La storia di Alex Schwazer e Alessandro Donati, oltre quel traguardo
La storia di Alex Schwazer e di Alessandro Donati è la dimostrazione di come gli incontri, quelli che ci cambiano la vita, non avvengono mai a caso.
Ci sono strade che si intersecano e che ci permettono di cambiare traiettoria, di virare lontano da ciò che siamo stati.
È quanto avvenuto ad Alex che dopo aver raggiunto prima il tetto del mondo con la vittoria olimpionica nei 50 km di Marcia a Pechino nel 2006, ed essere caduto agli inferi dopo essersi dopato nel 2008, ha deciso di mettersi nelle mani del più grande oppositore del doping in Italia, Alessandro, per costruire la sua rinascita.
Alessandro ha accettato la sfida; ha così scoperto le doti fisiche e atletiche di questo marciatore, e poi ha capito cosa lo aveva condotto a doparsi.
Nelle strade di Roma, lungo viali alberati e giardini, con Alex che marciava e Alessandro che lo seguiva con le sue tabelle e la sua bicicletta, si stava costruendo, giorno dopo giorno, la grandezza dello sport vero, quello che attraverso i talenti di un atleta e le conoscenze di un allenatore, unite alla forza di volontà e a una ritrovata fiducia in se stessi, permette di andare oltre le sostanze dopanti e dare un senso alla vita di chi ama davvero lo sport.
Viene in mente, pensando ad Alex e ad Alessandro, al bellissimo cartone animato “Appuntamento a Belville” che racconta la storia di un bambino che sogna di andare in bicicletta e che dopo la morte dei genitori vive con la nonna, che cerca di capire, attenta a ogni particolare, qual è il sogno del nipote. Arriverà così la prima bicicletta per il nipote insieme a una ritrovata gioia di vivere.
Crescendo il ragazzo ha un altro sogno: quello di partecipare al Tour de France. La nonna, con la sua gamba di legno, diventerà allora il suo allenatore, curando i raggi dei pedali, il cibo dell’atleta, la sua tabella di allenamento e massaggiando i suoi muscoli.
Bellissima la scena con lui in bicicletta e lei dietro con la sua bici e il fischietto in bocca, dando il tempo della pedalata al nipote…
È proprio vero che l’attenzione posta verso l’altro spinge chi si sente considerato e compreso a fare miracoli su se stesso….
È nella cura dei particolari, nell’attenzione all’altro, nel capire chi è l’altro e come vive, che un allenatore può fare la differenza. Alle conoscenze scientifiche dell’allenamento si uniscono le specificità tecniche e psicologiche dell’atleta e la capacità dell’allenatore di conoscerle.
È quanto è accaduto in quelle lunghe giornate per le strade di Roma tra il 2015 e il 2016 con Alex e Alessandro che stavano costruendo una vera pagina della storia dello sport pulito.
Così quella magica mattina dell’8 maggio 2016 a Roma, in quella gara della Coppa del Mondo a squadre, valevole per le qualificazioni alle Olimpiadi di Rio de Janeiro, non stava vincendo solo Alex, ma lo sport che gli allenatori raccontano ai bambini e ai giovani, quello che supera gli interessi economici e le forme di potere, che vola alto e ci fa sognare.
Ero lì quella mattina a guardare Alex marciare e a osservare il suo allenatore Alessandro segnare tempi, annotare movimenti… che è bello lo sport quando è puro, vero.
Due emarginati dello sport, un allenatore mai accettato dal suo ambiente, e un dopato che stava rinascendo, stavano dando un messaggio straordinario a tutti.
Chi vive nello sport di interessi e di potere non poteva permetterlo… bisognava fermarli.
Il resto è storia conosciuta, fatta di processi sportivi e penali, dove lo sport si arringa il diritto di decidere e mantenere la sentenza di squalifica per doping ad Alex per 8 anni, anche se la giustizia ordinaria e penale lo ha assolto riconoscendo che non ha fatto uso di sostanze dopanti , in un’assurdità unica e inconcepibile in uno stato di diritto, che non dovrebbe essere permessa da chi governa.
Ma nonostante tutto si è andati oltre quel traguardo della gara di Roma e mai, neanche la Wanda (l’organizzazione mondiale antidoping) e la IAF (la federazione internazionale di atletica leggera), nel loro assurdo modo di gestire interessi e potere, potranno nulla di fronte al messaggio umano e sportivo che nasce da questa storia e dall’incontro tra Alex e Alessandro.
Quell’8 maggio a Roma è stata scritta una pagina vera della storia dello sport che va oltre lo sport stesso.
Quella gara ci consegna soprattutto la bellezza di questi due uomini, così diversi e unici, così credibili e sinceri, che dicono a tutti noi e ai tanti giovani che in questi anni stanno incontrando, che un altro sport è possibile.
È questo il senso dell’essere andati oltre quel traguardo per Alex e Alessandro che permette loro oggi di raccontare come ancora sia possibile fare sport vero, puro, pulito.
Esiste lo sport fatto della fatica quotidiana, della forza di volontà, della preparazione scientifica e tecnica, della voglia di misurarsi attraverso l’utilizzo professionale delle nostre doti e qualità. Quello che ci permette quando cadiamo di rialzarci e di andare oltre, oltre quel traguardo, come è stato per Alex grazie alla sua voglia di riscatto che lo ha portato a cercare Alessandro per costruire la sua rinascita.
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