza”. Per cui “il problema è semmai capire quando la stretta repressiva sia da considerarsi un effettivo segnale di allarme per la democrazia”.
Per il nostro Paese, un ammonimento da non sottovalutare.
Fonte: Il Fatto Quotidiano
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