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L’autonomia differenziata e il discorso di Mattarella

Rossella Guadagnini il . Dai territori, Diritti, Istituzioni, Politica, Società

Dal discorso presidenziale del 31 dicembre scorso si intravede in filigrana quale sia il pensiero e la disposizione del Presidente Sergio Mattarella, a un anno dall’inizio del suo secondo mandato, a proposito di uno dei prossimi, importantissimi, nodi istituzionali dell’attuale Repubblica: l’autonomia differenziata.

Dal discorso presidenziale del 31 dicembre scorso si intravede in filigrana quale sia il pensiero e la disposizione del Presidente Sergio Mattarella, a un anno dall’inizio del suo secondo mandato, a proposito di uno dei prossimi, importantissimi, nodi istituzionali dell’attuale Repubblica. Ci riferiamo alla bozza del disegno di legge Calderoli sull’Autonomia Differenziata, che sta registrando, da un lato, il consenso dei leghisti e di gran parte della destra, dall’altro l’opposizione di svariate formazioni politiche, associazioni sindacali e civili, movimenti trasversali a sinistra e non solo.

Un orientamento esplicito fin da principio, quello del Capo dello Stato in materia, sottolineato anche dal titolo scelto per il suo messaggio “La Repubblica siamo tutti noi. Insieme”, che viene approfondito nella parte centrale del testo di fine anno, riecheggiando una frase simile pronunciata da Piero Calamandrei “La Repubblica siamo noi”. Il Presidente vi aggiunge come rafforzativo un “tutti”, intendendo rivolgersi – è facile immaginarlo – a noi cittadine e cittadini. Se poi ancora non bastasse, ecco che alla frase iniziale se ne lega subito dopo una seconda, brevissima, che contiene soltanto un avverbio: “Insieme”, avverbio di modo che risponde alla domanda come? Non divisi, non separati, ma insieme. Termina il periodo il segno di interpunzione più definitivo, il punto, a significare quanto questo avverbio sia ponderato, studiato e soppesato.

Sembra proprio voler affermare che gli italiani non vanno divisi e separati, ma uniti: la Repubblica siamo noi tutti, insieme. Guardate chi forma il Paese: le persone, i cittadini uomini e donne che ne fanno parte e ne sono la sostanza. La Repubblica non sono solo istituzioni, leggi, forme astratte della convivenza civile, ma le persone da qualsiasi parte d’Italia provengano e in qualsiasi parte vivano. Il segnale che Mattarella ha voluto esprimere, a inizio d’anno, appare molto chiaro e va in una direzione che non è quella del progetto dell’Autonomia Differenziata. Perché non c’è nulla da differenziare nell’Italia di oggi: c’è semmai parecchio da unire, molto da condividere, moltissimo da consolidare.

Ed ecco come arriva la conferma di questa riflessione nelle parole presidenziali: “Le differenze legate a fattori sociali, economici, organizzativi, sanitari tra i diversi territori del nostro Paese – tra Nord e Meridione, per le isole minori, per le zone interne – creano ingiustizie, feriscono il diritto all’uguaglianza”. Unità prima di tutto e uguaglianza, dunque. In nome di cosa si invoca questa uguaglianza? “Ci guida ancora la Costituzione – continua Mattarella – laddove prescrive che la Repubblica deve rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che ledono i diritti delle persone, la loro piena realizzazione. Senza distinzioni”. Nel segno della nostra Carta, insomma, una bussola che ci indica il cammino. >

La Carta è diretta ai cittadini – sottolinea quindi Mattarella – per spiegare loro la forma dello Stato, com’è fatto “nelle sue articolazioni, le Regioni, i Comuni, le Province. Le istituzioni, il Governo, il Parlamento. Le donne e gli uomini che lavorano nella pubblica amministrazione. I corpi intermedi, le associazioni. La vitalità del terzo settore, la generosità del volontariato”. Sono questi soggetti politici e civili che formano lo Stato, i suoi snodi e raccordi. Mattarella insiste a elencarli con puntualità, precisandoli uno ad uno, non trascurando neppure attraverso quali fattori verrebbe a incidere profondamente un progetto di differenziazione regionale: sono fattori “sociali, economici, organizzativi e sanitari” che attengono perciò all’intera vita degli italiani. >

È uno dei punti cruciali del discorso presidenziale, il nodo saliente che delinea la forma della Repubblica e del suo vertice. Non una formula accentratrice, come sarebbe quella presidenziale voluta e acclamata dalla destra, ma la forma della Repubblica parlamentare, suddivisa nei tre poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario) che converge nella figura del Presidente.

Il Capo dello Stato è, del resto, il principale Garante della Costituzione, colui al quale – in primis – corre l’obbligo di rispettarla e difenderla, salvaguardando proprio l’unità di quella Repubblica descritta come una e indivisibile.

Fonte: Micromega, 06/01/2023


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