A Palermo memoria e impegno nel nome di Giuseppe D’Angelo, vittima innocente delle mafie
Scambiato per un boss della mafia e ucciso. Accadde a Palermo, nel quartiere di Sferracavallo, il 22 agosto del 2006. Un uomo in motocicletta uccise a colpi di pistola Giuseppe D’Angelo, sessantatre anni, pensionato, ex titolare di un bar. L’omicidio di quell’uomo, assassinato nel territorio del boss Salvatore Lo Piccolo, fece subito pensare ad un regolamento di conti o ad un segnale preciso che gli avversari interni a Cosa nostra avevano voluto mandare al boss padrone di casa. Ma poco dopo fu subito evidente agli investigatori lo scambio di persona, poiché Giuseppe D’Angelo con Cosa nostra non aveva mai avuto contatti e non ne faceva parte. L’unica sua colpa fu assomigliare molto al capomafia Bartolomeo Spatola. Nel marzo del 2010, sono stati condannati all’ergastolo, per l’omicidio D’Angelo, Gaspare Di Maggio e i pentiti Francesco Briguglio e Gaspare Pulizzi. I presunti mandanti del delitto, Salvatore e Sandro Lo Piccolo, verranno giudicati, in seguito, in un altro procedimento. I famigliari della vittima si sono costituiti parte civile nel processo e a Palermo Giuseppe D’Angelo, Pino per gli amici, è stato ricordato oggi da cittadini e dai familiari. Il coordinamento di Libera a Palermo si è stretto vicino alle sorelle Caterina ed Enza e tutti i suoi familiari, cui il presidente di Libera, Don Luigi Ciotti ha scritto un messaggio.
“Giuseppe ci ha lasciato, vittima innocente della violenza mafiosa, una violenza così diffusa da colpire anche chi, come Giuseppe e tanti altri, si è trovato casualmente nel suo raggio d’azione – scrive Don Luigi Ciotti. Non è solo una tragica fatalità: è il risultato di un vuoto, prima che di legalità, di corresponsabilità, di impegno comune per costruire una società più giusta e rispettosa della dignità delle persone, dove le mafie e la corruzione non abbiano più spazio. Per questo per ricordare Giuseppe non bastano parole, per quanto sincere e generose. Occorre l’impegno, lo sforzo di colmare quei vuoti di responsabilità e rinsaldare quei legami senza cui una società si consegna all’egoismo e all’indifferenza, ingredienti della violenza”.”Questo impegno ci chiede Giuseppe, e quest’impegno credo sia anche il modo più rispettoso e vero per starvi vicino – conclude Ciotti – per condividere il vostro dolore, per risvegliare nei vostri cuori un principio di serenità e di speranza”.
Trackback dal tuo sito.