Da Savignano per la libertà di stampa
In occasione della assemblea di Libera organizzata a Savignano sul Panaro (Modena), le proposte in difesa della libertà di stampa nel documento redatto dalla fondazione Libera Informazione. L’atto, stilato dal presidente Roberto Morrione, è stato approvato dall’assemblea durante la giornata conclusiva dei lavori.
E’ in atto contro l’informazione un
attacco senza precedenti che minaccia la libertà di stampa, pilastro
della democrazia sancito dall’articolo 21 della Costituzione e di
conseguenza il diritto dei cittadini a conoscere e approfondire tutti
i problemi della realtà.
Il disegno di legge sulle
intercettazioni predisposto dal governo, oltre ad ostacolare
gravemente e vanificare il lavoro dei magistrati inquirenti,
imporrebbe un pesante silenzio per lunghi periodi su rilevanti
vicende giudiziarie, minacciando i giornalisti e gli editori con
misure repressive di ordine economico e penale inconcepibili in
qualsiasi paese democratico.
Di particolare gravità sarebbe
l’applicazione di queste norme sul terreno del contrasto alle
mafie, di cui le intercettazioni rappresentano da tempo un importante
e normale strumento operativo, all’interno di una complessiva
attività istruttoria.
Libera rifiuta questa impostazione e la
respinge, sottolineando che l’esigenza di una corretta
regolamentazione nella pubblicazione delle intercettazioni, per
evitare da parte della stampa gratuiti sensazionalismi e a volte vere
campagne a comando che nulla hanno a che fare con le indagini
giudiziarie, non può intaccare il diritto-dovere di informare
l’opinione pubblica sulle tante vicende di scandali, illegalità, corruzione,
malaffare e anche gravi e odiosi reati contro le persone e la
sicurezza dei cittadini.
Unendosi alla protesta delle
organizzazioni nazionali e internazionali dei giornalisti, alla FNSI.
ad Articolo 21, a quanti testimoniano la volontà di non venir meno
al proprio dovere professionale in difesa dell’autonomia e della
libertà di stampa, Libera Informazione si adopererà in ogni modo
per tenere aperto questo spazio vitale della democrazia e dei diritti
dei cittadini, respingendo intimidazioni e un uso anticostituzionale,
sopraffattorio e autoritario del potere. Noi continueremo a
pubblicare e a dare correttamente notizia dei contenuti delle
intercettazioni, nel rispetto del segreto istruttorio e dell’impegno
degli inquirenti.
Libera ribadisce altresì con fermezza
la centralità che il campo dell’informazione assume per superare
il muro dei silenzi, della discontinuità e dell’indifferenza che
favorisce il rapido estendersi del sistema criminale e della sua
immersione nell’economia legale, attraverso il voto di scambio, la
corruzione, le crescenti complicità e contiguità politiche,
amministrative, imprenditoriali, professionali, nei territori a forte
presenza mafiosa e a livello nazionale e internazionale. Libera
Informazione denuncia a questo riguardo i grandi e piccoli conflitti
d’interesse di editori che soprattutto nel Meridione sono in realtà
membri di veri comitati d’affari e si impegna a non lasciare soli,
fra rischi e condizionamenti, i cronisti e quanti si espongono in
prima linea contro il sistema degli interessi mafiosi e delle sue
complicità.
In questo impegno assume un’importanza
centrale la richiesta di profondo cambiamento nelle scelte editoriali
e nella programmazione dei palinsesti del servizio pubblico
radiotelevisivo, per fermare l’attuale deriva consumistica,
pericolosamente priva in generale di reale qualità informativa,
sociale e culturale, per aprire invece la Rai ai problemi e alla
realtà del Paese e del mondo, dando adeguati spazi e risorse
all’inchiesta, all’approfondimento dei temi civili, del lavoro,
della legalità e delle regole sancite dalla Costituzione, della
pace, dei diritti dei popoli, dell’ambiente e dello stato del
pianeta.
Libera partecipa con le sue
organizzazioni al movimento e alle richieste delle associazioni e dei
gruppi che fanno parte della Tavola della Pace e che il 22 Ottobre
daranno vita a una grande manifestazione nazionale alla Rai di Viale
Mazzini a Roma, nell’ambito della necessità di radicale riforma e
d’indipendenza del servizio pubblico, finanziato con il canone da
tutti gli italiani, per troppo tempo disattesa dal Parlamento e dai
governi della Repubblica.
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