Nordio vuole le carriere divise per mettere al guinzaglio il pm
Dopo le sentenze sui migranti il ministro si vendica, ma pecca di masochismo.
Il classico esperimento del cane di Pavlov ha avuto un’inconfutabile conferma. La sorpresa è che essa si trova non in una rivista scientifica, ma nelle cronache che raccontano l’attività del ministro Carlo Nordio. Va da sé che l’accostamento è solo spunto per una riflessione e quindi non irrispettoso.
Leggendo quel che Antonella Mascali ha scritto sul Fatto il 30 ottobre, si apprende che il Guardasigilli ha accelerato la riforma della separazione delle carriere come risposta o meglio ritorsione alla decisione dei giudici di Milano e poi di quelli di Bologna, “colpevoli” – in tema di migranti – di aver assunto provvedimenti fondati su motivi che contrastano con le posizioni del Governo.
Come si vede, se il campanello (in questo caso il potere giudiziario) suona una musica sgradita al potere esecutivo, il ministro della Giustizia – da buon, come usa dire, cane da guardia del sistema – reagisce come un “Ardito” che stringa tra i denti, al posto del pugnale, un progetto di riforma costituzionale inviso ai magistrati gelosi della loro indipendenza.
Non contento, l’ineffabile ministro avrebbe motivato la sua scelta e l’accelerazione con la popolarità della riforma dovuta al basso grado di fiducia della gente verso la magistratura.
E qui, per tornare al cane di Pavlov, la salivazione si fa decisamente eccessiva, nel senso che il ministro conta sul fatto che la grancassa della propaganda continui a imperversare offuscando una corretta informazione. Con la quale il cittadino potrebbe capire che separazione delle carriere significa – ovunque essa sia attuata – dipendenza del Pm dall’esecutivo e segnatamente dal ministro della giustizia: la prospettiva di una legge finalmente uguale per tutti si allontanerebbe irreversibilmente e per i diritti dei cittadini sarebbe un vero disastro.
Infine, il ministro sembra peccare, in un certo senso, di masochismo.
Se il grado di fiducia della gente verso la magistratura è basso (in ogni caso meno di quanto lo sia per la politica), ciò deriva soprattutto dal fatto che i cittadini non sono soddisfatti del funzionamento della giustizia. Che dipende in gran parte anche dalla dotazione di uomini mezzi e risorse (oltre che di leggi adeguate e non solo di facciata) che è di competenza del ministro, il quale – compiacendosi di una situazione di cui è corresponsabile – finisce per avvilire se stesso.
E perciò gli resta ben poco per stare allegro; e men che mai può giocare a Machiavelli.
Fonte: Il Fatto Quotidiano
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