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Ue, altro che Qatargate: nel 2023 potrebbe arrivare una tempesta perfetta

Davide Mattiello il . Corruzione, Diritti, Istituzioni, Politica, Salute, Società

Pare che i terremoti non siano prevedibili, ma ci sono (purtroppo!) buone ragioni per prepararsi al peggio. L’epicentro del prossimo sisma rischia di essere nuovamente Bruxelles, a tremare ancora i palazzi delle Istituzioni europee e questa volta potrebbe non bastare l’intera scala Mercalli per misurarne l’intensità.

Cosa c’è infatti di più importante nella storia recente europea del Covid? Qualcuno potrebbe obiettare: la guerra! Che abbia pazienza, perché ci arriverò nelle conclusioni di questa riflessione.

Cosa ci sarebbe di più grave e destabilizzante che scoprire che la gestione dell’emergenza pandemica sia stata effettivamente condizionata dall’incrocio illecito tra interessi privati (quelli delle multinazionali farmaceutiche, in questo caso) e potere pubblico? Altro che Qatargate!

Il 18 ottobre 2022, l’Ansa batteva una agenzia: la Eppo conferma di avere una indagine in corso sulla acquisizione dei vaccini Covid-19 in Ue. Bastava questo stringato comunicato per far infiammare nuovamente le polemiche sullo scambio di messaggi tra la presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen, e l’amministratore delegato della Pfizer, Albert Bourla. Dagli uffici della Commissione ci si affrettava a dichiarare che sull’argomento non erano arrivate comunicazioni di alcun tipo.

La polemica si “ri-accende” (sul finire del 2022 poco prima che esplodesse la “bomba Qatar”), perché la faccenda aveva già tenuto banco dopo che una denuncia era arrivata sul tavolo del Difensore Civico europeo, Emily O’Reilly.

Era l’inizio del 2022, precisamente il 28 gennaio, quando la O’Reilly esprimeva pubblicamente una severa censura sulla opacità del comportamento della Von der Leyen, definendo episodio di “cattiva amministrazione” il diniego della Commissione europea all’accesso ai messaggi di testo scambiati tra la presidente e l’amministratore delegato Pfizer Albert Bourla. Al “diniego” si era arrivati dopo che una giornalista aveva chiesto di poterli visionare, stante che di questi messaggi aveva dato notizia il New York Times già nell’aprile del 2021 (quindi nove mesi prima!).

Era infatti il 28 aprile del 2021 quando Martina Stevis-Gridneff scriveva sul Nyt: “How Europe Sealed a Pfizer Vaccine deal with texts and calls” articolo nel quale, senza per la verità alludere a comportamenti potenzialmente illeciti, raccontava della trattativa, approfondita e diretta, tra Von der Leyen e Bourla, una trattativa resa urgente dai dichiarati affanni di AstraZeneca, una trattativa che portava all’acquisto di una quantità ritenuta da alcuni osservatori esorbitante di dosi vaccinali, una trattativa i cui dettagli conclusivi verranno mantenuti riservati.

Da questo articolo sono passati ormai quasi due anni ed è verosimile che nel 2023 i nodi vengano al pettine (non soltanto questi e non soltanto a livello europeo). E forse qualche segnale di nervosismo è lecito coglierlo se non più tardi del 5 dicembre 2022 Bourla rifiutava, per la seconda volta, di comparire davanti alla Commissione Covid del Parlamento Europeo, quella presieduta dalla deputata belga Kathleen Van Brempt (S&D). Di lì a qualche giorno il Qatargate avrebbe sommerso ogni altra notizia e l’opinione pubblica europea avrebbe cominciato a familiarizzare con il sagace giudice istruttore belga, Michel Claise.

Con ogni probabilità il 2023 sarà un anno molto difficile per l’Unione Europea e se allo scoppiare del Qatargate Viktor Orban ha immediatamente proposto di abolire il Parlamento europeo, cosa succederà se una inchiesta di questa portata dovesse travolgere la seconda gamba dell’architettura europea e cioè la Commissione?

Ed eccoci alla guerra, quella scatenata da Putin invadendo l’Ucraina: quanto il prolungarsi del conflitto, con il suo inevitabile strascico di morte ed impoverimento, fiaccherà ulteriormente l’Unione europea? La febbre del riarmo, reso sapientemente necessario, quanta giustizia sociale spazzerà via (per non parlare dei danni ambientali)? Insomma una tempesta perfetta scatenata sulla Ue, con la complicità (anche inconsapevole) di funzionari e politici corrotti e infedeli. Così perfetta che verrebbe da pensare ad una qualche raffinatissima regia, se non si corresse il rischio di essere immediatamente iscritti nella schiatta dei “complottisti”, condannati al discredito e al dileggio. Qual è la posta in gioco? L’affossamento dell’Unione Europea.

Nel 2024 i cittadini europei saranno chiamati, salvo catastrofe, a votare per rinnovare il Parlamento europeo: c’è bisogno di prepararsi per tempo e per bene, perché sarà un giro di boa senza precedenti. Ci può ancora essere un futuro migliore, ma occorrono coraggio, visione e tenacia. Una rete vasta di organizzazioni europee da tempo sostiene che sia arrivato il momento di lanciare il cuore oltre l’ostacolo e fare del prossimo Parlamento europeo una vera Assemblea costituente con l’obiettivo di trasformare l’Unione Europea in una Repubblica Federale, fondata su uguali diritti ed uguali doveri. Una casa comune rispettosa delle differenze, ma capace di stare al mondo con una sua propria forza. L’alternativa la conosciamo e puzza di autoritarismo, guerra e corruzione.

Il Fatto Quotidiano, il blog di Davide Mattiello

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