Libera: «Bene rinvio e stralcio, ma serve rivedere l’intero testo»
Il Governo frena sul “Codice antimafia”, presentato in queste settimane, con l’obiettivo di raccogliere e armonizzare tutta la legislazione esistente in materia. Il testo – come avevano denunciato magistrati e associazioni, presenta lacune e omissioni: dalla battaglia al riciclaggio, ai beni confiscati, dai testimoni di giustizia, alla costituzione parte civile nei processi antiracket e usura. Dopo il documento redatto, fra gli altri, da Libera, Il Centro studi Pio La Torre, Avviso pubblico e le osservazioni, in primis del procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, qualcosa è accaduto. Il Governo ha deciso di stralciare il libro I del testo e di rinviare il resto dei lavori a settembre. Uno stop che evita «un passo indietro nella lotta alle mafie» – dichiara Davide Pati, dell’Ufficio di presidenza di Libera. «Abbiamo giudicato positiva l’apertura delle Commissioni giustizia e antimafia che hanno accolto le nostre osservazioni al testo in approvazione – afferma Pati. Sebbene i tempi fossero molto stretti hanno dato un segnale importante di apertura e messo le basi per evitare l’approvazione del testo così com’era».
La rete di associazioni di Libera aveva posto all’attenzione del Governo ben 41 osservazioni. Essenziali per non svuotare la normativa vigente e non perdere l’occasione di rafforzarla. Dei punti contenuti in un documento dettagliato (già pubblicato sul portale di Libera Informazione) il Governo ha ritenuto: dieci non in linea con la legge delega del Parlamento e 20 “non condivisibili” «Aver effettuato uno stralcio del libro I – continua Davide Pati – è un buon segnale ma rimangono ancora molti punti interrogativi su tutto il resto». Fra le altre, Libera chiede norme anticorruzione, antiriciclaggio e contro l’autoriciclaggio, strumento sempre più diffuso per ripulire capitali dei clan. Colpire al cuore finanziario le mafie senza dimenticare i delicati aspetti processuali che riguardano i familiari delle vittime delle mafie, la scommessa vincente del riutilizzo sociale dei beni confiscati ai boss. Infine, una riscrittura del 416ter per rompere il legame mafia-politica.
Il testo attuale, infatti, mantiene lo scambio “voti – soldi” come condizione per punire questo reato «ma – commenta Pati – le mafie offrono favori di vario tipo in cambio di sostegno elettorale. Serve spezzare questo connubio». Tutto quello che al momento può essere detto sul codice, ci ricorda Pati, è legato alle comunicazioni istituzionali. «Non arretriamo sui punti che sono fondamentali – conclude Pati – e che proporremo dopo la pausa estiva. Per quello che al momento è, nè più, nè meno, un codice delle misure di prevenzione e della documentazione antimafia migliorato su alcuni punti ma ancora da integrare con altre norme, prima della pubblicazione in Gazzetta ufficiale». L’appuntamento, dunque, è alla ripresa dell’attività parlamentare, mentre già pendono sugli aspetti penali del contrasto alle mafie, anche altri provvedimenti. Come quello del cosiddetto “processo lungo”: approvato con il voto di fiducia imposto dal Governo con 160 sì e 139 no in Senato, il testo torna alla Camera dove verrà calendarizzato a settembre per poi essere discusso e votato a ottobre, Ma al testo sono state aggiunte due norme favorevoli alla difesa, anche nei processi di mafia. Il testo, recita: «Le prove sono ammesse a richiesta di parte. L’ imputato, a mezzo del difensore, ha la facoltà davanti al giudice di interrogare o far interrogare le persone che rendono dichiarazioni a suo carico, di ottenere la convocazione e l’ interrogatorio di persone a sua difesa nelle stesse condizioni dell’ accusa e l’ acquisizione di ogni altro mezzo di prova in suo favore».
Inoltre, la pubblica accusa non potrà più contare sulle sentenze passate in giudicato di altri processi come prove acquisite. Il mensile “Famiglia Cristiana” in questi giorni ha titolato: «processo lungo, la mafia ringrazia». Un grido d’allarme caduto nel silenzio
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