Omizzolo: perchè minacce e intimidazioni arrivano ora?
Conosciamo Marco Omizzolo* ormai da anni. Insieme a lui e grazie a lui abbiamo imparato qualcosa di più su un mondo che è sotto gli occhi di tutti, ma che spesso, proprio per la sua sfacciata evidenza, rimane sommerso: quello dello sfruttamento bracciantile e del caporalato.
Marco ha intrecciato la sua vita con quella degli sfruttati, gli invisibili delle campagne e ha dato loro voce e dignità, accompagnandoli nella lotta di liberazione. Sono soprattutto gli indiani Sikh che vivono e lavorano nell’agropontino, in quei campi dai quali arrivano le zucchine, le patate o gli altri ortaggi che giungono fin sulle nostre tavole e dei quali raramente ci chiediamo quale sia stata la strada che li ha condotti fino a noi, nè da quali mani siano passati.
Ecco, Marco Omizzolo, da sociologo, si è posto una domanda che rendesse evidente la realtà che lo circondava e una volta intuita la risposta non ha mai smesso di inseguirla. Negli anni è stato intimidito e minacciato, ne abbiamo sentito parlare più volte, ma ultimamente si sono aggiunti particolari e modalità inquietanti. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente per comunicargli il nostro appoggio e per capire, insieme a lui, cosa stia succedendo.
“Le intimidazioni si sono fatte sempre più esplicite e violente” sottolinea Marco che nell’ultimo mese ha ricevuto telefonate minatorie e attacchi social.
“Questa volta mi è stato esplicitamente detto di smetterla di parlare di Mafia, ragione per cui ne parlerò con sempre più voce”.
Ma da dove arriva questa nuova ondata di violenza indirizzata a lui?
Marco è abituato a sbrogliare i fili e a ricostruire quelle relazioni che intercorrono tra i fatti, per cui non gli è sfuggito che l’attenzione nei suoi riguardi sia arrivata proprio in seguito alle parole che alcuni esponenti della destra ed estrema destra pontina hanno usato nei suoi confronti tra cui, come dichiarato pubblicamente sul suo profilo, l’Onorevole Procaccini, Europarlamentare di Fratelli d’Italia ed ex sindaco di Terracina, che ha accusato Marco di gettare discredito sul territorio del Sud Pontino.
Ebbene, questo da un lato ha scatenato i cosiddetti “leoni da tastiera”, persone protette dall’immaterialità della rete che riversano sui social parole d’odio senza rendersi conto della gravità delle proprie azioni, né dei risvolti politici, sociali e psicologici a cui possono portare. Tuttavia, potrebbe esserci anche qualcosa di più: legami profondi tra criminalità organizzata e sistemi di potere che hanno deciso che sia troppo luminosa la luce che Marco quotidianamente accende su quei territori e in quegli affari che devono restare in penombra, pur sotto gli occhi di tutti.
Noi, che leoni da tastiera non siamo, possiamo invece stringerci intorno a Marco per mostrare a chi osserva quanto sia vasta e solida la rete che lo circonda, senza smettere mai di porci domande e proporre soluzioni.
Fonte: Benvenuti in Italia
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*Sociologo, ricercatore e giornalista. Nel dicembre 2018 è stato insignito da Sergio Mattarella del titolo di di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, per il suo impegno in difesa della legalità, grazie alla sua opera di contrasto al caporalato. Attraverso i suoi libri, articoli e ricerche ha ricostruito e raccontato la rete criminale dietro lo sfruttamento dei braccianti nei campi. Nel 2019 pubblica per Feltrinelli “Sotto padrone: uomini, donne e caporali nell’agromafia italiana”. È presidente del centro studi “Tempi moderni”, oltre che membro del comitato scientifico di Benvenuti in Italia. È tra gli autori del libro “La Repubblica d’Europa” a cura del collettivo ISAGOR.
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