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Carlo Casalegno 45 anni fa fu ucciso a Torino dalle Brigate Rosse

Grazia Pia Attolini * il . Criminalità, Informazione, Memoria, Piemonte

Scriveva per difendere la democrazia, dice il presidente dell’Ordine dei giornalisti del Piemonte. La storia del giornalista su Ossigeno-Cercavano la verità

45 anni fa fu ucciso a Torino il vicedirettore del quotidiano torinese La Stampa, il giornalista Carlo Casalegno. Rimase gravemente ferito il 16 novembre 1977 in un agguato delle Brigate Rosse. Morì il 29 novembre dopo una lunga agonia.

Il giorno dell’attentato si era trattenuto a lavorare in redazione più del solito e per questo aveva rinunciato a farsi accompagnare a casa dalla scorta del direttore Arrigo Levi, che si spostava con l’unica auto blindata a disposizione del giornale. Fu colpito con quattro colpi di pistola dai terroristi che gli tesero l’agguato nell’androne della sua abitazione.

Con i suoi editoriali, Casalegno si era schierato contro l’eversione terroristica e aveva esortato i cittadini a fare anche loro una scelta netta, isolando i brigatisti. Per questo aveva ricevuto numerose minacce e avvertimenti. Ma non si fece intimidire, prosegui nel suo lavoro. Chiedeva che le leggi in vigore fossero applicate «con risolutezza imparziale contro tutti i violenti e i loro complici, e per tutti i reati». Per questo fu ucciso dalle Brigate Rosse, come testimoniò il pentito Patrizio Peci: «Da tempo lo tenevamo d’occhio. Quando partì la campagna contro i giornalisti, il fronte di massa propose di ‘azzopparlo’».

La storia personale e professionale di Carlo Casalegno è ricostruita sul sito “Ossigeno – Cercavano la verità” giornalistiuccisi.it, dove si possono leggere anche l’iter processuale, i ricordi di chi l’ha conosciuto, una bibliografia dei suoi scritti e si possono sfogliare alcune fotografie concesse a Ossigeno dall’archivio de “La Stampa”. (leggi)

Chi era

Casalegno aveva cominciato a collaborare con La Stampa nel 1947, quando direttore del quotidiano era Filippo Burzio. Era stato partigiano: con Norberto Bobbio fu tra i fondatori del Partito d’Azione, e un collaboratore del giornale clandestino “Italia Libera”. Era stato anche professore di lettere all’Istituto Superiore Palli di Casale Monferrato. Aveva riportato quest’ultima esperienza al giornale nella correzione degli articoli, «piegando i vizi accademici alla chiarezza, cioè al rispetto del lettore», come ha raccontato ad Ossigeno il giornalista Alberto Sinigaglia, suo collega a La Stampa, l’ultimo col quale Casalegno parlò quel tragico 17 novembre 1977. «Le ultime ore in redazione -ha raccontato in un lungo ricordo pubblicato su giornalisticcisi.it – fanno capire che per lui su ogni cosa avevano la precedenza il lavoro e La Stampa».

Come viene ricordato

«Casalegno è un collega che ha pagato con la vita la difesa della democrazia denunciando l’assurdità della violenza terroristica. Per questo il suo ricordo è molto vivo nella memoria dei giornalisti piemontesi – dice a Ossigeno Stefano Tallia, presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte – Il suo insegnamento ci spinge a proseguire la professione con i medesimi valori e i medesimi ideali».

Il 12 dicembre, a partire dalle ore 17, l’associazione piemontesi a Roma “Famija Piemontèisa” ricorderà il giornalista nel corso di una iniziativa promossa in collaborazione con il Rotary Club Roma Nord Ovest e il sostegno dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte. Ne parleranno tra gli altri Carola Vai componente del CdA Casagit, e Alberto Sinigaglia. Prenotazioni presso la segreteria dell’associazione piemontese, al numero: 349.5487626

* Ossigeno per l’Informazione

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