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Le manovre torbide intorno all’anarchia

Gian Carlo Caselli il . Criminalità, Diritti, Giustizia, Società

In base a quanto risulta dagli atti investigativo-giudiziari, dagli studi di qualche specialista e dalle inchieste giornalistiche (comprese alcune interviste di protagonisti diretti) la galassia anarchica insurrezionale e “informale” comprende almeno quattro aree: quella classica o tradizionalista (il suo esponente più noto è il catanese Alberto Maria Bonanno); quella sociale o cittadina, che talora e per certi profili si mescola a frange antagoniste dei Centri sociali; quella ambientalista che a suo modo lotta per le questioni legate al clima; quella che ha una sua sigla, FAI-FRI, acronimo per Federazione anarchica informale – Fronte rivoluzionario internazionale.

Alfredo Cospito (di cui tutti i media stanno parlano) appartiene a questa quarta area. Egli è detenuto nel carcere di Sassari per la “gambizzazione” di un dirigente della Ansaldo Nucleare di Genova, per associazione terroristica, per una serie di attentati commessi a Torino e altrove e per l’esplosione di due ordigni temporizzati – davanti alla Scuola Allievi Carabinieri di Fossano (l’entità della pena per questo ultimo reato dipende anche da un ricorso pendente avanti alla Corte Costituzionale).

A lungo le quattro aree della galassia hanno avuto rapporti conflittuali, nel senso che soltanto la FAI-FRI ammetteva attentati contro persone oltre che cose e teorizzava la necessità di rivendicare le azioni compiute con logo e nome. Le altre aree invece praticavano soltanto attentati anonimi contro cose, avendo cura in particolare di non coinvolgere persone estranee agli obiettivi delle varie azioni. Dopo un’inchiesta denominata “Scripta manent” sembra essersi instaurata la tendenza ad una specie di “ecumenizzazione” della galassia anarchica, cercando di indirizzare tutte le aree verso un obiettivo comune, il “dominio” economico del capitale, lasciando alla “sensibilità” delle singole aree  i  modi e le forme di azione.

In questi giorni si assiste ad un una nuova, violenta fase. Alfredo Cospito da oltre 100 giorni sta attuando uno sciopero della fame che (dicono i medici) lo ha pesantemente debilitato. Scopo del detenuto è ottenere la revoca del 41 bis cui è sottoposto, cioè del trattamento di speciale rigore che l’ordinamento penitenziario consente di applicare ai detenuti ritenuti particolarmente pericolosi, come ad esempio terroristi e mafiosi. Il 41 bis era stato applicato al Cospito motivandolo con la necessità di  impedire comunicazioni con i compagni anarchici mediante riviste di settore.

A sostegno della richiesta di Cospito si è scatenata la bagarre: sit in e “accese” manifestazioni di piazza in varie città italiane con qualche lancio di bottiglie molotov; una busta con proiettile inviata al quotidiano “Il Tirreno”; attentati contro i consolati italiani di Berlino e Barcellona, sulla scia di quello ateniese del 2 dicembre. Attaccare le rappresentanze diplomatiche all’estero non è proprio un attacco al “cuore dello stato” ma gli si avvicina. Ed è un piatto sporco in cui possono mettere le mani in molti, animati anche dai propositi più diversi. Che con la vicenda di Cospito, magari, possono anche non avere nulla a che vedere, e anzi possono persino risultare controproducenti nei margini già strettissimi  che si sono determinati.

Fonte: La Stampa, 30/01/2023

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