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Giustizia per Daphne

Corinne Vella il . Giustizia, Informazione

daphneEra un normale giorno lavorativo prima che tutto accadesse. Il mio telefono ha squillato e ho visto che era mio nipote. Quando ho risposto mi ha detto soltanto: “Devi venire adesso, c’è stata una bomba!“.

Daphne Caruana Galizia era mia sorella. Amava i libri, l’arte, amava le cose belle. È diventata molto velocemente una giornalista. Usava il suo vero nome, di solito le persone come lei non lo fanno. Lei diceva di non avere paura. Ha rilasciato un’intervista 10 giorni prima di morire e ha parlato onestamente perché non pensava venisse pubblicata.

Diceva che ogni mattina si alzava con l’ansia di cosa le sarebbe successo in futuro, riferito alle indagini che stava seguendo. Lei non lavorava in un ambiente normale.

Per anni Daphne ha subìto numerose minacce e intimidazioni. Più volte le hanno ucciso i cani, la prima volta quando i suoi bambini erano piccoli. Hanno dato fuoco alla sua casa due volte. Il secondo attacco è stato orribile perché progettato per ucciderla; la famiglia era in casa, dormivano.

E, alla fine, è stata uccisa. Il mio telefono ha squillato. Non ho chiesto quando è stato e lei dove fosse, non ho chiesto niente, ho preso le chiavi e sono corsa. Sono arrivata in 10 minuti. Là mi hanno bloccata perché la strada era chiusa. Stavano ancora spegnendo il fuoco.

I due processi possono solo stabilire gli autori materiali del crimine, non indagheranno su come lo stato abbia fallito nel proteggere Daphne.

L’attenzione dei media, il sostegno delle Ong, la pressione dei paesi stranieri e le organizzazioni internazionali, tutti possono aiutare, perché alla fine non riguarda solo il caso di Daphne ma di come lo stato dovrebbe agire correttamente.

I fatti
Il 16 ottobre 2017, Daphne Caruana Galizia, nota giornalista investigativa maltese, moriva nell’esplosione della sua automobile a Bidnija.

Lavorava dal 1987 al Times of Malta e gestiva il blog Running Commentary, sul quale denunciava casi di presunta corruzione. Aveva seguito l’inchiesta sui MaltaFiles ed era stata la prima a denunciare il coinvolgimento dei politici maltesi Konrad Mizzi e Keith Schembri nei traffici dei Panama Papers.

A fine 2017 tre uomini sono stati accusati come esecutori materiali dell’omicidio ma l’inchiesta sui mandanti è ancora in corso e ha portato a una crisi nel governo maltese, con le dimissioni di alcuni politici.

A novembre Yorgen Fenech, imprenditore maltese collegato alla politica, è stato accusato di aver organizzato e finanziato l’omicidio.

A dicembre è stato emesso un mandato d’arresto emesso per il capo della segreteria del primo ministro, Keith Schembri e anche il primo ministro Muscat è stato costretto a dimettersi per il suo coinvolgimento nel caso.

Fonte: Amnesty International/Italia

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