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“Grazie a fratel Biagio, testimone di Dio nella città degli uomini”

Alessandra Zaffiro il . Chiesa, Diritti, Memoria, Sicilia

Il dolore dell’arcivescovo di Palermo, Lorefice e del cardinale arcivescovo emerito, De Giorgi per la morte del missionario laico. Il cordoglio del presidente Mattarella: “Fu punto di riferimento per chi crede nei valori della solidarietà e della dignità della persona”.

Questa mattina Palermo si è svegliata più povera dei poveri di fratel Biagio, il missionario laico fondatore nel 1993 della Missione Speranza e Carità destinata all’accoglienza dei più deboli, dei migranti, degli ultimi di ogni nazionalità e religione, che si è spento oggi dopo una lunga malattia. Palermo si è svegliata con un dolore sordo nel cuore e il frastuono dei sentimenti in tumulto tra la difficile rassegnazione e l’accettazione della perdita di chi, con il suo grande cuore generoso, i suoi occhi azzurri, il suo sorriso, ma anche con appelli e digiuni, negli anni ha motivato chi lo ha incontrato affinché si facesse qualcosa di più per i meno fortunati.

Lorefice: l’eredità di Biagio è ripartire dall’essenziale

“L’opera di fratel Biagio, incoraggiata e confermata dalla visita di Papa Francesco, manifesta il volto della Chiesa povera e dei poveri”. Così si legge nella nota dell’arcidiocesi di Palermo, affranta dalla perdita. In tanti, tantissimi, nei giorni scorsi avevano raggiunto la Missione in via Decollati per far visita al missionario laico, anche solo per essere vicino e sostare in preghiera davanti alla porta della sua stanza, riuscire ad accarezzargli la mano mentre era disteso a letto, con gli occhi chiusi, debole ma ancora presente, come quando con voce affaticata ha detto: “Uniti per costruire un mondo migliore, è dura ma ce la faremo perché il mondo ne ha tanto bisogno”.

“Il sogno di Biagio – dichiara l’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, da sempre vicino al missionario laico – era di una città che non perde il suo vero tesoro. Biagio non pensava a una città senza Dio perché se c’è Dio si riparte dai più piccoli e si resta piccoli. E oggi abbiamo bisogno di questo, di una piccolezza che riesce ad abbracciare tutti”. È quindi questo il messaggio che Conte lascia alla città e alla Chiesa, spiega Lorefice, nel ricordare le grandi opere sociali da lui compiute, la sua fede in Dio, e le forti parole spesso pronunciate: “‘Ma come fa una città senza Dio?’, e non perché era un clericale o perché era un medievale, come spesso lui diceva, ma perché lui capiva che noi serviamo Dio”. “Non solo non abbiamo nulla da perdere – conclude l’arcivescovo di Palermo – ma se c’è Dio invece ripartiamo dalle cose essenziali e siamo più fraterni e c’è più giustizia e c’è più pace nella città degli uomini. Questo è l’augurio più bello che io vi faccio ed è l’eredità che dobbiamo cogliere della testimonianza di Biagio”.

Ascolta la dichiarazione di monsignor Corrado Lorefice

Il cordoglio delle istituzioni

Tante le testimonianze di cordoglio di autorità, politici, sindacati. Lutto cittadino è stato proclamato dal sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, mentre dolore esprime il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che definisce fratel Biagio “punto di riferimento, non soltanto a Palermo, per chi crede nei valori della solidarietà e della dignità della persona, che ha testimoniato concretamente, in maniera coinvolgente ed eroica”.

Per Mattarella “il rimpianto e la riconoscenza nei confronti di Biagio Conte vanno espressi consolidando e sviluppando anche in futuro le sue iniziative affinché il ricordo della sua figura sia concreto e reale, così come è stato il suo esempio”.

“La Chiesa di Sicilia – dichiara monsignor Antonino Raspanti, presidente della Conferenza episcopale siciliana e vescovo di Acireale – piange la sua scomparsa, ma è edificata dalla sua vita operosa e concreta donata agli ultimi e ai dimenticati. Ha vissuto il suo carisma di discepolo della carità alla sequela di Cristo, centro della sua esistenza e missione”.

Il ricordo del cardinale De Giorgi

“San Francesco di Palermo”, così il cardinale Salvatore De Giorgi, arcivescovo emerito del capoluogo siciliano, descrive fratel Biagio Conte, come a lui è apparso sin dal primo incontro in Cattedrale, durante il suo servizio episcopale. Era il 25 maggio del 1996, “e tra i primi miei impegni pastorali fu quello di rendermi conto di quanto Dio operava per mezzo di lui in via Decollati, trasformando ruderi abbandonati in una dignitosa villetta di accoglienza di quanti distrutti nella loro dignità dall’alcool e dalla droga, erano soli e rifiutati dalla società, dei poveri senza cibo e senza casa, dei sempre più numerosi migranti di ogni razza, cultura e religione”.

“Mi resi conto che Biagio – prosegue il porporato – era per la Chiesa di Palermo un segno profetico dato dal Signore per essere più operosa e concreta nel privilegiare e aiutare gli ultimi, i suoi prediletti”. Biagio Conte, prosegue De Giorgi, “ha fatto suo quanto il grande Papa Francesco non si stanca di suggerire nel comportamento con gli immigrati: accoglierli, accompagnarli, promuoverli, integrarli”. Palermo, conclude il cardinale De Giorgi, “ha perduto certamente in terra un grande profeta e operatore nella Missione di Speranza e Carità, ma ora ha nel cielo un intercessore con Cristo per una sempre più viva consapevolezza di progredire camminando con i poveri e operando a favore dei poveri”.

Fonte: Vatican News

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