Anno Zero, dunque, se ne va ed è una pessima notizia per milioni di italiani che seguivano ogni settimana una delle pochissime trasmissioni di approfondimento giornalistico del Servizio Pubblico dopo la campagna repressiva di Silvio Berlusconi contro i pochissimi spazi critici di una Rai già occupata militarmente. Stretto all’interno dell’azienda, dove era stato reintegrato dalle sentenze del giudice dopo l’allontanamento seguito all’editto bulgaro di Berlusconi, mal tollerato nella sua stessa Rete, attaccato sistematicamente dall’impero mediatico guidato dal Cavaliere, che era arrivato con le note telefonate intimidatorie all’Autorithy a chiederne la chiusura, Michele Santoro aveva risposto sul piano della professionalità, del coraggio nella scelta dei contenuti, della capacità di unire coraggiose inchieste e uno studio vivace, dialettico, forte delle acuminate presenze di Marco Travaglio e di Vauro, ma aperto anche ai mastini berlusconiani, come Belpietro, Porro e soprattutto Ghedini.
Ne era venuto un crescente consenso degli spettatori e di quella parte del Paese che non accetta la linea appiattita e servile del TG 1 come parametro di una televisione evasiva e consumistica, che sostituisce alla realtà la propaganda di regime e la omogeneizzazione del mercato. Ed anche grandi ascolti, oltre il 20 % in una Rete 2 che ne ha davvero bisogno e buoni introiti pubblicitari per una Rai assediata dal predominio di Mediaset a cavallo fra l’analogico e il digitale e dalla centralità di Sky sul satellite. Ed è dalla trincea di Anno Zero che Santoro era riuscito a lanciare una controffensiva infrangendo da Bologna l’assurdo vuoto imposto dal Governo prima delle elezioni, costruendo “per una notte” uno straordinario evento mediatico in rete, collegando milioni di spettatori in un inedito schieramento multimediale di TV satellitari, emittenti locali, social network, siti alternativi.
Poi la notiziabomba dell’accordo in vista fra lo stesso Santoro e il Direttore Generale Masi, avallato dal CDA, un futuro non definito da collaboratore con annesse notizie non dettagliate di compensi milionari. Di qui interrogativi sulla stampa, scalpore, polemiche anche avvelenate, come l’accenno di Bruno Vespa alla “persecuzione che rende bene”, la delusione di tanti spettatori. Giovedì, aprendo Anno Zero, la prevedibile risposta di Santoro. Per quasi 20 minuti (un tempo spropositato in TV e in una rubrica d’attualità) ha espresso con passione che rasentava il furore le sue ragioni, aprendo il fuoco su tutti, sulla Rai, sui consiglieri del PD e sul presidente della commissione di Vigilanza Zavoli, che non lo hanno difeso né capito, sui giornali a partire da “La Repubblica”, su Vespa che dà lezioni di morale mentre viene pagato “come un Premio Oscar” per fare un “programma in crisi”…
Un fiume in piena, che ha infine posto in modo alquanto ermetico il quesito se restare alla Rai e proseguire anche con Anno Zero o andarsene per tentare nuove strade televisive o multimediali. Una domanda non chiara nel destinatario: è il PD e in questo caso a quale titolo? E’ il Direttore Generale Masi, peraltro mai attaccato né nominato in questa arringa? Ora, al di là del merito del problema che rimane centrale, se cioè rimarrà in piedi Anno Zero o qualcosa di corrispondente o se in fondo, con la sua cancellazione, l’avrà ancora una volta vinta il diktat di Berlusconi, si pongono questioni di stile e di merito sulla sortita di Michele Santoro. Non è accettabile che uno spazio televisivo di quella portata sia dedicato a una polemica personale, sia pure di grande interesse, come se la rubrica fosse un blog autoriale e non una parte del Servizio Pubblico, i cui spettatori inoltre potrebbero pensarla in modo vario. Né è giustificabile una polemica così dura e personalizzata con interlocutori che non hanno evidentemente un eguale diritto, né opportunità di replica alla pari.
In due minuti e non in venti, potevano essere serenamente esposti tutti gli argomenti in questione, se la sintesi come la lucidità d’analisi è una essenziale caratteristica della buona comunicazione. Possiamo scommettere, ad esempio, che Vespa risponderà a sua volta a Porta a Porta, come in una sorta di rissa da osteria televisiva… Né comprendiamo perché debba essere portato in TV un confronto di natura politica, che ha certo alcune valide ragioni, ma che può e deve trovare altre sedi per esprimersi. E’ ben vero che è la luna il vero oggetto d’attenzione quando un dito la indica, ma se il dito viene anche spostato fino a configgersi negli occhi di chi guarda, è più difficile concentrarsi solo sulla luna…Ribadiamo che ciò che realmente conta è’ il destino di quello che resta di una essenziale e preziosa informazione d’approfondimento, ma a maggior ragione un grande professionista della televisione deve farsene carico senza farsi prendere la mano da reazioni personali, egocentrismi, pulsioni protagonistiche, tentazioni da capopopolo.
Michele Santoro lo deve proprio al pubblico di Anno Zero, così faticosamente conquistato, ma anche a se stesso e al ruolo costituzionale dell’informazione, oggi duramente contrastato dal potere. Anche in questa vicenda resta infine il sapore amaro di una Rai davvero allo sbando, occupata, preda di improprie pressioni del potere e del sempiterno conflitto d’interessi che pesa sul Paese e ne condiziona il futuro.