A Catania “La Repubblica” entra in vigore
Il 10 Novembre nell’auditorium del Monastero dei Benedettini, sede della facoltà universitaria di Lingue, Libera Informazione ha potuto pagare un suo debito della memoria con i catanesi.
Il 10 Novembre nell’auditorium del Monastero dei Benedettini, sede della facoltà universitaria di Lingue, Libera Informazione ha potuto pagare un suo debito della memoria con i catanesi.
Nella presentazione del libro di Antonio Roccuzzo la denuncia dei mali della nostra città e un ragionamento su ciò che la divide e ciò che la unisce ad altre realtà italiane.
Il ddl sulle intercettazioni, “anche se esclude le indagini di mafia, le limita indirettamente”.
Beni del valore complessivo di circa 10 milioni di euro sono stati confiscati dai carabinieri su disposizione del Tribunale di Palermo a Simone Castello, 60 anni, imprenditore di Villabate, ritenuto tra i favoreggiatori di Bernardo Provenzano con un ruolo nel recapito dei “pizzini” del capomafia e nel riciclaggio di denaro per conto di Cosa Nostra.
La presentazione dell’ultimo libro: “L’Italia a pezzi” del giornalista Antonio Roccuzzo, nell’auditorium del monastero dei Benedettini di Catania, è l’occasione per una interessante analisi su Catania e altre città italiane.
Tutto ha tratto origine da un semplice allontanamento, verificatosi l’11 Dicembre del 2003, quello dell’imprenditore gelese, Salvatore Tomasi: nulla di particolarmente allarmante in una città, però, diversa da Gela e se lo scomparso non avesse operato, prima di assumere la decisione di non dare più notizia di sé ad alcuno, nel settore dell’edilizia.
La Guardia di Finanza lo indica come il “cassiere” della cosca mafiosa di San Lorenzo, nonché referente nel settore degli appalti e del commercio nella zona controllata dai boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo.