A proposito della messa
Ho seguito per diverse domeniche in queste settimane la Santa Messa in streaming.
Fino al momento dell’omelia delle scritture e dunque fino a quando la celebrazione investe la parte della riflessione, è stato per me un bel modo di partecipare. Momento che si perde durante l’Eucarestia che è il punto su cui si cementa la nuova alleanza tra l’uomo e Dio, con la presenza reale di Gesù in mezzo a noi. Lì, inutile dirlo, la tecnologia non aiuta.
Dunque non sono un amante della Messa in streaming, e non la reputo la soluzione, anche se la Chiesa credo riconosca la validità della Messa ascoltata per radio e per tv per le persone malate o impossibilitate ad assistervi personalmente. E non possiamo noi oggi riconoscere questo nostro paese ancora come un paese in via di guarigione, in convalescenza, con possibilità di ricadere nella malattia se non ha comportamenti responsabili e dunque con la necessità di stare attento ai passi che compie, fidandosi dei medici?
Credo che siamo nel tempo ancora dell’attesa, della pazienza, e mentre alcune cose riaprono credo che sarebbe complicato gestire la partecipazione alla Messa anche domenicale in un numero contingentato.
Chi ci facciamo partecipare? E come, previa prenotazione e appuntamento?
E se non entriamo per appuntamento, le cose cambiano: l’ingresso a una chiesa dove si celebra una Messa e dunque che inizia a un certo orario, non è come mettersi in coda per entrare in un supermercato. In quel caso aspetti magari un’ora ma poi entri. Qui non sarebbe la stessa cosa.
E allora che facciamo, aumentiamo il numero delle Messe, come se fosse la replica di un film e non un momento di sacralità, per permettere a più persone di partecipare?
Oppure pensate alla riapertura della Messa celebrata ogni giorno. Chi sono i maggiori frequentatori se non gli anziani? Proprio le persone che dobbiamo più tutelare e ai quali chiediamo anche in questa fase due di restare a casa.
C’è un altro aspetto che credo dobbiamo considerare; che siamo un paese dove esiste la libertà di culto e dunque se viene garantita per noi la partecipazione alla Messa, deve essere garantito l’accesso alle celebrazioni il sabato nella sinagoga e il venerdì in una moschea, tanto per fare degli esempi.
Tutti sappiamo che in questo tempo, per la religione musulmana siamo in periodo di Ramadam, e la preghiera della comunità islamica è un momento importante, quasi quanto il digiuno giornaliero. Riaprire alla celebrazione della Messa per noi, vorrebbe dire permettere la preghiera del venerdì per i musulmani in un periodo particolarmente importante per loro e al sabato per gli ebrei. Tutti altri elementi di possibili sovraffollamenti.
Non esistiamo solo noi cattolici e dunque credo che le riflessioni fatte dal comitato tecnico – scientifico vadano in questa direzione, partendo dalla nostra Carta Costituzionale che prevede la libertà di culto di ciascuna persona. Se chiediamo un sacrificio ad altri, perchè non avere la forza di aspettare un pò ancora anche noi?
Sotto questo aspetto, reputo la posizione di Papa Francesco la più seria e pertinente.
La nostra vita di fede, come le altre componenti importanti della nostra esistenza, passa i suoi momenti di crisi, di lontananza, di cambiamento.
Credo sia anche un modo per riscoprire i sacramenti, che siamo onesti, anche noi cattolici in questi anni (e parto in primo luogo da me) abbiamo abbastanza screditato e ne abbiamo perso il senso e l’importanza.
L’attesa di poter celebrare nuovamente l’Eucarestia possiamo continuare a viverla ancora un pò come i discepoli di Emmaus, di cui abbiamo letto il Vangelo questa domenica. Possiamo chiedere a lui, come i discepoli di Emmaus, Signore resta con noi perchè si fa sera….
Anche loro vivevano momento di smarrimento, di riflessione, di dubbio, di domande, ma al tempo stesso di desiderio di Gesù, di quello che aveva detto e fatto e della sua promessa di non abbandonarci e di donarci lo Spirito Santo. Si perchè anche senza poter celebrare come comunità l’Eucarestia noi abbiamo lo Spirito di Dio che continua ad agire.
Possiamo scoprire ancora Dio nelle nostre case, nelle nostre letture e nei nostri silenzi, nelle nostre domande, possiamo fermarci in chiesa a pregare, magari potremmo contattare il nostro sacerdote per ricevere l’Eucarestia se ne sentiamo il bisogno nel silenzio e nella solitudine che oggi ci viene imposta. Possiamo viverlo nella nostra interiorità e nella solidarietà di cui c’è tanto bisogno nelle nostre comunità, in attesa di celebrare momenti di festa come quelli della Messa.
Pensiamo alla vita nelle comunità brasiliane o in Africa, dove i sacerdoti possono celebrare la Messa una volta al mese in ogni chiesa. Pensiamo che lì Dio sia meno presente e il suo spirito non agisca?
Poi torneremo a vivere la Messa e come i discepoli di Emmaus lo incontreremo nuovamente nell’Eucarestia e lo riconosceremo allo spezzar del pane; il nostro cuore si scalderà e faremo festa….
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