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Sicurezza pubblica: bande giovanili in ben 73 province

Piero Innocenti il . Criminalità, Droga, Forze dell'Ordine, Giovani, Giustizia, Politica, SIcurezza

Alcuni giorni fa, in una intervista al Tg 4, la presidente del consiglio Giorgia Meloni ha dichiarato che, dopo la manovra, sarà la sicurezza la priorità con la lotta all’immigrazione clandestina, sottolineando anche che troppi stranieri vengono fatti entrare “dalle mafie” attraverso i decreti flussi.

Non sono d’accordo sulla priorità che dovrebbe essere riservata all’immigrazione clandestina che avviene, per lo più, via mare (con centinaia di morti e “dispersi” ogni anno) e che sarebbe gestita dalle mafie mentre, è risaputo, che i gruppi e le organizzazioni di trafficanti di esseri umani sono composti da delinquenti comuni coordinati da capi tribù nigerini, maliani, ciadiani, libici e tunisini in combutta con politici locali e funzionari pubblici corrotti.

Gli arrivi diminuiti di migranti sulle nostre coste quest’anno sono attribuibili agli accordi intercorsi tra il nostro governo e quello libico e tunisino di fare ogni sforzo (ben retribuito) per trattenere i migranti nei loro paesi ed in questo si rilevano i risultati di migliaia di persone “ammonticchiate” in veri centri di detenzione, in condizioni drammatiche.

Insomma l’immigrazione clandestina tiene ancora banco mentre ogni giorno succedono gravi fatti di cronaca, in molte zone del paese, che trovano, quasi sempre, spazio solo sui giornali locali.

Così, gli accoltellamenti, spesso ad opera di giovani e giovanissimi, non si contano più, come è accaduto in questi ultimissimi giorni a l’Aquila, con un ventenne ferito a coltellate da un gruppo di coetanei; a Bologna, con un ragazzo di 16 anni morto per alcune coltellate durante una lite con altri minorenni (uno dei quali arrestato dai poliziotti); a Cagliari, con un diciassettenne arrestato per aver accoltellato il padre; ad Agrigento con un giovane rimasto ferito da una coltellata in una rissa con altre persone.

Le segnalazioni di minori denunciati e/o arrestati per lesioni dolose son passati dai 2mila casi del 2010 ai 3.639 del 2023 (report dell’aprile 2024 del Servizio Analisi Criminale – Dipartimento della Pubblica Sicurezza). I dati analizzati riguardano le segnalazioni di minori denunciati/arrestati, presenti nella banca dati interforze per i quali l’autore risulta noto e identificato e sfuggono al computo tutti i reati che possono essere stati commessi da minori, ma non sono stati denunciati per vari motivi o per i quali l’autore rimane ignoto.

I dati del periodo 2010/2023 evidenziano un incremento delle denunce di minori per i reati caratterizzati da violenza come le lesioni dolose, la rissa e la rapina. Nel biennio 2022/2023 le denunce di minori stranieri sono state, rispettivamente, del 52,37% e del 51,40% del totale e quelle per violenza sessuale raggiungono il 56,19%.

Dati su cui riflettere anche gli aumenti significativi registrati tra il 2022 ed il 2023, in tema di minori stranieri denunciati, nelle città di Bologna, Firenze, Genova, Milano e Torino. Incrementi significativi delle denunce di minori per furto, sempre nel biennio suindicato, a Bologna, Firenze, Reggio Calabria e per rapina nelle città di Bari, Bologna, Firenze, Genova, Napoli e Reggio Calabria. Lievi aumenti a livello nazionale per le lesioni dolose più marcati a Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova e Milano.

Nel report sopraindicato si fa rilevare come nei due anni esaminati si siano registrate attività violente o devianti di bande giovanili in ben 73 province italiane, presenti nella maggior parte delle regioni e con una leggera prevalenza nel Centro Nord.

I dati raccolti confermano la rilevanza del problema in un contesto in cui gruppi di giovani si dedicano a varie forme di vandalismo (graffiti sui muri, danneggiamento di proprietà pubbliche e private) favorendo, così, situazioni di  degrado urbano che incidono negativamente sul livello della sicurezza percepita. Senza contare il bullismo e le molestie verso coetanei, persone fragili o verso persone considerate “diverse”.

Si evidenzia, infine, come i minori autori di reato provengono non soltanto da situazioni sociali precarie ma anche da contesti familiari caratterizzati da soddisfacenti condizioni economiche.

Il fenomeno della devianza giovanile non può essere affrontato solo sul piano poliziesco ma sono necessari interventi sinergici fra diverse istituzioni, comprese scuole e famiglie, mirati allo sviluppo di percorsi di educazione alla legalità e alla partecipazione attiva nella società civile instaurando un dialogo con i giovani a rischio.

Questa dovrebbe essere la priorità per il Governo.

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