Altro colpo ai Marando: sequestri per 20 milioni Di euro
Dopo gli arresti eccellenti degli ultimi anni, che hanno decapitato la “famiglia” Marando, la Dia ha eseguito, due giorni fa, il sequestro di beni a loro riconducibili per il valore di 20 milioni di euro.
Importante cosca operante in Piemonte da anni, con base operativa a Volpiano, è stata colpita dal sequestro di beni a seguito dell’inchiesta Marcos conclusa nel 2009 dalla Procura di Torino. La richiesta di custodia cautelare in carcere fu spiccata nei confronti di 8 soggetti, per il reato di riciclaggio aggravato. Tra questi Domenico Marando, a capo del gruppo criminale dopo la scomparsa di suo fratello Pasquale probabilmente ucciso in un agguato nel 2002.
Domenico Marando ha un curriculum criminale di tutto rispetto: oggi è a Rebibbia, condannato in via definitiva per omicidio plurimo aggravato e per soppressione di cadavere, è stato arrestato nel corso dell’operazione Minotauro per svariati reati, tra cui quello di associazione di stampo mafioso. Un’attività che secondo la magistratura ha permesso alla famiglia, in stretto contatto con gruppi potentissimi della Calabria – tra cui gli Agresta, i Perre e i Barbaro – di costruire un vero e proprio impero fatto di terreni, ville, partecipazioni in società sparse tra Lombardia, Piemonte, Calabria e Lazio. Averi frutto del riciclaggio dei proventi derivanti dal narcotraffico. Denaro ripulito nell’edilizia e nell’economia, grazie ad un giro di intestazioni fittizie e con l’aiuto di teste di legno. Il tutto formalmente nelle mani di altri, ma di fatto nelle disponibilità della famiglia Marando. E’ Domenico che si interessa di “girare” ad insospettabili prestanome i possedimenti familiari perché preoccupato dagli arresti dei fratelli e delle possibili confische della magistratura. Così, dopo aver affidato la gestione del patrimonio al geometra Cosimo Salerno – anch’egli raggiunto dalla custodia cautelare in carcere dell’operazione Marcos – passa tutto nelle mani delle famiglie Tissone e Filardo.
Seppur dietro alle sbarre Domenico Marando non si era certo dimenticato della gestione del patrimonio. Grazie alla collaborazione di un’educatrice di Rebibbia, riusciva ad impartire ordini. Tra le persone citate nell’inchiesta anche un uomo di chiesa: padre Loi. Dalla collaborazione di Rocco Marando, fratello di Domenico, gli inquirenti sono venuti a conoscenza del rapporto di Pasquale – deceduto in un regolamento di conti – ed il prete di Falchera. A lui era stata ceduta la titolarità della Green Farm, nel 2001, società poi passata nelle mani di un altro soggetto, per la magistratura un prestanome del gruppo criminale con sede a Volpiano e sottoposta quindi a sequestro. Da anni a Volpiano, il gruppo dei Marando, guidato prima da Pasquale e poi da Domenico – ha investito molto del denaro frutto delle attività illecite nel paese alle porte di Torino. Beni intestati ai famigliari e a società immobiliari. Ma i proprietari non possono dimostrare di potersi permettere un simile patrimonio immobiliare, visto il reddito percepito. Per la procura è frutto di attività illecite e deve essere sottoposto a sequestro preventivo.
Le indagini condotte dalla Dia ed il sequestro preventivo hanno raggiunto un importante obiettivo: colpire la forza economica e finanziaria della criminalità organizzata.
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